DE ROSSI, Emilio
Nacque il 10febbr. 1844 a Mentone (Francia, dipart. Alpi Maritt.) da Giovanni Battista, medico del principe di Monaco, e da Rosa Piana. Amante dello studio, specie delle scienze biologiche, entrò giovanissimo nell'università di Genova, completando nel 1864, appena ventenne, il corso di medicina e chirurgia, e ottenendo la medaglia che il Municipio di Genova conferiva al miglior laureando. Prima di lasciare l'università compose una memoria sulla Putrefazione cadaverica in ordine alla medicina legale, che gli valse gli elogi della facoltà di medicina e un'altra medaglia del Municipio di Genova.
Nell'agosto del 1865 partecipò a un concorso indetto dal governo italiano per il Perfezionamento all'estero in una specialità della medicina e vinse con la tesi Sulla trapanazione del cranio: indicazioni e controindicazioni. Il centro scelto dal D. per i suoi studi fu Parigi, dove, nel suo breve soggiorno, svolse un'attività febbrile, frequentando le più rinomate scuole di medicina e chirurgia. Dopo aver sposato Giovanna Caterina Guitera, figlia del barone Carlo, che lo aveva accolto e ospitato durante il soggiorno parigino, nel 1866 tornò in Italia e cominciò a esercitare la sua professione a Genova. Qui pubblico nel 1870 Le malattie dell'orecchio: trattato teorico-pratico, che riscosse l'approvazione di H. Schwartze (Ferreri, 1897, p. 5) il quale affermò che nessun trattato delle malattie dell'orecchio, sino ad allora, era mai stato così completo e interessante.
Nel 1870, su richiesta del governo, si trasferì a Roma, dove tenne un corso libero di otoiatria pratica e dove il 23 ott. 1871, con un decreto ministeriale, gli fu affidato l'incarico di insegnamento dell'otoiatria presso l'università. Nasceva così in Italia l'insegnamento accademico dell'otologia, ma la clinica vera e propria non esisteva ancora. Per quattro anni il D., privo di reparto, di assistenti e di fondi, si vide costretto a limitare la sua attività a un modesto ambulatorio e a due ore settimanali di lezione presso l'ospedale di S. Spirito finché, nel gennaio del 1876, stanco degli ostacoli continuamente insorgenti, rinunciò all'incarico e partì per Parigi. In questa città frequentò le cliniche di P. Broca, di A.-L. Gosselin, di L-D-A. Richet e di A.-A-S. Verneuil.
Nello stesso anno, però, cambiato il governo, venne richiamato dal ministro M. Coppino, con la promessa che si sarebbero realizzate le condizioni da lui ritenute necessarie per un valido insegnamento. Il corso libero complementare di otoiatria pratica, nell'anno accademico 1877-78, divenne così corso ufficiale e la clinica otoiatrica fu sistemata nell'ospedale di S. Giacomo e dotata di un assegno annuo di 11.850 lire. Con tale modesta somma il D., coadiuvato dal suo assistente e amico G. Marchiafava, dette vita a una scuola molto brillante e frequentata da numerosi allievi. L'11 nov. 1881 venne nominato professore straordinario di clinica otoiatrica e contemporaneamente, come libero docente, incaricato dell'insegnamento della laringologia. Con decreto ministeriale fu nello stesso tempo stabilito un nuovo organico della clinica e stipulata una speciale convenzione con l'amministrazione dell'ospedale S. Giacomo.
Ardito operatore, il D. ideò e fece costruire molti degli strumenti chirurgici impiegati nei vari interventi. Per la chirurgia nasale meritano di essere ricordati il raddrizzatore del setto, il serranodi a vite per l'asportazione dei polipi nasali, il portacotone nasale. Per l'esecuzione di interventi chirurgici sulla laringe per via transorale restano legati al suo nome un cucchiaio per l'asportazione di neoplasie endolaringee, un portacaustico, un apparecchio per l'elettrolisi dei tumori laringei, un insuffiatore di polveri medicamentose. Lo strumentario più ricco e completo fu peraltro quello che il D. realizzò per la chirurgia dell'orecchio. Tra questi strumenti meritano soprattutto di essere menzionati lo speculo operatorio, al quale era applicato un sistema ottico di ingrandimento, un miringotomo lanceolato e con manico ad angolo, un cucchiaio per asportare le granulazioni della cassa del timpano, una pinza-cannula, la cui parte prensile era racchiusa in un adatto tubicino, un allaccia polipi, un estrattore dell'incudine e infine una serie completa di strumenti per la chirurgia intratimpanica montabili su un manico con innesto a baionetta. È da segnalare che nell'ultima serie sono rappresentati quindici diversi strumenti, contro gli undici dell'analoga, ma più conosciuta, serie di A. Hartmann.
Nel 1882 la clinica fu frequentata da molti medici provenienti da ogni parte dell'Italia per perfezionarsi in otoiatria, sicché il D. dette inizio a corsi regolari di anatomia e fisiologia dell'orecchio, le cui lezioni vennero raccolte e pubblicate dall'assistente G. Marchiafava. Nel 1884 ristampò, a Milano, il suo trattato Le malattie dell'orecchio, che venne considerato non inferiore per importanza ai più rinomati trattati stranieri.
Essendo stato unito alla scuola di otoiatria anche l'insegnamento di laringologia, il D. diede a questa parte dell'insegnamento uno sviluppo straordinario. Fino dall'anno scolastico 1882-83 iniziò come libero docente un corso teorico-clinico delle malattie della rinofaringe e della laringe.
Oltre che della pratica e dell'insegnamento dell'otoiatria, il D. si occupò come direttore, dalla morte del padre avvenuta il 5 ottobre 1885, dell'ospizio marino di Voltri, sviluppandolo e ampliandolo fino a ospitare oltre 400 bambini scrofolotici e rachitici di ambo i sessi. Nel 1887 partecipò al Congresso internazionale di medicina di Washington in qualità di vicepresidente della sezione otoiatrica.
Al principio dell'anno accademico 1890-91 la scuola otoiatrica, per l'incremento registrato, venne trasferita dai locali del S. Giacomo a quelli più grandiosi e idonei dell'ospedale S. Bartolomeo all'Isola Tiberina. Il 4 giugno 1891, con l'applicazione dell'art. 6 della legge Casati, il D. venne nominato professore ordinario. Il conseguimento della massima dignità accademica chiamò a Roma un numero ancora maggiore di medici desiderosi di perfezionarsi in otoiatria e laringologia.
Nell'anno 1893 il D. fondò, con la cooperazione del prof. G. Grandenigo di Torino, la rivista Archivio italiano di otologia, rinologia e laringologia.
La sostanza dei lavori scientifici e la qualità dello strumentario rivelano la predilezione del D. per la chirurgia funzionale dell'orecchio. La sua elevata considerazione per il senso dell'udito è dimostrata non solo dal suo entusiasmo nell'ideare e realizzare numerosi interventi a scopo acustico, ma anche dal suo costante impegno chirurgico di salvaguardare la funzione uditiva o migliorarla, perfino nel trattamento delle forme infiammatorie croniche. È sintomatico di tale atteggiamento come anche nelle ossiculectomie il D. procedesse sistematicamente alla valutazione della funzionalità uditiva prima e dopo l'intervento. Il primo intervento da lui attuato con finalità acustiche, per quanto limitate alla diagnosi, fu la miringotomia che egli cominciò a praticare intorno al 1870 e che descrisse nel 1876. Con questo intervento si preparava un ampio lembo (anteriore o posteriore al manico del martello a seconda delle situazioni) che permetteva di visualizzare le eventuali alterazioni patologiche dell'orecchio medio: eseguite le osservazioni del caso, si riponeva in situ il lembo mediante una piccola spatola e lo si manteneva fermo con uno stuellino di cotone imbevuto di boroglicerina. A volte la miringotomia fu effettuata con successo a scopo acustico, aggiungendo alla preparazione del lembo la sezione della plica posteriore della membrana timpanica (plicotomia).
Il D. eseguì anche frequentemente la tenotomia del tensore del timpano, intervento chirurgico inaugurato da F. Weber Liel nel 1867; il D. la praticò anteriormente al martello, usando due strumenti, un bisturi lanceolato preferibilmente triangolare, e un apposito tenotomo, consistente in una piccola lama smussa, curva sul piatto, formante un angolo ottuso col manico. Anche la tenotomia dello stapedio fu praticata dal D., il quale fu anche il primo a ideare e ad eseguire la disarticolazione incudo-stapediale a scopo acustico già nel 1878.
Nel Congresso internazionale di medicina, tenutosi a Roma nel 1894, il D. riferì di aver ottenuto "buoni risultati, mobilizzando la staffa mediante la disarticolazione della lunga apofisi dell'incudine", nei casi di ben definita anchilosi del martello con l'incudine, ma con staffa libera e labirinto indenne.
Altro intervento da lui eseguito fu la stapedectomia e, dal lavoro del figlio Carlo, risulta che nel 1896 nella clinica otorinolaringoiatrica di Roma ne vennero praticati quattro. Sulla scorta della descrizione degli interventi, si nota che uno solo dei pazienti era affetto da quella che oggi viene definita otosclerosi, mentre gli altri erano portatori di esiti cicatriziali di vecchie otiti. Nel caso dell'otosclerosi l'intervento non riuscì, perché le crura si fratturarono e la platina restò fissa; negli altri casi la staffa fu estratta completamente e fu ottenuto un modesto miglioramento, al quale seguì in breve la scomparsa di ogni beneficio. Per la povertà dei risultati conseguiti e i gravi sintomi osservati in due malati ai quali, nel 1893 e nel 1894, aveva asportato accidentalmente la staffa, il D. abbandonò definitivamente la stapedectomia.
L'eredità scientifica del D. è rappresentata, oltre che dal Trattato delle malattie dell'orecchio, anche da una trentina di lavori che raccolgono i risultati più importanti dei suoi studi. Una buona parte delle pubblicazioni è dedicata a problemi riguardanti la chirurgia funzionale dell'orecchio, e di queste si ricordano: Su19casi di miringotomia (19 Fälle von Myringotomie), in Arch. für Ohrenheilk., II (1876), pp. 256-71; Dell'importanza degli studi speciali in medicina e particolarmente di quello delle malattie dell'organo dell'udito. Prolusione al VI corso d'otoiatria tenuto in Roma, Roma 1876; Contribuzione allo studio della medicina operatoria dell'orecchio e disarticolazione della catena degli ossicini, in Atti d. R. Acc. medica di Roma, IV (1878), I, pp. 16-52; Della terapia in genere e specialmente della medicina operativa nelle malattie dell'orecchio, Napoli 1881; Sulla chirurgia operativa dell'orecchio medio, in Arch, ital. di otologia, rinologia e laringologia, I (1893), 1, pp. 105-28; Medicina operativa dell'orecchio medio e nuovi strumenti, ibid., III (1895), 1, pp. 1-4.
Sono anche di grande interesse i rendiconti che venivano raccolti e pubblicati alla fine di ogni anno accademico, contenenti la descrizione particolareggiata di tutte le attività svolte dalla clinica di Roma, con speciale riferimento alla casistica clinica e alle esperienze di terapia medica e chirurgica.
Il D. fu anche appassionato di belle arti e fu, di molti artisti, mecenate e protettore.
Morì l'11 nov. 1901 a Roma, per un attacco di angina pectoris.
Fonti e Bibl.: G. Faraci, Chirurgia dell'orecchio medio, Roma 1895, passim; G. Ferreri, Biografia del prof, E. D., in Arch. ital. di otolologia, rinol. e laringol., V (1897), pp. 1-16; F. Egidi, Commemoraz. del socio E. D., in Atti d. R. Acc. med. di Roma, XXVIII (1901), pp. 1-4; Gh. Ferreri, Manuale di terapia e medicina operatoria dell'orecchio, Roma 1902; G. Gradenigo, in A. Politzer, Gesch. der Ohrenheilkunde, II, Stuttgart 1913, p. 366; C. Cis, Notizie sulla chirurgia della finestra ovale sino agli inizi del secolo XX, in Arch. ital. di otol., Suppl., XL (1959), pp. 1-22; A. Pazzini, La storia della facoltà medica di Roma, Roma 1961, pp. 288, 290, 292, 483; G. Montalenti, Storia d. Hologia e d. medicina, I, Torino 1962, p. 591; D. Celestino-L. Curi, La chirurgia funzionale dell'orecchio nell'opera di E. D., in Il Valsalva, XLI (1965), pp. 440-53; J. Fischer, Biograph. Lexikon der hervorragenden Arzte ... [1880-1930], II, p. 1328.