MANOLESSO, Emilio Maria (Emiliano)
Nacque l'8 dic. 1547, secondo le indicazioni da lui stesso fornite nella sua Historia nova.
I dati biografici a lui riferiti sono alquanto lacunosi, come le informazioni sul ceto di appartenenza, che fu quasi sicuramente quello di cittadino originario. Secondo Foscarini la sua famiglia sarebbe stata di origine candiota, discendente da una linea patrizia del Regno di Candia che avrebbe perduto per qualche motivo il diritto di entrare in Maggior Consiglio. Sansovino lo pone tra i letterati attivi durante il dogado di Pietro Loredan, dichiarandolo "dottore et cavaliero", nonché lettore "salariato del publico". Alberici ne enfatizza la scaltrezza nella conduzione degli affari pubblici per conto della Repubblica, e gli attribuisce una storia dei Turchi, un libro di orazioni latine e diverse orazioni funebri. Per Superbi, che non menziona incarichi pubblici, fu "dottissimo dottore", cavaliere e filosofo celebre, conoscitore provetto del latino e del greco, ma anche pratico di scienze e scrittore prolifico.
Gli Acta graduum dell'ateneo patavino riportano che il M. conseguì il doctoratus in legge l'8 dic. 1563, data dalla quale si suppone che abbia iniziato l'attività di "dottor dell'arti delle leggi civili e canoniche e della sacra teologia", come con vanità si autoqualificava (Historia nova, I, p. 44). Foscarini, che annovera erroneamente il M. tra gli ecclesiastici, forse a causa del suo titolo dottorale, ne ricorda la lunga carriera di pubblico lettore di "istituta criminale e notariale" presso la Biblioteca di S. Maria a partire almeno dal 1575 (p. 305). Presumibilmente nel corso degli anni Sessanta si recò a Ferrara per porsi al servizio del duca Alfonso II d'Este, con il quale ebbe, a suo dire, "servitù assai domestica" (Relazioni…, ed. Alberi, p. 399), ma non si sa in quale posizione, tanto da far sorgere l'ipotesi che fosse un fuoruscito o un confidente del governo veneziano.
Nel 1572 pubblicò a Padova l'Historia nova, nella quale si contengono tutti i successi della guerra turchesca…, in tre libri (L. Pasquati, 1572), dedicati al doge Alvise Mocenigo, per "antica servitù", all'oratore di Spagna, don Guzmán de Silva, e al nunzio apostolico Giovanni Antonio Facchinetti, futuro papa Innocenzo IX, per probabile simpatia politica. L'opera intendeva offrire un panorama dettagliato sui recenti conflitti che avevano interessato la Repubblica di Venezia, esaltando i successi della Serenissima e il valore dei suoi soldati, nella più ampia trama degli avvenimenti europei tra il 1570 e il 1572.
Iniziata con la cronistoria di Cipro fino all'ascesa al potere del sultano Bāyazīd, la narrazione passa alle vicende della Sacra Lega e di Lepanto e termina con quelle politico-religiose della Francia. Le fu riconosciuto un certo valore per l'impronta personale, come quando, descritta l'eroica morte di un valoroso difensore di Famagosta, il vescovo di Limisso (di incerta identificazione), caduto mentre con la croce in mano esortava sulla muraglia alla resistenza, il M. afferma essere questo "l'ufficio di bon pastore […] e non il cogliere in tempo di pace l'entrate" (c. 54v), commento che fa supporre una certa animosità verso il clero a caccia di prebende. Un'opera "piena di dettagli e di osservazioni curiose che invano forse si ricorderebbero altrove", la elogiò Foscarini (p. 305), ma il libro sarebbe stato poco dopo sequestrato, forse proprio a causa di dettagli inopportuni, anche se sulle reali motivazioni del provvedimento ci sono solo congetture.
Nel 1573 il M. pubblicò un'operetta sulla Polonia, il Discorso nel quale si contengono l'origine, sito, qualità, ricchezze, costumi, modo di governo e forze de Poloni… (Roma, Eredi A. Blado, 1573), suggeritagli dal diffuso interesse per queste tematiche negli ambienti politici e intellettuali veneti del secondo Cinquecento, oltre che dal suo soggiorno ferrarese, quando si profilò una candidatura del duca Alfonso II d'Este al trono degli Jagelloni.
È una sintetica nota informativa su ciò che della Polonia era noto, compilata sulla scorta dei testi allora disponibili a Venezia, che in sole sei pagine in 8° offre un'attenta descrizione geopolitica ed etnografica del Paese, analizzandone l'amministrazione laica ed ecclesiastica e la variegata situazione confessionale. Con dovizia di particolari insoliti e curiosi, illustra Cracovia, le altre città e la campagna, soffermandosi sui ceti che ne componevano il panorama sociale ed evidenziando le misere condizioni dei contadini. A conclusione, traccia una rapida storia degli Jagelloni, cui si connette, quasi a completarla, l'altrettanto breve La fausta et felice elettione in re di Polonia del seren.mo et val.mo Henrico di Valois… (Venezia, P. Deuchino, 1573), celebrazione della figura del nuovo sovrano.
Nel 1575 il M. presentò al Senato una relazione su Ferrara, scritta con la sicurezza del politico consumato e l'abilità del provetto diplomatico, che trovò posto tra le relazioni degli ambasciatori veneti, sebbene il M. non avesse ricevuto un incarico ufficiale.
Redatta con minuziosa completezza secondo i canoni stilistici della diplomazia veneziana, la relazione descrive lo Stato estense sotto il profilo geopolitico sociale ed economico, analizzandone l'apparato statale, e osservando condizioni, stile di vita e carattere della popolazione. Si sofferma su Ferrara, con la sua "gran corte", nella quale si dice "non manchi nessuna cosa non dirò per necessità del viver umano ma per le delizie dei principi" (Relazioni, 1912, p. 28). Riserva spazio più ampio all'azione di governo e alla figura di Alfonso II di cui sono tratteggiate, con ampio ricorso alle opinioni dei più intimi, le caratteristiche fisiche (anche una presunta difficoltà procreativa) e la complessa personalità. Il "principe assai danaroso" è molto religioso e dal tratto cortese, amatissimo dal popolo, è ambizioso - è nota la sua aspirazione al trono di Polonia - ma equilibrato nei rapporti con gli altri principi, e sa destreggiarsi con abilità tra Impero e Francia, dai quali dipende la sua fortuna. Un'altra sua opera, la Guida della vita, et compendio dell'historie illustri… (Venezia, P. Deuchino, 1576), è di poco successiva alla relazione, e ne condivide la ricerca dei caratteri peculiari dei più importanti personaggi politici al fine di qualificare i comportamenti migliori per il buon governo dello Stato e della vita di corte.
Il M. morì probabilmente a Venezia in una data anteriore al 1584.
Nel 1584 un fratello del M., Antonio, offrì al vescovo di Ceneda Marc'Antonio Mocenigo un'operetta intitolata Sermone sopra la Natività del Redentore nostro Giesù Christo (Venezia, M. Zaltieri, 1584), che diceva "composta dal già sig. Manolesso Emilio Doctor Kavalier", incentrata sulla devozione al Salvatore e sull'analogia tra la povertà dei tempi di Gesù e il tempo presente. È l'ultimo dato certo riconducibile al M. e anche la prova che a quella data egli era già morto. Nel 1590 a Venezia, per la Società dell'Aquila che si rinnova, fu ripubblicato il Repertorium iuris di G. Bertachini, al quale il M. aveva collaborato redigendo numerose voci.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Dieci savi alle decime in Rialto, b. 160, nn. 480, 536 (redecima del 1581); Senato, Terra, reg. 50, c. 22 (privilegio di stampa); Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Mss. Cicogna, 2404/X; 1788/VII, c. 212; 2862, c. 60; Relazioni degli ambasciatori veneti…, a cura di E. Alberi, s. 2, II, Firenze 1841, pp. 399-427; Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, a cura di A. Segarizzi, I, Bari 1912, pp. 21-47, 294-296; Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini ab anno 1551 ad annum 1565, a cura di E. Dalla Francesca - E. Veronese, Roma-Padova 2001, p. 522; L. Contarini, Aggiunta al vago e dilettevole giardino…, Vicenza 1590, c. 190v; G. Alberici, Catalogo breve de… scrittori venetiani…, Bologna 1605, p. 24; A. Superbi, Trionfo glorioso d'heroi…, III, Venezia 1629, p. 67; F. Sansovino, Venezia città nobilissima…, Venezia 1663, p. 609; G. Fontanini, Il dominio temporale della Sede apostolica sopra la città di Comacchio…, Roma 1709, p. 287; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni…, V, Venezia 1842, p. 390; Id., Saggio di bibliografia veneziana, Venezia 1847, ad ind.; M. Foscarini, Della letteratura veneziana…, Venezia 1854, pp. 96, 305, 490; F. Stefani, E.M. M. e la sua "Historia nova", in Archivio veneto, VI (1876), 1, pp. 132-138; A. Lazzari, I "Ricordi di governo" di Alfonso II d'Este duca di Ferrara, in Arch. stor. italiano, LXXVII (1920), 1, pp. 112-126; R. Picchio, E.M. M. e la Polonia, in Venezia e la Polonia nei secoli dal XVII al XIX. Atti del Convegno… 1963, a cura di L. Cini, Venezia-Roma 1965, pp. 121-127; G. Cozzi, Cultura politica e religiosa nella "Publica storiografia" veneziana del '500, in Boll. dell'Istituto di storia della società e dello Stato, V-VII (1963-64), pp. 215-294; L. Marini, Lo Stato Estense, in Storia d'Italia (UTET), XVII, Torino 1979, p. 52; Storici, politici e moralisti del Seicento, II, Storici e politici veneti del Cinquecento e del Seicento, a cura di G. Benzoni - T. Zanato, Milano-Napoli 1982, ad indicem.