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FERRERO, Emilio

di Vincenzo Caciulli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)
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FERRERO, Emilio (Maurizio)

Vincenzo Caciulli

Nato a Cuneo il 13 genn. 1819 da Filippo e da Rosalia D'Arlor, entrò il 4 apr. 1829 nella Accademia militare di Torino, dove completò gli studi, conseguendo nel 1837 il grado di sottotenente. Arruolato nell'arma del genio, vi proseguì la carriera sino al grado di capitano. Partecipò alla prima guerra d'indipendenza, guadagnandosi la menzione onorevole per l'assedio di Peschiera del '48 e la medaglia d'argento al valor militare per la battaglia di Novara dell'anno seguente. Nel 1855-56 fece parte del corpo di spedizione sardo in Crimea, dove ottenne un'altra menzione per la marcia offensiva sulla Cernaia. Nel 1859 fu insignito del grado di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia per il comportamento tenuto nella guerra contro gli Austriaci. Lo stesso anno passava alla fanteria ed otteneva il comando del 4º reggimento granatieri che guidò nel corso della spedizione nell'Umbria e nelle Marche, distinguendosi nella battaglia di Ancona e ottenendo un'altra medaglia d'argento. Il 17 nov. 1860 fu nominato colonnello e venne chiamato come segretario nella Commissione di scrutinio, voluta dal ministro della Guerra M. Fanti e presieduta dal generale E. Morozzo della Rocca, che aveva l'incarico di vagliare la posizione degli ufficiali garibaldini che chiedevano il passaggio nei ruoli del costituendo esercito italiano.

Nel 1862 assunse il comando della brigata "Parma"; l'anno seguente, nominato maggiore generale, divenne direttore della Scuola militare di Modena, l'istituto di formazione di ufficiali di fanteria e cavalleria attivato nel 1859 per fornire i quadri a quell'esercito della Lega delle province centrali che era poi confluito in quello sardo. Per tre anni mantenne l'incarico, passando al momento del conflitto con l'Austria del '66 di nuovo al comando della brigata "Parma" che partecipava alla guerra. Dal 1867 al 1870 rimase a disposizione del ministero della Guerra che gli affidò provvisoriamente le divisioni territoriali di Perugia prima, poi di Brescia e poi ancora di Parma. Nel '70 comandò la 13a divisione che faceva parte delle truppe, guidate dal generale R. Cadorna, inviate a conquistare Roma. Furono proprio le artiglierie del F. ad aprire la breccia nelle fortificazioni capitoline, ma l'apporto dei suoi reparti alle operazioni fu senz'altro marginale. Promosso tenente generale quello stesso anno, entrò nel Comitato delle armi di linea, l'organismo di supervisione tecnica investito del compito di coadiuvare l'opera del ministro. Nel 1875 assunse il comando della 2a divisione; cinque anni dopo, nel 1880, guidò il IX corpo d'armata di stanza a Bari.

Ormai ai vertici della gerarchia militare, nel marzo 1881 il F., che in passato non aveva mai palesato interesse per la vita politica, venne interpellato per, assumere la responsabilità dell'amministrazione militare in sostituzione del defimto ministro generale B. Milon. Secondo i Souvenirs di L. G. Pelloux, segretario generale del ministero della Guerra col F., la designazione era dovuta al presidente del Consiglio B. Cairoli che aveva conosciuto il F. nell'ottobre dell'anno precedente durante un viaggio dei sovrani in Puglia. Di certo la nomina del F., avvenuta il 4 apr. 1881, si ebbe dopo che erano cadute le candidature dei generali T. Bocca e L. Mezzacapo, nonché quella dello stesso Pelloux che aveva al momento un grado gerarchico troppo basso per non suscitare apprensioni e perplessità nei circoli militari.

Avvertita in vari settori politici come una sorta di "comando" reale, l'investitura del F. interrompeva un tormentato periodo nella vita dell'amministrazione militare, caratterizzato da frequenti cambi di ministri e travagliato da polemiche sulle fortificazioni, sulla forza dell'esercito e sul bilancio. Non a caso la candidatura del Mezzacapo, considerato tra i militari più prestigiosi, era caduta proprio sul tema del bilancio che il generale napoletano riteneva troppo esiguo.

Nominato senatore per la 5ª categoria l'8 apr. 1881, il F., dopo aver dichiarato di voler proseguire sulla linea tracciata dal suo predecessore e, soprattutto, dopo essere stato confermato alla Pilotta nel nuovo gabinetto di A. Depretis formato alla fine di maggio, dava il via ad una serie di proposte di riforma che riguardavano più settori dell'esercito. Tra il novembre e il dicembre presentava infatti disegni di legge sul reclutamento e l'ordinamento, sulla circoscrizione militare e le spese straordinarie. Riguardo all'ordinamento egli proponeva di portare i corpi d'armata da dieci a dodici con un aumento di 10.000 unità nel contingente di leva annuale ed il conseguente incremento delle unità organiche. Per contenere le maggiori spese dovute a tale riforma prevedeva di utilizzare il meccanismo dei congedi anticipati per consistenti quote del contingente di leva, limitando la forza delle compagnie in pace a novanta unità e con la forza bilanciata non superiore a 200.000 uomini. Si sarebbe così rimasti nei limiti di un bilancio di 200 milioni, ritenuto accettabile dal dicastero del Tesoro. Parallelamente intendeva riordinare la milizia mobile, rendendola effettivamente operativa. Dal punto di vista strettamente militare l'ordinamento proposto originava una "crescita squilibrata" che rafforzava l'intelaiatura dell'esercito, ma lasciava carenti settori come l'artiglieria e la cavalleria. Per il ministro le caratteristiche essenziali del suo progetto, trasformato in legge il 29 giugno 1882, erano in primo luogo la necessità di dotare il paese e la sua classe dirigente di uno strumento in grado di porlo tra le grandi potenze del continente e, in secondo luogo, l'intenzione di creare un'"armatura" per l'esercito che fosse al passo come capacità d'inquadramento con i maggiori eserciti europei.

Tra le iniziative del F. si possono senz'altro annoverare la soppressione del Comitato di stato maggiore e la creazione, con il decreto del 29 luglio 1881, della carica di capo di stato maggiore dell'esercito, carica che comportava il compito di studiare tecnicamente i problemi connessi con la difesa del paese e la preparazione militare.

Dal punto di vista legislativo l'attività del F., passato indenne attraverso tre diversi gabinetti Depretis, fu intensa. A lui si deve la legge che creava la posizione ausiliaria per gli ufficiali, l'istituzione del Tiro a segno nazionale (luglio '82) e della Scuola d'applicazione di sanità militare (novembre '82), la legge sullo stato dei sottufficiali (luglio '83) e l'istituzione dell'ispettorato di cavalleria.

Fu nel corso del 1884 che la sua posizione e le sue fortune politiche iniziarono a decadere. Nel marzo presentava alla Camera dei deputati un disegno di legge per l'ampliamento dell'artiglieria e della cavalleria (una sorta di completamento dell'ordinamento del 1882) ed un nuovo piano di 243 milioni di spese straordinarie, considerato dal ministro come una prima tranche di crediti necessari per realizzare le indicazioni della commissione che, fin dal 1880, studiava i problemi delle fortificazioni e della difesa dello Stato. Né il primo né il secondo progetto del F., il quale già afflitto dalla malattia che lo porterà alla morte dovette affidare al Pelloux il compito di seguirne il cammino, erano destinati ad una vita facile.

La discussione sull'ampliamento dell'artiglieria e della cavalleria, progetto duramente criticato dall'ex ministro generale C. Ricotti Magnani per l'onere che avrebbe comportato al bilancio fu rimandata dal giugno all'ottobre su proposta del deputato L. Luzzatti; proposta fatta propria dal presidente del Consiglio Depretis. Il piano delle nuove spese straordinarie incontrò addirittura in commissione parlamentare la resistenza del ministro del Tesoro A. Magliani, preoccupato per la situazione finanziaria.

Indubbiamente il 1884 era stato un anno di difficoltà economiche che proiettavano i loro effetti negativi su molteplici aspetti dell'attività del governo. Tuttavia nell'ostilità verso i progetti del F. era possibile ravvisare principalmente nuove prospettive politiche e nuovi interessi in campo industriale. Indicativo in tal senso è il fatto che, mentre si metteva sotto accusa il bilancio della Guerra (salito nel corso della gestione del F. da 200 a 250 milioni) e si tentava di limitare gli stanziamenti, il governo presentava e riusciva a far approvare nuovi crediti straordinari per la marina.

Il F. prendeva amaramente atto della mutata situazione, scrivendo al Pelloux di essere convinto che lo si fosse "volutamente ingannato" permettendogli di presentare i disegni di legge.

Nell'ottobre del 1884, prendendo a pretesto anche il fatto che Pelloux promosso di grado doveva riprendere il servizio attivo, il F. decise di rassegnare le dimissioni. Pochi giorni dopo prendeva il suo posto il generale ed ex ministro Ricotti, rappresentante della Destra e suo più convinto oppositore.

Abbandonato il ministero, con gravi problemi di salute, il F. chiese ed ottenne nel 1885 di essere collocato in posizione ausiliaria.

Morì a Firenze il 1º dic. 1887.

Fonti e Bibl.: Il nuovo ministro della Guerra, in Corriere della sera, 5-6 apr. 1881; necrol. in L'Esercito italiano, 2 dic. 1887; in Corriere della sera, 2-3 dic. 1887. Tra i repertori biografici cfr. A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922, I, p. 414; A. Moscati, I ministri del Regno d'Italia, IV, La Sinistra al potere, Napoli 1964, pp. 452 s.; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 459. Cfr. inoltre: F. Bava Beccaris, L'esercito italiano, sue origini, suo successivo ampliamento, in Cinquant'anni di storia italiana, Roma 1911, I, pp. 64-67; A. Carocci, A. Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887, Torino 1956, pp. 390, 401; L. Pelloux, Quelques souvenirs de ma vie, a cura di G. Manacorda, Roma 1967, pp. 106, 124-30; R. Cadorna, La liberazione di Roma nell'anno 1870 e il plebiscito, Milano 1970, pp. 57 ss. e passim; F. Minniti, Esercito e politica da Porta Pia alla triplice Alleanza, in Storia contemporanea, IV (1973), I, pp. 33-52; G. Rochat-G. Massobrio, Breve storia dell'esercito italiano dal 1861 al 1943, Torino 1978, pp. 111 s.; J. Whittam, Storia dell'esercito italiano, Milano 1979, pp. 162, 181; V. Gallinari, La politica militare della Sinistra storica (1876-1887), in Mem. storiche militari 1979, pp. 72-82; L. Ceva, L'alto comando militare, in Nuova Antologia, gennaio-marzo 1981, pp. 231 s., 234, 236, 238 s.; F. Venturini, Militari e politici nell'Italia umbertina, in Storia contemporanea, XIII (1982), 2, pp. 172 e passim.

Vedi anche
Magliani, Agostino Uomo politico (Laurino 1824 - Roma 1891); membro della Corte dei conti, senatore (dal 1871) e tre volte ministro delle Finanze (l'ultima dal 1879 al 1889), dimostrò non comune abilità tecnica, ma la sua politica fu severamente giudicata, e l'espressione finanza alla Magliani, Agostino divenne sinonimo ... Mocénni, Stanislao Mocénni, Stanislao. - Generale e uomo politico (Siena 1837 - ivi 1907). Ufficiale dell'esercito granducale di Toscana, passato nel 1860 in quello italiano, si distinse nella repressione del brigantaggio nell'Italia meridionale. Generale dal 1884, deputato dal 1874 al 1900, fu ministro della Guerra con ... Ricòtti Magnani, Cesare Ricòtti Magnani, Cesare. - Generale (Borgolavezzaro 1822 - Novara 1917). Partecipò alle guerre di indipendenza e alla guerra di Crimea; nel 1877 divenne generale di corpo di armata. Ministro della Guerra (1870-76; 1885-87), fu deputato (1870-90), senatore (dal 1890) e Collare della Ss. Annunziata. Nel ... Govóne, Giuseppe Govóne, Giuseppe. - Generale piemontese (Isola d'Asti 1825 - Alba 1872). Segnalatosi nella prima guerra d'indipendenza, partecipò alla repressione del moto antipiemontese verificatosi a Genova nell'aprile 1849; successivamente fu incaricato di una missione speciale a Šumla presso Omar pascià (1853); ...
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ferrerìa
ferreria ferrerìa s. f. [der. di ferro], ant. – Quantità di oggetti di ferro; l’insieme dei ferri di un’arte o mestiere.
emiliano
emiliano agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. Aemilianus]. – Dell’Emilia, regione storica dell’Italia centro-settentr.: le città e.; parlare con accento e.; come sost., abitante o nativo dell’Emilia.
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