CELANO, Emilio
Nacque a Vasto (Chieti) il 4 ag. 1831 da Giuseppe, di nobile e ricca famiglia, e da Teresa De Thomasis anch'essa di illustri natali. L'ambiente della famiglia materna dovette esercitare una notevole influenza sulle idee e sulla formazione culturale del giovane C., essendo egli nipote del giurista Giuseppe De Thomasis, ministro nel governo costituzionale napoletano del 1820-21, e della di lui moglie Lucia dei marchesi Gomez-Paloma che a Napoli, in pieno regime borbonico, raccolse intorno a sé, nel proprio salotto, i più begli spiriti del tempo, come C. Troja e i fratelli Alessandro e Carlo Poerio.
Il C. visse a Vasto fino al 1850, anno in cui si recò a Napoli per compiere gli studi di giurisprudenza. Nell'ambiente universitario, ove soprattutto era viva l'insofferenza per il regime borbonico, si fece ben presto notare, insieme all'amico S. Spaventa, per le sue idee liberali, e fu solo grazie alla protezione della zia che lo nascose per qualche tempo presso di sé, che poté evitare l'arresto. Laureatosi nel 1853, aprì uno studio privato per l'insegnamento della filosofia e del diritto pubblico, che mantenne per circa tre anni fino al 1859. Contemporaneamente il C. veniva svolgendo una notevole attività giornalistica; collaborò dapprima a vari giornali letterari di Napoli, occupandosi di critica drammatica, finché nel 1859 iniziò la pubblicazione de Il Globo, foglio clandestino di decisa ispirazione liberale per i cui articoli si servì dello pseudonimo di Celasi.
Il giornale ebbe però breve e difficile vita per l'intolleranza del governo borbonico. Poco più tardi ebbe l'incarico di pubblicare un nuovo giornale di critica letteraria, il Giuseppe Parini, destinato però anche esso ad estinguersi in breve tempo. Nel 1860 fu redattore della Nuova Italia, il giornale politico fondato dal letterato P. De Virgilii, il cui programma, riflettendo in pieno le idee politiche del C., fu di decisa opposizione al nuovogoverno costituzionale che Francesco II, tramite l'atto sovrano del 25 giugno, aveva tentato di instaurare; vi si propugnava la soluzione unitaria sotto la monarchia di casa Savoia, rifiutando ogni tentativo di alleanza tra il governo di Napoli e quello di Torino, e l'opportunità che la liberazione del Napoletano avvenisse tramite le truppe di Vittorio Emanuele prima dello sbarco di Garibaldi sul continente. Lasciato il giornale dal De Virgilii, il C. ne divenne direttore finché, ad unificazione avvenuta, la Nuova Italia cessò le pubblicazioni.
Nel 1861 il C. conobbe Leonilde Puoti, appartenente a una delle famiglie più note dell'aristocrazia napoletana e nipote del celebre letterato Basilio, dal matrimonio con la quale ebbe sette figli (Maria, Aniceto, Umberto, Ugo, Silvio, Ida, Giacinto). Nello stesso anno iniziò la carriera nello Stato come ufficiale di dicastero presso l'ufficio di stralcio dell'Interno e Polizia in Napoli e contemporaneamente come addetto alla compilazione del Giornale ufficiale del quale fu dapprima redattore capo e quindi direttore fino a quando, con la fine della luogotenenza Carignano, il giornale cessò di essere l'organo ufficiale locale.
Nel 1863, nominato consigliere di prefettura, il C. fu destinato a Massa; nel 1864 passò a Pavia e l'anno successivo a Caserta. Collocato nell'agosto del 1865 in disponibilità per riduzione di ruoli, ritornò per qualche tempo all'attività giornalistica succedendo a P. Fambri nella redazione del giornale La Patria. Reintegrato nei ruoli dello Stato, si dedicò essenzialmente alla lotta contro gli ultimi residui del brigantaggio che ancora infestava le regioni meridionali. Nominato nel 1867 sottoprefetto di Campagna, riuscì a distruggere le bande di Mazzone e Iannace e, sottoprefetto nel 1869 e 1870 a Formia e Gaeta, quelle del brigante Garofalo, ottenendo per tali servizi la croce della Corona d'Italia. Dall'agosto all'ottobre del 1870 ricevette il delicato incarico di sorveglianza sulla detenzione di G. Mazzini, tradotto nella fortezza di Gaeta dopo l'arresto a Palermo del 15 agosto, compito che anche per le sue ferme convinzioni monarchiche era ritenuto particolarmente indicato ad assolvere.
Una proficua azione svolse inoltre il C. nel periodo precedente l'occupazione di Roma da parte delle truppe italiane, sia tenendo contatti con i comitati rivoluzionari operanti nel limitrofo territorio pontificio, sia raccogliendo utili informazioni circa la situazione politica e militare della zona. Nel novembre dello stesso anno veniva trasferito a Sulmona, ove rimase fino al 1873, allorché gli venne affidata la sottoprefettura di Frosinone.
Con l'avvento al potere della Sinistra, le sue idee politiche tendenzialmente moderate non mancarono però di suscitare la diffidenza dei nuovi governanti; nel maggio del 1876 il C., che durante le elezioni tenutesi in gennaio aveva sostenuto il candidato di destra Arbib, veniva rimosso dall'ufficio di sottoprefetto dal Nicotera, allora ministro dell'Interno, e inviato a Reggio Calabria in qualità di consigliere di prefettura. Reintegrato dallo stesso Nicotera, fu nel gennaio del 1877 trasferito a Termini Imerese (Palermo), nella cui zona operava la feroce banda del brigante Antonino Leone, che egli riuscì ai primi di giugno a sgominare, ottenendo in riconoscimento due medaglie d'oro per pubblica sottoscrizione e la croce di ufficiale della Corona d'Italia. Ma l'eccessiva ingerenza ancora, una volta esercitata dal C. nella lotta elettorale gli causò ulteriori trasferimenti: lasciata Termini Imerese nel novembre del 1878, passò successivamente alle sottoprefetture di Monteleone (Catanzaro), Nola, San Severo (Foggia).
Nel 1881-82 pubblicò a Napoli la Giurisprudenza dei bilanci comunali, opera di carattere tecnico destinata agli uffici comunali e provinciali per l'esame e la compilazione dei bilanci. Nel settembre del 1882, nominato consigliere delegato di seconda classe, veniva inviato a Cagliari, da dove, nonostante le sue continue richieste di trasferimento in altra sede non poté allontanarsi che nel 1885, quando fu destinato a Caserta. Nell'agosto del 1889 fu nominato reggente la prefettura di Rovigo; fu successivamente prefetto di Campobasso nel 1891 e di Lecce nel 1892, ove il 29 genn. 1893 lo coglieva la morte.
Come critico drammatico, il C. scrisse uno studio sul teatro del sec. XVIII e su questioni ad esso relative come una analisi sull'humour. Il C. scrisse anche due drammi: Angiola Maria, tratto dall'omonimo romanzo di G. Carcano, e Antonia Monford, ambientato a Londra alla fine del '700. Tradusse inoltre dall'inglese Della vita e dei tempi di Salvator Rosa della scrittrice irlandese Sydney Morgan e La vita di Giorgio Washington di Jared Sparks.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, fasc. 77 (Francesco Crispi):biografie dei consiglieri delegati al 1º maggio 1887; Ibid., Ministero dell'Interno, fasc. 87593, Personale fuori servizio; Origine, nascita e vita privata di E. C.,Caserta 1893; R. De Cesare, La fine di un regno, II,Città di Castello 1909, pp. 309 s.; G. Fassio, Mazzini a Gaeta, Poggio Mirteto 1912, p. 40; M. Celano del Vasto, Ancora una figura del Risorg.,Milano 1933; Dalle carte di G. Giolitti, Quarant'anni di politica ital.,I,a cura di P. D'Angiolini, Milano 1962, pp. 88 s. (una lettera del C.); M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del Regno d'Italia, Roma 1973, ad Indicem.