DIES, Emilio
Nacque a Roma il 19 ag. 1841 (De Gubernatis, 1906); fratello minore del pittore Cesare.
La ricostruzione del suo profilo biografico si rivela estremamente lacunosa a causa della scarsità di notizie sia sulla vita sia sulla sua attività di scultore. Giovanissimo, veniva introdotto dal fratello Cesare nell'ambiente artistico romano e affidato alla scuola di T. Minardi e di P. Tenerani. L'ambiente in cui iniziò la propria formazione è, dunque, quello purista; non si hanno notizie tuttavia di opere eseguite in quegli anni, se non di una statuetta raffigurante Pio IX benedicente (De Gubernatis, 1906; Callari, 1909).
È sempre il De Gubernatis (1906) a informarci che attorno al 1865 il D. intraprese un viaggio di studio in alcune città italiane, sostando in particolare a Firenze, al fine di completare la propria formazione. Non conosciamo la data del rientro a Roma che fu, comunque, definitivo. Nel 1870 egli eseguiva il gruppo marmoreo S. Pietro in carcere liberato dall'angelo, per una non meglio identificata chiesa di Nancy, e scolpiva la statua di Thamar (De Gubernatis, 1906). Nel decennio 1880-1890 il D. - che nel frattempo aveva aperto uno studio in via Quattro Fontane al numero 154 - si affermò prevalentemente come ritrattista.
Se si eccettuano, infatti, l'Apollodoro in travertino del 1882 per l'attico della facciata del palazzo delle Esposizioni di Roma (in situ) e una S. Cecilia, inviata in Inghilterra (ibid.; perduta), tutta la sua produzione è costituita da ritratti: la statua colossale in stucco di Vittorio Emanuele II eseguita nel 1882 e destinata alla omonima biblioteca nazionale (Riccoboni, 1942, p. 421), ora sede del ministero per i Beni culturali; i busti, molti dei quali firmati, per i viali del Pincio e del Gianicolo, tra cui il Riccoboni (1942) ricorda quelli di G. Pasolini (1886), M. Minghetti (1889), C. Fracassini (Pincio, casina Valadier), Masaniello (ibid., M. Montecchi (1898) al Gianicolo; inoltre quelli di S. Spaventa (porticato del cimitero del Verano, 1883), di G. Durando (palazzo del Senato; R. Moscati, in Ipalazzi del Senato. Palazzo Madama, Roma 1984, p. 142) e di Q. Sella (di cui eseguì otto riproduzioni: cfr. De Gubernatis, 1906).
Un impegno indubbiamente diverso richiese il busto-ritratto di Ludovico Idi Baviera, eseguito nel 1886 e destinato al salone delle feste del Campidoglio (attualmente è conservato al Museo di Roma), che venne accolto con un certo successo e considerato uno dei ritratti del D. meglio riusciti, sia per la naturalezza sia per la straordinaria somiglianza con il soggetto.
Non si conosce la data di morte del Dies.
Fonti e Bibl.: Die Kunst für Alle, a cura di F. Pecht, V, München 1889-1890, p. 269; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti ital. viventi, Firenze 1906, p. 182; L. Callari, Storia dell'arte contemp. in Italia, Roma 1909, p. 50; A. Riccoboni, Roma nell'arte, I, La scultura nell'evo moderno, Roma 1942, pp. 420 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 249.