Praga, Emilio
Poeta (Gorla, Milano, 1839 - Milano 1875). Proveniente da una ricca famiglia di industriali, dal 1857 al 1859 viaggiò per l’Europa, soffermandosi soprattutto in Francia dove divenne un entusiasta ammiratore di Baudelaire, ma anche di Hugo, de Musset, Heine. Sulle orme dei poeti francesi condusse un’aspra critica al sentimentalismo di Prati e Aleardi e anche al romanticismo di stampo manzoniano, divenendo uno dei principali esponenti della scapigliatura milanese, della quale incarnò anche nella vita gli aspetti più ribelli e sregolati. Nel 1859 esordì come pittore, esponendo alcuni quadri a Brera, e nel 1862 pubblicò la raccolta di versi Tavolozza, di impianto per lo più narrativo o diaristico, e di ispirazione realistico-idilliaca, sebbene siano già presenti motivi orgiastici e «maledetti». La morte del padre (1864) e il fallimento dell’azienda familiare resero precarie le sue condizioni economiche e lo costrinsero a cercare un lavoro regolare: collaborò con Arrigo Boito al «Figaro» e accettò l’insegnamento di Letteratura presso il Conservatorio di Milano. Non seppe però a lungo adattarsi a questa sua nuova condizione e, costretto a lasciare la cattedra per la sua incapacità di tenere un regolare corso di lezioni, si abbandonò sempre più spesso all’alcool, conducendo una vita inquieta e sregolata. Continuò comunque a scrivere: nel 1864 pubblicò Penombre, cui seguì nel 1867 Fiabe e leggende. Nei versi raccolti in queste opere prevalgono le tinte forti e i temi macabri e si accentua l’intento demistificatore e provocatorio. Solo in Trasparenze, pubblicato postumo nel 1878, la tensione si allenta e prevale un’aspirazione ad affetti tranquilli e domestici. Autore di diversi libretti d’opera, tentò anche la via del teatro di prosa (Le madri galanti, con Arrigo Boito, 1863; Altri tempi, 1875), ma con scarso successo. Lasciò incompiuto il romanzo Memorie del presbiterio. Scene di provincia, condotto a termine da Renato Sacchetti e pubblicato nel 1881.