PRAGA, Emilio
PRAGA, Emilio. – Nacque a Gorla (Milano) il 18 dicembre 1839 da famiglia benestante: il padre, Giuseppe, era proprietario di una conceria di pelli e amante delle lettere (fu amico di Carlo Porta); la madre, Annetta (le fonti sono discordi sul cognome), frequentava i salotti più importanti della società culturale milanese, in particolare quelli di Clara Maffei e di Ermellina Maselli Dandolo.
Emilio conobbe presto letterati e artisti, tra i quali i futuri protagonisti della Scapigliatura (della quale divenne poi l’esponente letterario più tipico): Cletto Arrighi, Giuseppe Rovani, Arrigo Boito, Igino Ugo Tarchetti, Antonio Ghislanzoni, nonché i pittori Tranquillo Cremona, Carlo Mancini, Luigi Steffani. L’agiatezza economica gli consentì di dedicarsi agli studi letterari e artistici incoraggiato dal medico e scrittore Giovanni Rajberti, suo padrino di battesimo: prese lezioni dal pittore Luigi Riccardi, che intuì il talento più poetico che pittorico del suo allievo, «un giovinetto pallido, dal viso sparuto e intelligente» (L. Gualdo, in Il Pungolo, 16-17 febbraio 1879). Ma soprattutto poté viaggiare molto (cfr. Schizzi a penna, 1993, pp. 8-11, 48 s.): nel luglio del 1857 fu a Interlaken, e l’anno successivo attraverso la Riviera ligure raggiunse Avignone e Nîmes, risalendo poi la Francia fino alla Normandia e alla Bretagna; viaggiò anche a lungo nelle Fiandre (Dunkerke) e in Olanda.
Praga risiedette per qualche tempo a Parigi, dove avvenne il fondamentale incontro con Les fleurs du mal di Charles Baudelaire e con le opere di Théophile Gautier, Victor Hugo, Henri Mürger, Alfred de Musset, Gérard de Nerval, Louis-Hyacinthe Bouilhet oltre che – grazie alle esposizioni – con le tele dei maggiori pittori del tempo, da Eugéne Delacroix a Jean Baptiste Camille Corot, da Gustave Courbet a Jules Breton. Nell’aprile del 1859, attraverso il Giura svizzero, tornò in Italia, trascorrendo un periodo estivo in Valle Strona, sopra Omegna, in cui avrebbe ambientato le Memorie del presbiterio. Scene di provincia, romanzo lasciato incompiuto e terminato dall’amico Roberto Sacchetti (dapprima nel Pungolo, giugno-novembre 1877; poi in volume, Torino 1881); il capitolo XX offre una ‘mappa’ delle letture importanti per il giovane Praga: ai nomi già fatti (è qui la celebre definizione dei Fleurs du mal come «un’imprecazione, cesellata nel diamante»), aggiungiamo Heinrich Heine ed Edgar Allan Poe.
Praga trasse ispirazione dai viaggi per la sua pittura, che – ponendosi sulla scia di Antonio Fontanesi – coltivò per circa dieci anni, partecipando alle annuali Esposizioni di Belle Arti a Brera dal 1859 (con quattro dipinti a olio) al 1866, e ancora nel 1870. Qualche titolo: Dintorni di Bordighera (1860), Casolari in riva al mare (1861), Borgata di Noli, Marina in burrasca, Convento in Liguria (1865), A Porto Maurizio (1870). Il ricordo del viaggio in Olanda suggerì il Porto olandese (1863), conservato presso la Galleria d’arte moderna di Milano, dove si trovano altri tre oli di Praga: Rive del Ticino, Tramonto e Le sorelline (cfr. L. Caramel - C. Pirovano, Galleria d’arte moderna. Opere dell’Ottocento. N-Z, Milano 1975, pp. 661 s., e tavv. 2089-2092).
Oltre che pittore, Praga fu critico d’arte di rilievo, come dimostrano i suoi interventi sul Sole e sul Pungolo: nel 1865 sul Sole (21 agosto-22 settembre) difese la pittura en plein-air dei «rinnovatori», come Steffani, compagno di molti suoi viaggi giovanili, il quale «chiede la poesia del suo quadro alla poesia compenetrata nel soggetto […] ecco perché si sente il muschio nei suoi paesaggi, e il sale nelle sue marine» (La pubblicistica nel periodo della Scapigliatura, 1984, p. 1866). Durante i viaggi fissava i suoi appunti su un album da cui avrebbe prelevato gli Schizzi a penna pubblicati nel 1865 nella Rivista minima (e riediti da Ermanno Paccagnini nel 1993).
Fatto ritorno a Milano, Praga frequentò assiduamente i salotti culturali, divenendo amico della duchessa Eugenia Litta, della contessa Maffei, e soprattutto della contessa Dandolo; due poesie ‘scherzose’ (recentemente rinvenute, cfr. Paccagnini, 1999, pp. 127-131) Praga dedicò anche a Vittoria Cima, amica di Arrigo Boito e lieta di accogliere i nuovi fermenti scapigliati nel suo salotto, diviso tra Milano e Cernobbio.
Nel 1862 pubblicò a proprie spese e con grande eleganza tipografica, presso il milanese Gaetano Brigola, la sua prima raccolta, Tavolozza (composta di cinquanta liriche); il 1862 fu anche l’anno del matrimonio con Annetta Benfereri e della nascita dell’unico figlio, Marco, futuro commediografo. Nel 1863 Le madri galanti, commedia scritta insieme con Boito, fu rappresentata con vivo insuccesso al teatro Carignano di Torino (dove comunque Praga strinse amicizia con Giuseppe Giacosa, Giovanni Faldella, Giovanni Camerana, Giuseppe Cesare Molineri). Ancora con Boito fondò e diresse il Figaro (7 gennaio-31 marzo 1864), ispirato programmaticamente dall’amore per «l’Arte, l’arte giovine, l’arte bella, l’arte ideale», identificata con il realismo.
Nello stesso anno la vita di Praga fu sconvolta dalla repentina morte del padre e dal tracollo economico che ne derivò: Emilio non sarebbe stato in grado nemmeno di pubblicare la seconda raccolta di poesie (Penombre, Milano 1864) senza l’aiuto di Arrighi e altri amici. Le 55 poesie sono suddivise in tre sezioni (Meriggi, Vespri, Mezzenotti) precedute dal celebre Preludio, intriso del ‘maledettismo’ tipico della raccolta.
Nel 1865 gli venne conferita, su suggerimento della contessa Maffei, la cattedra di letteratura poetica e drammatica presso il Conservatorio di Milano, dove il 10 novembre tenne la Prolusione, una sintetica storia della poesia come «storia dello spirito umano», pubblicata nel Giornale della Società del Quartetto di Milano, 17 novembre 1865 (riprodotta in Nutini, 2010, pp. 99-104). Svolse il suo lavoro di insegnante in modo discontinuo, con frequenti assenze, ma con generosità nello scrivere testi poetici per allievi che dovevano musicarli; compose spesso testi anche per altri musicisti, come le sette poesie in francese per il cognato Luigi Luzzi (Paccagnini, 1986, pp. 73-84). Nel 1866, allo scoppio della terza guerra d’indipendenza, si arruolò con Boito e Franco Faccio tra i volontari garibaldini.
Nel 1867 uscì la terza raccolta, Fiabe e Leggende (Milano), improntata a una poesia narrativa, vicina al genere romantico della novella in versi; il quarto volume poetico, il postumo Trasparenze (a cura di G.C. Molineri, Torino 1878), si caratterizzò invece per l’intonazione pacata, per lo più lontana da punte polemiche e oltranze linguistiche.
Nel marzo 1868 sfidò a duello Achille Bizzoni, direttore del Gazzettino Rosa, in cui era apparso un trafiletto velenoso contro di lui, definito «genio incompreso, o talento fallito», ma Bizzoni si rifiutò di duellare con un «mezzo uomo»: l’abuso di alcol aveva progressivamente devastato il suo fisico, gracile da sempre, come testimoniano gli amici Fernando Fontana («su un corpo mingherlino e nervoso aveva un capo grosso, quasi da idrocefalo»: Profilo premesso all’edizione di Tavolozza, 1883, p. XXII) e Luigi Gualdo («Sovra un corpo sottile, strano, […] posava una testa un po’ grossa a capelli folti, dalla fronte non alta ma prominente, dalle ciglia celanti due occhi piccoli, sonnolenti, che a un tratto s’accendevano per un gesto o una parola […]», in Il Pungolo, 16-17 febbraio 1879; poi in La pubblicistica…, 1984, p. 1090).
Negli ultimi anni, il continuo e drammatico bisogno di guadagno lo indusse sia a scrivere racconti per l’appendice del Pungolo sia a una produzione frettolosa e sciatta di libretti per musica (elencati in bibliografia); nel 1871 scrisse il Democrit, commedia di argomento greco in versi milanesi e nel 1872 fece una sostanziale revisione del libretto (scritto da sei autori) dei Promessi sposi per la musica di Amilcare Ponchielli.
Tra il 1872 e il 1873 avvenne la separazione dalla moglie e dal figlio e la sua vita andò definitivamente alla deriva; il fratello Eugenio infine lo accolse nella casa attigua al suo stabilimento per la fabbricazione dell’asfalto a Porta Genova.
Morì il 26 dicembre 1875 a Milano e fu sepolto nel cimitero di Porta Magenta.
Opere. La vita disordinata di Praga spiega la dispersione dei suoi manoscritti: pochissimi quelli conosciuti, conservati dalla Biblioteca Braidense di Milano e dalla Palatina di Parma (fondo Arrigo Boito). Le Opere, a cura di G. Catalano (Napoli 1969) comprendono le quattro raccolte poetiche e le Memorie del presbiterio. Nello specifico si ha, per la poesia: Tavolozza, Milano 1862 (con Profilo di E. P. di F. Fontana, Torino 1883 e 1889; con prefazione di A. Castaldo, Roma 1911; a cura di G. Palli Baroni, Bologna 2008); Penombre, Milano 1864 (con Profilo di E. P. di F. Fontana, Torino 1879; con prefazione di A. Castaldo, Roma 1913); Fiabe e Leggende, Milano 1869 (con illustrazioni di E. Calandra - M. Michela, Torino 1884); Trasparenze. Fantasma, con prefazione di G.C. Molineri, Torino 1878 e 1897; Penombre e Trasparenze, Torino 1889; Poesie, Milano 1922; Tavolozza, Penombre, a cura di A. Romanò, Bologna 1963; Poesie, a cura di M. Petrucciani, Bari 1969, edizione critica. Scelta antologica e commentata in Poeti minori dell’Ottocento, a cura di L. Baldacci, I, Milano-Napoli 1958, pp. 869-892; Antologia della poesia italiana. Ottocento, diretta da C. Segre - C. Ossola, Torino 2002, pp. 354-381; La poesia scapigliata, a cura di R. Carnero, Milano 2007, pp. 67-174. Per la prosa: Schizzi a penna, in Rivista minima, febbraio-marzo 1865 (a cura di E. Paccagnini, Roma 1993); Due destini, in Il Pungolo, dicembre 1867-febbraio 1869 (a cura di G. Finzi, Milano 1989); Le memorie del presbiterio. Scene di provincia, Torino 1881 (con introduzione di E. Colombo, Milano 1940); in Narratori dell’Ottocento e del primo Novecento, a cura di A. Borlenghi, I, Milano-Napoli 1961, pp. 379-578; E. Praga - R. Sacchetti, Memorie del presbiterio, a cura di G. Zaccaria, Torino 1977 (a cura di G. Tellini, Milano 1990). Per il teatro in prosa: Le madri galanti, Milano 1863 (in collaborazione con A. Boito); Il capolavoro d’Orlando, Milano 1867. Per il teatro in versi: I profughi fiamminghi, Milano 1863 (musica di F. Faccio); Il giudizio d’Oreste, Milano 1869; Fantasma, Milano 1870 (musica di A. Ferretto); Democrit, Milano 1871; L’avvocato Patelin, Milano 1871 (musica di A. Montuoro); Il viandante (libera traduzione da F. Coppée), Milano 1872 (musica di G. Litta) e 1880; Altri tempi, Milano 1875; Atala, Milano 1876 (musica di G. Gallignani); Il Conte di Montecristo, Milano 1876 (musica di R. Dell’Aquila); Maria Tudor, Milano 1879 (musica di A.C. Gomes); Paolo, Milano 1883.
Fonti e Bibl.: Oltre al fondamentale repertorio La pubblicistica nel periodo della Scapigliatura, a cura di G. Farinelli, Milano 1984, e alle pagine dedicate a Praga nelle storie letterarie e nei profili del movimento scapigliato (G. Mariani, Storia della Scapigliatura, Caltanissetta-Roma 1967; P. Nardi, Scapigliatura, Bologna 1968; G. Farinelli, La Scapigliatura. Profilo storico, protagonisti, documenti, Roma 2003), si segnalano le monografie: M. Petrucciani, E. P., Torino 1962; V. Paladino, E. P., Ravenna 1967; A. Marinari, E. P. poeta di una crisi, Napoli 1969. Fra i saggi: G. Marangoni, E. P. pittore, in Nuova Antologia, CLXVI (1913), 4, pp. 218-230; G. Rogante, E. P.: prime ricerche poetiche e pittoriche (1857-1862), in Novità e tradizione nel secondo Ottocento italiano, a cura di F. Mattesini, Milano 1974, pp. 370-388; F. Bettini, E. P.: dalla dissoluzione bozzettistica dell’idillio all’utopia «perversa» di un’arte, intesa come «malattia» e come «trasparenza», in La Rassegna della letteratura italiana, LXXX (1976), 1-2, pp. 120-150; E. Paccagnini, P. e la poesia civile, in Otto/Novecento, VIII (1984), 2, pp. 141-151; Id., E. P.: versi italiani e francesi dispersi, ibid., X (1986), 2, pp. 67-97; Id., E. P. e le contesse. Due inediti e qualche variante, ibid., XXIII (1999), 1, pp. 123-131; C. Nutini, Sotto «il velo del quietismo»: “Tavolozza” di E. P., in La Rassegna della letteratura italiana, CXIV (2010), 1, pp. 86-107.