Betti, Emilio
Giurista e filosofo italiano (Camerino 1890 - Camorciano 1968). Insegnò nelle univ. di Firenze, Milano e, dal 1948, Roma, dove fondò (1955) e diresse l’Istituto di teoria dell’interpretazione. Autore di studi su argomenti fondamentali di diritto romano e di diritto civile, processuale civile e internazionale privato, estese le sue riflessioni sul problema dell’interpretazione all’ermeneutica. B. aveva avvertito l’esigenza di legare l’interpretazione giuridica a una teoria generale dell’interpretazione costruita sui fondamenti dell’ermeneutica tradizionale, in aperta polemica con Heidegger. Nucleo della dottrina bettiana, come dispiegata nella Teoria generale dell’interpretazione (1955; 19902), sono i quattro canoni ermeneutici, la cui osservanza garantisce l’esito epistemologico dell’interpretazione. Essi si suddividono in due canoni attinenti all’oggetto (autonomia e immanenza del criterio ermeneutico, totalità e coerenza dell’apprezzamento ermeneutico) e in due canoni attinenti al soggetto (attualità dell’intendere, adeguazione dell’intendere). I quattro canoni, insieme, tracciano per B. il retto cammino interpretativo nella direzione comunque di una preminente concezione oggettivistica dell’interpretazione (Die Hermeneutik als allgemeine Methodik der Geisteswissenschaften (1962; trad. it. L’ermeneutica come metodica generale delle scienze dello spirito), contro l’impostazione di Gadamer in Wahrheit und Methode (1960; trad. it. Verità e metodo).