FAELLI, Emilio
Nato a Parma il 16 genn. 1866 da Narciso, medico di idee liberali, e da Carolina Naudin, fu avviato agli studi classici e pubblicò giovanissimo alcune operette di erudizione letteraria. Abbandonò ben presto gli studi per dedicarsi al giornalismo, iniziando a collaborare ai parmensi IlPresente e La Gazzetta di Parma. Ventenne, si trasferì a Roma, dove divenne redattore del Capitan Fracassa. Intorno alla testata si riuniva uno dei gruppi giornalistici più attivi e brillanti del tempo, tra cui spiccavano L. Lodi, L. A. Vassallo (Gandolin), P. Turco, L. Bertelli (Vamba), col quale il F. strinse un sodalizio che durò a lungo. Fu soprattutto legato al Vassallo, che riconobbe sempre come proprio maestro, tributandogli ammirazione per aver innovato il giornalismo italiano e inaugurato col Fracassa "un tipo di giornale che doveva servire un'idea ma nel quale era costante e prevalente la preoccupazione della forma squisita, dell'ossequio all'arte, della misura dell'espressione, del rispetto all'italianità, del reverenziale culto, anche esteriore, per la bellezza" (Una setta di giornalisti, p. 13). Da allora il F. partecipò a tutte le iniziative giornalistiche del Vassallo che, abbandonato nel 1887 il Capitan Fracassa per dissenso sull'orientamento filocrispino del giornale, fondò con Lodi, Bertelli e lo stesso F. il Don Chisciotte della Mancia (20 dic. 1887-4 apr. 1892), divenuto poi Don Chisciotte di Roma (15 ott. 1893-9 dic. 1899).
Il Don Chisciotte, di tendenza liberale progressista, finanziato da alcuni circoli affaristici e immobiliari capitolini, era un giornale di satira e commenti politici "pupazzettato", illustrato cioè da vignette e caricature di mano di Bertelli e dello stesso Vassallo. Il F. vi scriveva come redattore della cronaca parlamentare, genere congeniale alla sua vena di bozzettista, cui principalmente fu dovuta la sua notorietà negli ambienti del giornalismo politico del tempo. I suoi pezzi satirici erano firmati con lo pseudonimo di "Cimone".
Lo stesso gruppo di giornalisti fu l'animatore di altri periodici romani, come Il Giorno (10 dic. 1899 - io genn. 1901), nato dalla fusione del Don Chisciotte con il Fanfulla, e La Domenica italiana (dicembre 1896 - ottobre 1897). Nel 1891 il F. fondò, sullo stile del Fracassa e del Don Chisciotte, Il Folchetto - di cui assunse la direzione dall' 11 nov. 1892 al 16 marzo 1893 -, che cessò le pubblicazioni il 12 nov. 1894.
Nei tre anni di vita Il Folchetto condusse una tenace campagna contro i ministeri Rudinì, sollecitando l'unione di tutte le componenti della Sinistra "contro i goffi errori e le dementi prepotenze della reazione", e salutò il ministero Giolitti del 1892 come il primo passo di un'apertura in senso liberale della società italiana. Il giornale fu per il F. tribuna di battaglie appassionate e aggressive, giocate anche sul piano della polemica personale, come quella che lo portò nel 1893 ad essere sfidato a duello da S. Barzilai.
Conclusasi l'esperienza del Folchetto, il F. prese a lavorare per La Provincia di Brescia, giornale che, insieme con il Don Chisciotte, rappresentava nella tribuna della stampa parlamentare. Nel 1901 rilevò la vecchia testata del Capitan Fracassa, cessato dieci anni prima, e rifondò il giornale che visse, sotto la direzione sua e di G. Bistolfi, fino all'ottobre del 1905. Il nuovo Capitan Fracassa non ebbe, come giornale satirico, lo smalto brillante di quelli che lo avevano preceduto: fu infatti scopertamente allineato con la politica giolittiana e ne seguì passo passo l'ascesa, allo stesso modo che Il Folchetto aveva accompagnato la parabola discendente della Destra. Nel 1904, anche grazie al sostegno della Gazzetta di Parma, fu eletto deputato nelle liste liberali per il collegio di Parma-Borgotaro: il clima di dilagante corruttela nella provincia emiliana fu più tardi l'oggetto di alcuni schizzi autobiografici sull'esperienza elettorale. Deputato, sempre per lo stesso collegio, nelle due successive legislature fino al 1919, ebbe a cuore, nella sua attività parlamentare, lo sviluppo economico e culturale dell'area parmense con numerosi interventi attinenti l'agricoltura, la zootecnia, la sistemazione idrica di alcuni territori, la scuola veterinaria, sollecitando vari provvedimenti a favore della Biblioteca Palatina di Parma. La sua esperienza di giornalista e le sue convinzioni liberali lo resero soprattutto sensibile alle tematiche connesse alla libertà di stampa.
Nel 1906 fu relatore del disegno di legge presentato dal ministro di Grazia e Giustizia E. Sacchi sull'abolizione del cosiddetto "sequestro preventivo" dei giornali previsto dalle leggi sulla stampa sulla base dell'art. 28 dello statuto e propose di estendere a tutti gli stampati l'abrogazione delle misure restrittive. In più occasioni ebbe modo di ribadire come la libertà d'espressione fosse principio inderogabile per una società autenticamente liberale quale quella italiana ambiva ad essere: in pieno periodo bellico, nel 1917, criticò l'insensatezza della censura e si schierò con Turati a difesa di O. Morgari, accusato di reati a mezzo stampa.
Sotto la gestione politica giolittiana l'Italia era, per il F., al riparo dai pericoli della reazione e sicuramente avviata sulla strada del progresso democratico, tuttavia minacciata dai socialisti con i quali ebbe momenti di dura polemica in occasione degli scioperi del 1908.
Testimone delle agitazioni agrarie nel Parmense, difese, infatti, il comportamento dei proprietari terrieri, pur criticando i metodi sommari e scorretti con cui le autorità di polizia avevano proceduto agli arresti, e sostenne l'opportunità di un intervento di mediazione e pacificazione da parte del governo.
Non nascose le sue preoccupazioni per i crescenti successi elettorali del partito socialista e la sua ferma convinzione che l'accelerazione liberale impressa alla società italiana dalla politica di Giolitti sarebbe stata insufficiente se non fosse stata coronata da un coraggioso piano di riforme sociali capace di allontanare i ceti popolari dalle tentazioni sovversive. Alla vigilia delle elezioni del 1913 intensificò gli inviti al partito liberale a non arretrare su posizioni conservatrici e a non considerare le recenti riforme politiche e l'allargamento del suffragio come un approdo definitivo, bensì come punto di partenza per un nuovo slancio riformistico.
Sempre attivo nel giornalismo, in quegli anni lavorò ai quotidiani liberali romani L'Alfiere (21-22 apr. 1910-9 febbr. 1911) e La Patria (20 apr. 1911-20 apr. 1913) e fu corrispondente politico da Roma del Secolo XIX, di cui fu direttore dal 1897 al 1906 il Vassallo.
Anche allo scoppio del conflitto mondiale fu solidale con Giolitti e ne condivise la scelta neutralista. Nell'ottobre del 1917 aderì alla Unione parlamentare, gruppo capeggiato da F. Cocco-Ortu, nel quale si riunirono i giolittiani che contribuirono alla caduta del governo Boselli e alla formazione del governo Orlando. Dopo la guerra fu capo dell'ufficio stampa della presidenza del Consiglio durante il quinto governo Giolitti dal giugno 1920 al giugno 1921, abbandonando, per quel periodo, altri incarichi giornalistici. Il 3 ott. 1920 fu nominato senatore per la terza categoria.
In occasione delle elezioni del 1924 ricevette l'invito a dare la propria adesione al "listone", ma declinò la proposta in quanto appoggiava già la lista guidata da Giolitti. Negli anni successivi si allontanò progressivamente dai suoi impegni pubblici. Una rapida sintesi della sua esperienza di giornalista è racchiusa nelle parole, venate di rimpianto, con cui in un breve intervento del 1935 su F. De Sanctis ricordava i tempi in cui "nel giornalismo si entrava per vocazione; per passione politica; o, se si preferisce altra locuzione, partigiana; per amore di discussione; per isfogo di non più fortunate tendenze letterarie".
Morì a Bra (prov. Cuneo) il 25 febbr. 1941.
Tra gli scritti principali si ricordano: Bibliografia mazzoliana cioè di F. Mazzola detto il Parmigianino, Parma 1884; La politica in provincia, Roma 1885; Lo spirito di Voltaire: racconti, inediti, giudizi, ibid. 1885; Contro il teatro, Parma 1886; Bibliografia allegra. Gli amori di un frate erudito, in Cronaca bizantina, VI (1886), 12, 21 marzo; Saggio delle bibliografie degli incunaboli, Città di Castello 1887; Il quaresimale di Padre Agostino: sunti e impressioni illustrate, Parma 1889; [Cimone] 1508 di Montecitorio, Torino 1906; Lo sciopero di Parma: note di un testimonio, in Nuova Antologia, 10 luglio 1908, pp. 140-145; Il cinquantenario del plebiscito parmense: discorso pronunziato nel teatro Farnese il 5 sett. 1909, Parma 1909; I partiti, le elezioni politiche e l'eremita di Lampedusa, in Nuova Antologia, 16 nov. 1912, pp. 280-286; I moribondi di Montecitorio, Milano 1920; [Cimone] Una setta di giornalisti, ibid. 1921; [Cimone] Le memorie di un candidato e altre cose dimenticabili, Bologna 1924; Il De Sanctis giornalista, in Studi e ricordi desanctisiani, Avellino 1935. Curò inoltre la pubblicazione di G. B. Bodoni, Alcune lettere inedite..., Parma 1884; O. Giordani, Alcune lettere inedite riguardanti varie edizioni di opere sue, Bologna 1884. Oltre che sui giornali citati, scrisse su Il Bibliofilo, La Rivista politica e parlamentare, La Politica nazionale, Rivista d'Italia e d'America, La Nuova Rassegna, Biblioteca italiana di filosofia e lettere. Per i suoi interventi parlamentari si rinvia agli indici degli Atti parlamentari. Camera dei deputati, XXII legislatura (1906-1909); XXIII legislatura (1909-1913); XXIV legislatura (1913-1919).
Fonti e Bibl.: Necrol.: IlSecolo XIX, 26 febbr. 1941; La Stampa, 26 febbr. 1941; Per E. F., Parma 1941 (omaggio di alcuni amici nell'anno della sua morte; contiene anche un suo scritto, L'edile Bibulo); P. Vigo, Storia degli ultimi trenta anni del secolo XIX, VI, 1891-1894, Milano 1913, p. 310; Cronaca. L'on. F. senatore, in Gazzetta di Parma, 5 ott. 1920; L. Lodi, Giornalisti, Bari 1930, pp. 33-47, 144-154; S. Barzilai, Luci ed ombre del passato. Memorie di vita politica, Milano 1937, p. 76; S. Cilibrizzi, Storia parlamentare politica e diplomatica d'Italia. Da Novara a VittorioVeneto, IV (1909-14), Napoli 1939, p. 18; VII (1917-18), Roma 1948, pp. 52 s.; B. Melossi, Dizionario dei Parmigiani..., Parma 1957, pp. 67 s.; Dalle Carte di G. Giolitti. Quarant'anni di politica italiana, I-III, Milano 1962, a cura di C. Pavone-P. D'Angiolini-G. Carocci, ad Indices; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dal 1900 al 1926, Roma 1977, ad Indicem; Enc. biogr. e bibl. italiana, A. Malatesta, Ministri deputati e senatori, I, Milano 1940, pp. 392 ss. Per uno sguardo d'insieme cfr. anche V. Castronovo-L. Giacheri Fossati-N. Tranfaglia, La stampa italiana nell'età liberale, in Storia della stampa italiana, III, Roma-Bari, 1979, pp. 83-121, passim.