COSSA, Emilio
Nacque a Pavia il 29 nov. 1863, dall'economista Luigi e da Catterina Bonfico.
Fu professore di economia politica, statistica e scienza delle finanze all'istituto tecnico "Pier Crescenzio" di Bologna, e libero docente di economia politica e scienza delle finanze in quella stessa università, dove nel 1899-1900 fu pure supplente dell'insegnamento di statistica. Dopo aver partecipato senza fortuna a diversi concorsi a cattedra, quali quello di Cagliari del 1897, di Napoli del 1898, ancora di Cagliari del 1900, di Pisa del 1902, nel 1903 divenne straordinario di economia politica nell'università di Messina, ottenendo la promozione a ordinario nel 1907.
Il C. esordi con il volumetto Concetto e forme dell'impresa industriale (Milano 1888), più giuridico che non propriamente economico, proseguendo con il manuale Primi elementi di economia agraria (Milano 1890), dedicato al padre e a Stefano Jacini, e sovrabbondante di considerazioni sul "concetto, estensione e limiti", sulla "relazione con le altre discipline", e sull'"importanza e il carattere" dell'economia agraria; segni evidenti della presenza paterna. Maggiore personalità rivelano i suoi studi successivi. Nelle Forme naturali della economia sociale (Milano 1890) il C. tentava di conciliare la teoria dello sviluppo capitalistico di Achille Loria, basata sul conflitto di classe e l'appropriazione violenta della terra, con l'analisi marginalista dei contributo dei fattori produttivi al processo economico.
Anche nei Fenomeni della finanza pubblica e i loro rapporti con l'economia sociale (Milano 1892)vi è un tentativo di adattare i postulati della finanza marginalista con la concezione loriana dello Stato come mero strumento della classe dominante. Un tema, questo, che il C. doveva riprendere, senza apprezzabili svolgimenti, un decennio più tardi nella Teoria dell'imposta (Milano 1902).
Ogni traccia di "lorianesimo" è invece assente nel saggio La diminuzione delle ore di lavoro nei suoi rapporti con la soluzione del problema sociale (in Filangieri, gennaio 1892, pp. 1-35), in cui il C. proclama che le macchine hanno la funzione di "conciliare la possibilità del soddisfacimento dei bisogni con la insufficienza delle forze dell'uomo a procurame i mezzi necessari"(p. 11) ed evita di analizzarne gli effetti sull'occupazione operaia (si veda però il successivo La disoccupazione operaia nella grande industria. Sue cause, suoi effetti, suoi graduali rimedi, in Giorn. degli econ., maggio 1906, pp. 417-439). Seguono diversi studi di storia del pensiero economico. Nel Metodo degli economisti classici nelle sue relazioni col progresso della scienza economica (Bologna 1895) il C. nega che si sia verificata una frattura fra la scuola classica inglese e i due principali indirizzi successivi, quello storicistico e quello neoclassico, i quali avrebbero solamente sviluppato, sia pure in reciproco antagonismo, gli elementi teorici ed empirici già presenti nel'pensiero di Smith, Malthus e Ricardo.
Nella Teoria della popolazione in Tommaso Roberto Malthus (Bologna 1895) il C. difendeva Malthus dai suoi critici, rilevando il carattere di semplice generalizzazione empirica della legge della popolazione, e accusando a ragione Say di avere stravolto l'originario concetto malthusiano di "mezzi di sussistenza" traducendolo in "mezzi di esistenza". Lo studio su Malthus è da considerarsi propedeutico all'opera più voluminosa del C., i due tomi sul Consumodelle ricchezze (Bologna 1898); un'opera ancor oggi utilmente consultabile come rassegna delle opinioni di economisti del Sette e Ottocento sul consumo, ma priva di qualsiasi idea personale dell'autore ("Lasciamo indecisa... la questione... se di fatto anche la materia del consumo possa davvero... essere assunta a criterio in una divisione razionale delle materie che compongono la scienza economica o se debba trattarsi commista agli altri fenomeni di ricchezza": p. 1 dell'Introduzione). Maggiore carattere presentano i Principi elementari per la teoria dell'interesse (Milano 1900), in cui il C. è apertamente tributario di Böhm-Bawerk e di Wieser ("Per valore del capitale deve intendersi il valore che gli viene attribuito dai prodotti che esso coopera a creare", p. 56). L'altro e già ricordato filone di interessi del C., quello dell'economia dell'industria e del lavoro, è viceversa permeato della lezione degli economisti americani Ely e Jenks, favorevoli ai cartelli e ai sindacati industriali. Questi organismi, scrive il C., "diminuiscono l'incertezza e l'instabilità del mondo industriale,... tendono a garantire l'equilibrio fra produzione e consumo, ... attenuano le ingiustizie nella distribuzione della ricchezza" (I sindacati industriali, Milano 1901, pp. 35-37). In Conflitti e alleanze di capitale e lavoro (Milano 1903), nell'analizzare l'avvenuto passaggio dalla fase della lotta a quella dell'associazione fra capitale e lavoro, il C. si appoggia anche al Bernstein di Socialismo e socialdemocrazia.
Negli ultimi anni il C. ritornò ai primitivi interessi storico-metodologici: La dottrina dell'egoismo di H. Spencer come interpretazione dell'economia politica e delle forme storiche degli istituti industriali, in Giorn. degli econ., agosto-settembre 1906, pp. 133-158, 279-302; Dell'obbiettività dell'econ. politica come scienza, ibid., ottobre 1906, pp. 345-378; L'inesistenza di plusvalore nel lavoro, ibid., gennaio 1907, pp. 48-61; L'econ. politica e il sistema delle scienze, ibid., novembre 1907, pp. 1047-1052; L'interpretazione scientifica dei mercantilismo, Messina 1907; Il mercantilismo e l'econ. politica, in Giorn. degli econ., maggio 1908, pp. 323-352(replica a una recensione critica di C. Supino allo scritto precedente, apparsa ibid., gennaio 1908, pp. 89-90).
Il C. morì con tutta la famiglia nel terremoto di Messina il 28 dic. 1908.
Fonti e Bibl.: Comune di Pavia, Ufficio demografico, Anagrafe; Boll. uff. del Min. della Pubblica Istruzione, 1897, 1898, 1900, 1902, 1903, 1907; A. Graziani, prefazione a L. Cossa, Primi elementi di scienza delle finanze, Milano 1909.