CORTESE, Emilio
Nacque ad Alessandria il 25 sett. 1856, da Francesco e da Anna Castelli. Dopo che il padre, generale medico, venne trasferito a Roma, si laureò in ingegneria civile presso l'ateneo di questa città nel 1877. Nello stesso anno fu assunto, come allievo ingegnere, nel corpo reale delle miniere e assegnato al R. Ufficio geologico che proprio allora, a distanza di quattro anni dalla sua istituzione, iniziava con personale proprio l'attività di rilevamento per la preparazione della Carta geologica d'Italia a scala 1:100.000. Nella prospettiva di essere avviato a tale lavoro, egli fu inviato a perfezionarsi presso l'Ecole nationale des mines, a Parigi, e presso il Geological Survey, a Londra. Al termine della preparazione propedeutica biennale, rientrò in Italia nell'autunno del 1879 e fu destinato, fin dall'inizio del 1880, agli studi ed ai rilevamenti geologici. Da questo momento, il C. si dedicò ad un'attività scientifica e tecnica, prevalentemente incentrata nel campo della ricerca geologica, che è contrassegnata da una notevole produzione bibliografica e cartografica: centodiciassette pubblicazioni e venticinque fogli geologici della carta ufficiale d'Italia.
All'inizio la sua partecipazione ai lavori già avviati dal R. Ufficio geologico è documentata da comunicazioni scientifiche preparate assieme ad alcuni dei più famosi geologi italiani che operavano sul finire del secolo scorso. Fin dal 1881 le sue prime note apparvero sul Boll. del R. Comitato geologico d'Italia e, successivamente fin quasi all'anno della sua morte, sulle più importanti riviste di geologia. Né trascurò, da appassionato e aggiornato cultore delle scienze della Terra, la pubblicazione di volumi di divulgazione scientifica, - tra i quali Planetologia (Roma 1913), L'origine e la costituzione della terra (Torino 1923) -, brevi note che trattavano di alcuni importanti problemi geologici di interesse generale - come lo spostamento dei poli e l'orogenesi - e opuscoli su La ipotesi di Wegener sulla traslazione dei continenti (Firenze 1928) e Geosinclinali e isostasi (ibid. 1928).
Il suo primo lavoro, pubblicato assieme al più illustre M. Canavari, trattava problemi stratigrafici studiati nei rilievi montuosi dei dintorni di Tivoli e nel Lazio. Subito dopo, avendo dato prova dell'ottima preparazione raggiunta e delle non comuni capacità professionali, fu destinato alla prosecuzione dei lavori in Sicilia. Completato il rilevamento e lo studio delle isole Eolie e dell'area peloritana, fu incaricato di una indagine geologica specifica per il progetto di attraversamento dello stretto di Messina per mezzo di una galleria ferroviaria sottomarina, nel 1883; il progetto riprendeva e sviluppava numerosi problemi tecnici già posti da qualche anno. Da allora furono assegnati al C. compiti sempre più impegnativi che lo portarono, in breve tempo, ad emergere, per la parte di sua competenza, nel campo delle progettazioni di grandi opere pubbliche come, ad esempio, il tracciato del tronco ferroviario Palmi-Reggio Calabria e, nel 1907, quello della mai realizzata linea ferroviaria che avrebbe dovuto collegare Porto Santo Stefano, sul litorale toscano, ad Orvieto e Todi, con un percorso trasversale agli assi orografici del rilievo appenninico (Ferrovia trasversale Foligno-Todi-Orvieto-Porto Santo Stefano, Foligno 1907). Che i suoi interessi non si limitassero agli studi finalizzati per la preparazione della Carta geologica d'Italia è dimostrato anche dal fatto che - pur avendo ottenuto ottimi risultati negli studi eseguiti soprattutto in Calabria - alternava la sua fervida attività di geologo puro con altre attività applicative che richiedevano il concorso di conoscenze approfondite sui problemi del suolo e del sottosuolo. Così, dai problemi della irrigazione in Puglia collegati allo studio del serbatoio artificiale di Monticchio, sul fiume Ofanto, passò ad esaminare, per conto del ministero degli Esteri italiano, alcuni problemi territoriali nel Madagascar, verso il quale si intendeva sviluppare un progetto di emigrazione italiana. Questi, ed altri studi particolari, coincisero con quelli, di grandissimo impegno, richiesti per il completamento dei rilevamenti geologici in Calabria, iniziati con il contributo di pochi altri studiosi e proseguiti poi sotto la sua personale e più completa responsabilità.
Dell'enorme mole di lavoro eseguito in quella regione, che presentava allora non indifferenti difficoltà logistiche e, a quei tempi come oggi, notevolissime difficoltà d'interpretazione geologica e strutturale il C. ha lasciata una preziosa Descrizione geologica della Calabria (Roma 1895), che forma il vol. IX delle Memorie descrittive della Carta geologica d'Italia, pubblicato a Roma nel 1895 (dopo che aveva lasciato la pubblica amministrazione) e ristampato a Firenze nel 1934.
Si tratta della massima espressione scientifica del C. ed è la prima presentazione completa delle condizioni geomorfologiche, geologiche, tettoniche, sismologiche e minerarie dell'intera regione, estesa per oltre 17.000 kmq ed organicamente studiata tra il 1883 ed il 1890. Tra i tanti fenomeni naturali osservati, non sfuggì al C. l'"intimo nesso" tra la distribuzione dei terremoti e l'andamento delle principali faglie che aveva potuto individuare con molta cura a seguito delle ricerche estese su tutta l'area. Oltre alla pregevole raccolta bibliografica, che riporta i riferimenti sui fenomeni sismici descritti a partire dal 1639, il C. illustra le caratteristiche delle principali sorgenti d'acqua dolce, termale e minerale, nonché i materiali industriali e i luoghi di estrazione. A compendio, le descrizioni sono documentate dalla Carta geologica d'insieme, alla scala 1:500.000, corredata da tavole di sezioni geologiche e di panoramiche geomorfologiche, assai pregevoli anche dal punto di vista artistico.
Lasciato, nel 1892, il R. Ufficio geologico - operando presso il quale aveva raggiunto rapidamente una notorietà anche internazionale - il C. si dedicò per un lungo periodo ai problemi minerari dell'industria privata. Nei primi anni di questa esperienza diresse i lavori di alcune miniere di lignite, nella Maremma grossetana, e di zolfo, in Romagna, e quindi, tra il 1897 e il 1901, di quelle ferrifere dell'isola d'Elba. Nel 1901 andò in Venezuela con l'incarico di avviare i primi studi per la coltivazione delle miniere di carbone a Naricual e di svolgere indagini sulle risorse solfifere di quella regione.
Tornato dall'America meridionale, si occupò ancora di problemi minerari in varie parti del territorio italiano, da quelli poco noti dell'area peloritana a quelli delle piriti della Maremma - dal 1905 al 1914 -, a quelli ferriferi e carboniferi dell'Ogliastra, in Sardegna, a quelli di alcune piccole manifestazioni nell'Appennino. Nel frattempo si impegnò nello studio di problemi idrogeologici nell'isola d'Elba e nella Puglia, di problemi metallurgici (Metallurgia dell'oro, Milano 1904), non dimenticando, ancora una volta, l'interesse per i problemi di geologia pura: lo dimostra il ritorno agli studi dei fenomeni tettonici dell'area calabro-sicula e dei terrazzamenti orografici lungo le coste tirreniche della Calabria. Nel 1910-11 gli si presentò l'occasione di attraversare il deserto arabico da Chena a Cosseir, e di queste zone, fino ad allora poco conosciute dal punto di vista geologico, lasciò una interessante, seppur breve, descrizione.
La guerra iniziata dall'Italia nel 1915 lo trovò impegnato nella direzione dei lavori per lo sfruttamento e la valorizzazione dei giacimenti fosfatici egiziani ubicati sulla costa centro-occidentale del Mar Rosso e nel territorio dell'alto Nilo. Ma nel 1917 tornò in Italia per arruolarsi, benché più che sessantenne.
Ritornata la pace in Europa, il C. si ritirò a vita privata, a Firenze, ma non per questo cessò la sua attività di studioso. Gli fu possibile così dedicarsi a quelle opere di divulgazione cui si è fatto cenno in precedenza. Ma il passare degli anni indicava comunque, con sempre maggiore evidenza, una indulgenza a diatribe personali. Tuttavia la consistenza di alcuni spunti polemici non era fuori luogo, soprattutto perché riferita ad esperienze personali che gli consentivano di lamentare le insufficienze della ricerca geologica e mineraria in Italia e il prevalere delle singole opinioni sulla metodologia scientifica. Si spense a Firenze il 4 ott. 1936.
Opere: Sulla costituzione geologica dell'isola di Lipari, in Boll. d. R. Comit. geol. ital., XII (1881), 11-12, pp. 501-523; in coll. con M. Canavari, I terreni secondari nei dintorni di Tivoli, ibid., pp. 32-45; La galleria ferr. attraverso lo stretto di Messina, in Giorn. dei Lavori Pubblici, Roma 1883; Irrigazione delle Puglie, serbatoio di Monticchio sull'Ofanto, Roma 1886; Appunti geologici sull'isola di Madagascar, in Boll. d. R. Comit. geolog. ital., XVIII (1887), pp. 103-128; Osservazioni geognostiche sulla isola di Madagascar, ibid., pp. 181-191; Sei mesi al Madagascar, note di viaggio e ricordi, Roma 1888; in coll. con V. Sabatini, Descrizione geologico-petrografica delle Isole Eolie, in Memorie descrittive della Carta geol. d'Italia, VII (1892), pp. XII-131 con otto tavv. e una carta geol. 1:500.000 e sei a 1:50.000; Sulla geologia della Calabria settentrionale, in Boll. d. Soc. geol. it., XV (1896), pp. 310-313; Sui giacimenti ferriferi dell'isola d'Elba, in Rass. miner., XI (1899), pp. 180 s.; Miniere di solfo e di carbone nel Venezuela, ibid., XV (1901), pp. 180 ss.; Sopra alcune ricerche di acque nel sottosuolo presso Portoferraio, in Giorn. di geol. pratica, I (1903), pp. 21-31; Le acque sotterranee delle Puglie, in Rass. miner., XXXI (1909), pp. 209 ss.; Fratture geologiche della regione Calabro-Sicula, in Ann. d. Soc. d. ing. e arch. ital., XXIV (1909), pp. 121-131; Sul terrazzamento delle coste tirrene della Calabria, in Riv. geogr. it., XVI (1999), pp. 492 ss.; Una sezione geologica attraverso il Peloro, lo stretto di Messina e lo Aspromonte, in Boll. d. Soc. geol. it., XXVIII(1910), pp. 445-468; Giacimenti ferriferi e carboniferi nell'Ogliastra (Sardegna), in Rass. miner., XXXV (1911), 4, pp. 49 ss.; Il giacimento ferrifero di Costacciaro (Umbria), ibid., 8, pp. 124 s.; Ancora sul modo di formazione dei principali giacimenti metalliferi coltivati in Toscana, ibid., XI (1914), 7, pp. 122 ss., Sale-solfo-gesso. Loro rapporti con idrocarburi, in Rass. min. metall. e chim., LVII (1922), 3, pp. 37-40; Lo spostamento dei poli sulla terra e l'orogenia, in L'Universo, V (1924), 9, pp. 619-633; L'acqua sul nostro pianeta, ibid., VI (1925), pp. 605-616.
Fonti e Bibl.: V. Novarese, E. C., in Boll. d. R. Uff. geol. d'Italia, LXIV (1939), 7, pp. 1-8; P. Leonardi, Geologia, Torino 1968, pp. 694, 701.