TREVES, Emilio
(Emilio Salomone). – Nacque a Trieste il 31 dicembre 1834, secondo figlio di Sabato Graziadio, rabbino maggiore della comunità israelitica di Trieste, e di Lia Montalcini.
I genitori provenivano da Torino, dove Sabato, nato a Vercelli nel 1780, aveva ricoperto dal 1821 al 1833 la locale cattedra rabbinica. A Torino, Sabato aveva sposato Montalcini, che aveva avuto, da un precedente matrimonio, le figlie Annetta, Esterina e Rosa. La coppia ebbe altri due figli maschi, oltre a Emilio: il primogenito Enrico Michele e, da ultimo, Giuseppe Emanuele.
Frequentò le scuole elementari israelitiche e il ginnasio del Regio Impero nella stessa città e non sembra, anche da sue dirette testimonianze, che abbia svolto studi universitari.
Le sue prime prove letterarie risalgono all’adolescenza: si ha notizia di un dramma dal titolo Ricchezza e miseria (scritto probabilmente nel 1851) mentre nel 1853 diede alle stampe il dramma storico in cinque atti Il duca di Enghien, di cui fu proibita la rappresentazione dalla censura austriaca. In quello stesso anno Treves venne coinvolto nell’accusa rivolta al fratello maggiore di detenzione di materiali informativi sovversivi contro il governo austriaco: a differenza del fratello non subì alcuna condanna e tuttavia nella primavera del 1854 si allontanò da Trieste e si recò a Parigi, dove rimase nei due anni successivi. Questo primo di una lunga serie di viaggi nella capitale francese fu per Treves una vera e propria esperienza di formazione, che, offrendogli l’occasione di frequentare i circoli intellettuali e artistici della città, si rivelò fondamentale per la futura attività di editore. Dal maggio del 1854 prese a collaborare con regolarità al Crepuscolo di Carlo Tenca, inviando corrispondenze di carattere politico e culturale dalla capitale francese; a Parigi entrò anche a far parte della redazione del Courrier franco-italien.
Al centro degli articoli di Treves erano soprattutto gli orientamenti dell’opinione pubblica francese verso la situazione politica dell’Italia. A conclusione della guerra di Crimea, alla quale il Piemonte aveva preso parte, Treves seguì lo svolgimento del congresso di pace che si teneva a Parigi: nelle sue corrispondenze sottolineò che, per quanto atteneva alla questione italiana, «non vi fu e non vi poteva essere deliberazione» (Grillandi, 1977, p. 95), né alcuna vera intenzione di favorire l’unificazione bensì, soprattutto da parte della Francia, il desiderio che in Italia si mantenesse l’ordine costituito e non si minacciasse il potere temporale del papa.
A fine giugno del 1856 morì a Cuneo Sabato Graziadio. Subito dopo Treves fece ritorno a Trieste dove, nell’autunno dello stesso anno, fondò, insieme con Giuseppe Corradi, il trisettimanale L’anello. Giornale per tutti, un foglio a carattere miscellaneo che, come dichiarava fin dal sottotitolo, si indirizzava a un pubblico ampio trattando, insieme con argomenti a carattere letterario e culturale, l’attualità e la cronaca. Fin dai primi passi nell’ambito del giornalismo, Treves mostrò interesse e sollecitudine per l’istruzione popolare, che anche in seguito divenne fine precipuo delle sue imprese editoriali. Sottoposto alla stretta sorveglianza della polizia austriaca e al sequestro dei primi numeri, il giornale venne pubblicato fino al 1857, ma nel dicembre del 1856 Treves cessò la sua collaborazione.
All’inizio del 1857 si recò nuovamente a Parigi e dal marzo ripresero le corrispondenze al Crepuscolo relative alla politica interna francese, a Napoleone III e ai suoi rapporti con la contessa di Castiglione. Nell’aprile Treves venne richiamato in Italia per chiarire la sua posizione in merito agli obblighi di leva, ai quali avrebbe dovuto ottemperare in Piemonte. Risolta la questione, si recò a luglio a Fiume, dove si impiegò presso l’azienda di Giovanni Spagnolo, editore dell’Eco di Fiume. Dopo un breve soggiorno a Udine, si trasferì a Milano con l’intenzione di fare ritorno dopo poco a Parigi; tuttavia, da quel momento si stabilì permanentemente nella capitale lombarda. All’inizio lavorò come precettore presso la famiglia dell’avvocato Gerolamo Morpurgo, assessore del Comune, e prese contemporaneamente a collaborare alla Gazzetta di Milano e all’Italia musicale, il settimanale pubblicato dall’editore musicale Francesco Lucca. Lasciata la collaborazione con la Gazzetta di Milano, Treves rilevò il trisettimanale L’Uomo di pietra: giornale letterario, umoristico-critico con caricature (vi scrivevano, tra gli altri, Giovanni Rajberti, Giuseppe Rovani, Antonio Ghislanzoni, Ippolito Nievo), dove tenne una collaborazione fissa firmando con lo pseudonimo Il Piovano.
Il suo primo articolo, apparso il 7 luglio 1858, dal titolo Peregrinazioni d’estate, trattava, in tono ironico, del convegno di Plombières e dava spiegazione della scelta dello pseudonimo, riferito al prete toscano Arlotto Mainardi, detto Pievano Arlotto, e alla sua proverbiale arguzia.
Strinse in quel periodo una solida e affettuosa amicizia con Rovani, destinata a durare fino alla morte dell’autore di Cento anni (1874), e frequentò gli ambienti della scapigliatura milanese, i caffè Martini e dell’Accademia, il salotto della contessa Maffei e quello di Giovannina Strazza, consorte dell’editore Lucca, dove conobbe Suzette Thompson, una giovane inglese venuta a studiare musica in Italia, con cui si unì in matrimonio a Londra il 1° giugno 1863: dall’unione nacque l’anno successivo la loro unica figlia, Maria.
Scoppiate le ostilità con l’Austria nel 1859, Treves si arruolò nei Cacciatori delle Alpi al seguito di Giuseppe Garibaldi. Alla smobilitazione rientrò a Milano, dove a luglio del 1860 divenne direttore dell’Uomo di pietra.
L’esordio di Treves nel mondo dell’editoria avvenne nel gennaio del 1861 con la pubblicazione del periodico Museo di famiglia, esemplato sul modello francese del Musée des familles.
Pubblicato con regolarità fino al 1867 e poi saltuariamente negli anni successivi, il Museo poté fin da subito contare su molte firme prestigiose – da Pietro Thouar ad Angelo de Gubernatis e Angelo Brofferio, da Francesco Dall’Ongaro a Niccolò Tommaseo –, nonché sulle illustrazioni di Giulio Gorra e sui finanziamenti del fratello maggiore di Treves, Enrico Michele, direttore della banca Anau a Torino, che assicurarono al giornale una certa solidità economica.
Gli anni Sessanta videro l’espansione e l’ascesa della casa editrice Treves, la cui produzione si articolò in collane a carattere popolare e pedagogico e in periodici illustrati.
Nella collana Biblioteca utile apparvero, tra il 1864 e il 1881, testi di divulgazione storica e scientifica e letteratura del self-help rivolta a promuovere l’ideologia del lavoro presso la classe operaia. Tra gli autori che vi collaborarono si ricordino almeno: Michele Lessona, Gerolamo Boccardo, Carlo Mariani, Jean Macé, Samuel Smiles, Edmond About. Esordì nella collana anche Edmondo De Amicis, di cui Treves pubblicò in volume, con il titolo La vita militare, i bozzetti che il giovane ufficiale di fanteria, di stanza a Firenze, scriveva sotto forma di rubrica periodica nella rivista di propaganda per le forze armate Italia militare. La collana Biblioteca amena, inaugurata nel 1868, proseguì fino agli anni Trenta del Novecento e giunse a contare migliaia di titoli e ristampe: vi trovarono posto, accanto agli autori italiani contemporanei, quali Anton Giulio Barrili, Vittorio Bersezio, De Amicis, numerosi illustri stranieri da Dickens a Dumas a Zola a Dostoevskij a Tolstoj.
Tra la fine degli anni Sessanta e la metà dei Settanta Treves si dedicò alla produzione di periodici indirizzati a un largo e articolato pubblico. Mentre cessava nel 1867 il Museo di famiglia, la casa editrice iniziò la pubblicazione dell’Universo illustrato: giornale per tutti (1866-1873) e, poco dopo, dell’Illustrazione popolare (1869-1917). Né trascurò di cimentarsi nel settore dei quotidiani con la fondazione, nel 1869, del Corriere di Milano, di cui assunse personalmente la direzione.
Il quotidiano, orientato a un costituzionalismo moderato, annoverò tra i collaboratori alcune figure di primo piano del mondo intellettuale italiano, come il giurista Girolamo Boccardo, gli scrittori Vittorio Imbriani, Paolo Ferrari, Antonio Caccianiga; ne fu caporedattore il giovane napoletano Eugenio Torelli Viollier, che nel 1876 fondò il Corriere della sera. Dopo aver raggiunto un buon successo di vendite, il Corriere fu venduto alla società editrice del Pungolo nel 1874.
Nel 1872 la casa editrice assunse la denominazione Fratelli Treves a seguito di un riassetto della proprietà, che vide l’ingresso, come socio effettivo, del fratello minore di Emilio, Giuseppe Emanuele, uomo d’affari: Giuseppe e la moglie, la scrittrice Virginia Dolci Tedeschi, nota con lo pseudonimo di Cordelia, investirono cospicui capitali nell’impresa. La ristrutturazione aziendale permise a Emilio di portare a compimento il suo progetto di giornale illustrato di grande formato, sul modello dei giornali editi nelle capitali europee, già da lui stesso sperimentato con i titoli usciti negli anni precedenti. La Nuova Illustrazione universale vide la luce il 16 dicembre 1873, diventando dal 1° gennaio 1876 l’Illustrazione italiana.
Fra le prime riviste in Italia illustrate da fotografie, l’Illustrazione proponeva, in una veste grafica attentamente curata, scritti e personaggi contemporanei, l’attualità, la vita pubblica e sociale, le scienze, le belle arti, la geografia e i viaggi, i teatri, la musica, le mode. Grazie all’Illustrazione si rinsaldò il rapporto con De Amicis, che con Treves pubblicò Costantinopoli (1877) e Olanda, uscito a Firenze da Barbera nel 1874 in prima edizione e poi ripubblicato da Treves. Agli anni Settanta risale anche l’inizio dei rapporti con Giovanni Verga, che diede alle stampe per Treves sia Eva (1873) sia Storia di una capinera (1873, già pubblicato da Lampugnani in prima edizione nel 1871).
Alla fine degli anni Settanta anche Treves, come Sonzogno e Garbini, intraprese la pubblicazione di riviste dedicate alla moda e rivolte a un pubblico femminile: La Moda: giornale delle dame (1878-1897), L’eleganza (1878-1917), Margherita (1878-1922) furono seguite dall’Eco della moda: giornale per le signore e signorine (1897-1912) e dal Corriere delle signore: giornale di moda e letteratura (1897-1916).
Con esse l’editore dichiarava la propria «ambizione di imporre modelli dichiaratamente e integralmente ‘italiani’ di cultura per le donne. L’editore insistette infatti sui progressi tecnici della sua azienda in campo tipo-litografico e sull’influenza che, grazie ad essi, la casa editrice poteva esercitare sulla cultura del paese» (Franchini, 2004, p. 104). Soprattutto Margherita, chiaramente ispirato nell’intitolazione alla nuova regina d’Italia, era in grado, sia per l’accuratezza e la ricchezza delle illustrazioni sia per la qualità delle collaborazioni letterarie – tra cui quelle di Matilde Serao, Neera, Barrili, Bersezio, De Amicis, Cordelia – di rappresentare un modello «in grado di competere con i giornali di moda europei» (p. 105).
Treves fu molto attivo nel campo dell’associazionismo di categoria e si batté tenacemente per il riconoscimento e la tutela dei diritti delle opere dell’ingegno: già fondatore nel 1869, con altri editori, e presidente dell’Associazione tipografico libraria italiana (ATLI), fu eletto, insieme con l’avvocato Emilio Rosmini, vicepresidente della Società italiana degli autori, che nel 1927 assunse la denominazione di Società italiana degli autori ed editori (SIAE).
Gli anni Ottanta segnarono per la casa editrice un momento di grande espansione in ambito letterario, con i romanzi del ciclo verghiano dei Vinti – I Malavoglia (1881) e Mastro Don Gesualdo (1889) –, il grande successo del Cuore (1886) deamicisiano, l’ingresso nel novero degli autori di Treves di Gabriele D’Annunzio, con la prima edizione del Piacere (1889), seguita poi dagli altri romanzi: un rapporto, quello con D’Annunzio, assai burrascoso, ma destinato a durare nel tempo.
In quel decennio anche Treves, come altri editori italiani, «non mancò di elaborare una sapiente e raffinata strategia nei confronti del mercato giovanile, che aggredì con una serie di collane e periodici specializzati» (Pallottino, 1988, p. 168), che si avvalevano di uno scelto gruppo di illustratori e incisori (da Pietro Scoppetta a Giuseppe Pennasilico, ad Arnaldo Ferraguti, dai fratelli Ettore ed Eduardo Ximenes a Eduardo Delbono). Tra la fine del secolo e l’inizio di quello successivo uscirono il Corriere illustrato, settimanale, in competizione con la contemporanea Domenica del Corriere, e Il Secolo XX (1902-1933), cui collaborarono D’Annunzio, Raffaello Barbiera, Ada Negri e Ugo Ojetti e che furono illustrati, tra gli altri, da Duilio Cambellotti, Rodolfo Paoletti, Luigi Bompard.
Nel primo decennio del Novecento la casa editrice giunse a produrre circa 190 titoli all’anno. Tra i nuovi scrittori che entrarono a far parte della squadra di Treves, Luigi Capuana, Luigi Pirandello, Federigo Tozzi.
Dopo la morte di Giuseppe, il 5 settembre 1904, la casa editrice fu trasformata in società anonima, partecipata da Emilio Treves, Virginia Treves, la banca Zaccaria di Pisa e, in quote minoritarie, Luigi Della Torre, Ferruccio Foà e Cesare Saldini. Nel 1905 Emilio chiamò ai vertici della casa editrice Guido Treves, figlio del suo fratello maggiore, Enrico. Guido, che aveva lavorato fino a quel momento in Africa presso la Società coloniale italiana, fu anche condirettore dell’Illustrazione italiana.
Emilio morì a Milano il 30 gennaio 1916.
Nello stesso anno morì anche la vedova di Giuseppe, Virginia, e l’assetto proprietario della casa editrice venne ridefinito. La guida venne assunta da Guido, insieme con la moglie Antonietta Pesenti (che aveva sposato nel 1909) e con Giovanni Beltrami, consigliere delegato. Deceduto Beltrami nel 1926, gli subentrò Calogero Tumminelli, che aveva fondato la casa editrice d’arte Bestetti e Tumminelli. Nel 1931, a seguito della fusione con le edizioni di Giovanni Treccani e con l’Anonima libraria italiana, di proprietà della famiglia Bocconi, venne costituita la società anonima Treves-Treccani-Tumminelli, diretta dallo stesso Tumminelli. L’improvvisa morte di Guido, avvenuta il 12 maggio 1932, causò poco dopo lo scioglimento del sodalizio (1933) e la rapida decadenza della casa editrice che la vedova Antonietta aveva tentato, vanamente, di ricostituire.
Dopo la promulgazione delle leggi razziali nel 1938 l’azienda venne rilevata dall’industriale forlivese Aldo Garzanti.
Fonti e Bibl.: Un fondo Emilio Treves, consistente prevalentemente di lettere a lui indirizzate, è conservato presso il Comune di Milano, Servizio Biblioteca archeologica - Biblioteca d’arte-CASVA. Tale fondo deriva da una donazione da parte di Mimì (Emilia) Mosso al Comune di Milano compiuta nel 1933 ma, come da testimonianza della donatrice, non comprende tutte le carte in suo possesso. Parte del carteggio con De Amicis relativo alla scrittura e pubblicazione di Cuore era stata già edita nel volume M. Mosso, I tempi del cuore. Vita e lettere di Edmondo De Amicis ed Emilio Treves, Milano 1925; altre lettere tra De Amicis e Treves sono segnalate e descritte in Edmondo De Amicis a Imperia, I, Catalogo dell’archivio, a cura di D. Divano, Firenze 2015, pp. 51-60; lettere di Treves a D’Annunzio sono conservate a Gardone Riviera, negli Archivi (generale e privato) del Vittoriale degli Italiani (cit. in I. Caliaro, L’amorosa guerra. Aspetti e momenti del rapporto Gabriele D’Annunzio - Emilio Treves, Venezia 2001), ma v. altresì G. D’Annunzio, Lettere ai Treves, Milano 1999, che riunisce, in edizione integrale, le lettere di D’Annunzio a Emilio, Giuseppe e Guido Treves; nonché F. Di Tizio, Antonietta Treves e D’Annunzio. Carteggio inedito 1909-1938, Chieti 2005. Per una ricostruzione delle edizioni Treves si segnalano i cataloghi pubblicati dalla casa editrice tra il 1869 e il 1917 e la ricerca per editore su OPAC SBN-Catalogo del Servizio bibliotecario nazionale.
Tra i principali contributi su Treves si vedano almeno: A. Comandini, E. T., in Nuova Antologia, 1916, pp. 3-9; [Id.], E. T., in Illustrazione italiana, 1916, n. 6, pp. 110-113; U. Ojetti, E. T., in La Lettura, XVI (1916), 3, pp. 208-213; G. Lopez, Infanzia e giovinezza di un grande editore: E. T., in Israel, luglio-settembre 1970, nn. 7-8-9, pp. 213-231; M. Grillandi, E. T., Torino 1977; P. Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana: libri e periodici a figura dal XV al XX secolo, Bologna 1988, ad ind.; L. Barile, Élite e divulgazione nell’editoria italiana dall’Unità al fascismo, Bologna 1991, pp. 67-70; A. Chemello, La biblioteca del buon operaio. Romanzi e precetti per il popolo nell’Italia unita, Milano 1991; Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di G. Turi, Firenze 1998, ad ind.; S. Franchini, Editori, lettrici e stampa di moda: giornali di moda e di famiglia a Milano dal «Corriere delle dame» agli editori dell’Italia unita, Milano 2002, ad ind.; Ead., Cultura nazionale e prodotti d’importazione: alle origini di un archetipo italiano di ‘stampa femminile’, in Donne e giornalismo. Percorsi e presenze per una storia di genere, a cura di S. Franchini - S. Soldani, Milano 2004, pp. 75-109; B. Ambrella, Le letture per gli operai edite da Treves: traduzioni e adattamenti, in La fabbrica del libro, XVII (2011), 1, pp. 7-13; Editori a Milano (1900-1945). Repertorio, a cura di P. Caccia, Milano 2013, ad ind.; L. Clerici, Libri per tutti. L’Italia della divulgazione dall’Unità al nuovo secolo, Roma-Bari 2018.