VILLARI, Emilio
– Nacque a Napoli il 25 settembre 1836 da Matteo e da Luisa Ruggiero.
Il padre Matteo era un noto avvocato, mentre la madre Maria era sorella di Michele, archeologo e architetto, e di Francesco Paolo, avvocato, docente universitario e ministro nei governi Troya e Spinelli del 1848-49, che poi andò in esilio a Firenze. Matteo Villari morì il 12 luglio 1837, a causa della seconda ondata dell’epidemia di colera che aveva colpito Napoli già nel corso dell’anno precedente.
Emilio fu l’ultimo di sei fratelli. Fra questi il secondo, Pasquale (v. la voce in questo Dizionario), di nove anni più anziano di lui, sarebbe diventato il famoso storico, politico e intellettuale, mentre Virginia avrebbe sposato il pittore Domenico Morelli, che dipingerà anche un ritratto a olio di Emilio. Sin dall’infanzia Villari soffrì di numerosi problemi fisici, che ne minarono il carattere, spesso scontroso, incline alla malinconia e alla depressione. Ciò fu fonte di non poche preoccupazioni per i familiari, in particolare per Pasquale e Virginia.
Dopo aver studiato come gli altri fratelli e sorelle nelle scuole private di Napoli, intorno alla metà degli anni Cinquanta Emilio raggiunse in Toscana il fratello Pasquale, che lì si era trasferito nell’estate del 1849. Laureatosi in medicina a Pisa, studiò fisica con Riccardo Felici, che lo spinse a dedicarsi interamente a questa disciplina.
Nel 1860 Villari iniziò la sua carriera di insegnante presso il Collegio medico chirurgico di Napoli. L’anno seguente fece ritorno a Pisa come docente di fisica e chimica presso il locale liceo. La definitiva specializzazione in ambito fisico avvenne nel corso del 1864, quando trascorse un anno di perfezionamento a Berlino nel laboratorio di Heinrich Gustav Magnus.
Tra il 1865 e il 1867 insegnò fisica al liceo Dante di Firenze, periodo che coincise con la scoperta che è legata al suo nome, l’effetto Villari: l’individuazione della reversibilità dell’effetto magnetostrittivo, cioè la deformazione di un materiale ferromagnetico in conseguenza dell’applicazione di un campo magnetico esterno. L’effetto inverso, individuato da Villari nel 1865, consiste nel cambiamento dello stato di magnetizzazione a causa della deformazione in un materiale ferromagnetico.
Villari fu un notevole sperimentatore, come avrebbe ricordato l’amico e collega Antonio Roiti (1905): «il rigore delle sue determinazioni è tale che non una, fra tante, fu mai trovata in difetto dagli altri che coll’andar del tempo ripresero a studiare i suoi medesimi fenomeni. E non v’è campo della fisica dove non abbia gettato qualche seme fecondo» (p. 46). La bibliografia degli scritti di Villari ne conferma l’impegno nei campi più disparati, dall’elettromagnetismo all’acustica, settore nel quale realizzò alcune interessanti ricerche in collaborazione con Carlo Marangoni, il quale subentrò al suo posto presso il liceo Dante, quando egli passò sulla cattedra dell’istituto tecnico di Firenze.
Villari fu anche un abile costruttore di strumenti. Da ricordare, in particolare, un nuovo tipo di elettrometro a quadrante, consistente in una modificazione di quello messo a punto da lord William Thomson Kelvin, ora conservato presso il Museo di fisica di Napoli. Nel 1871 Villari venne nominato professore all’Università di Bologna, dove si fermò fino al 1889 ed ebbe come assistente, fra gli altri, Augusto Righi. Quindi rientrò a Napoli per insegnare presso il locale ateneo.
Dopo la scoperta dei raggi X, effettuata verso la fine del 1895 da Wilhelm Conrad Röntgen,Villari si impegnò assiduamente nello studio delle nuove radiazioni, nonostante i numerosi impegni didattici: «tenacemente impegnato nelle sue ricerche sulle modificazioni recate dai raggi di Röntgen alle proprietà dei gas, vi dedicava tutte le ore e tutti i giorni di vacanza lasciatigli disponibili dai tre corsi che si credeva in obbligo di fare, cioè uno per la facoltà di scienze e di medicina, un secondo per le scuole di farmacia e di veterinaria ed il terzo di spettroscopia speciale» (Roiti, 1905, p. 45). Tuttavia, a metà del 1897, apparve tra i contributi di Villari anche uno studio sulle particolari radiazioni scoperte da Antoine-Henri Becquerel, i cosiddetti raggi uranici: Sulla proprietà scaricatrice prodotta nei gas dall’uraninite, che egli presentò all’Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli il 10 luglio di quell’anno (pubblicato in Rendiconto dell’Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, s. 3, III (1897), 3, pp. 178-181). Come specificava Villari, «l’uraninite è un minerale di composizione variabilissima, formato principalmente di due ossidi d’uranio UO3, UO2 (uranato d’uraninite)» (p. 178). In pratica, si trattava della celebre pechblenda, la cui analisi sarebbe stata determinante per l’avanzamento delle ricerche di Pierre e Marie Curie sulla radioattività. Villari era riuscito a ottenerne una certa quantità dal collega Eugenio Scacchi, dal 1893 docente sulla cattedra di mineralogia presso l’Università di Napoli.
L’uso della pechblenda da parte di Villari ha ovviamente attirato l’attenzione degli storici, costituendo un momento di indubbio interesse nel percorso che culminò con l’individuazione del polonio e del radon da parte dei coniugi Curie nel 1898. È bene precisare, comunque, che Villari non mise mai in relazione diretta le analisi sull’uraninite con quelle dei coniugi Curie. Del resto, il lavoro di luglio del 1897 rappresentò la sua unica incursione nell’ambito dello studio dei raggi di Becquerel. Successivamente, infatti, il fisico napoletano avrebbe continuato a produrre molti contributi sui raggi X e sui fenomeni connessi. Gli studi di Villari, comunque, come avrebbe sottolineato Roiti (1905), ricevettero una grande considerazione da parte dei ricercatori francesi, al punto tale che «egli fu invitato a riferire al Congresso internazionale di fisica che ebbe luogo a Parigi» (p. 47), dal 6 al 12 agosto 1900, in occasione dell’Esposizione universale. Il convegno rappresentò naturalmente l’occasione per fare il punto sulle recenti scoperte nel campo della radioattività. A questo tema vennero dedicate due delle conferenze plenarie del congresso, in programma mercoledì 8 agosto presso l’anfiteatro di fisica del Muséum d’histoire naturelle, tenute da Becquerel e dai coniugi Curie. Villari preparò invece una comunicazione sulla ionizzazione dei gas, che venne presentata da Jean Perrin, la mattina di venerdì 10 agosto, nell’ambito della quinta sezione Magnéto-optique. Rayons cathodiques. Rayonnement de l’uranium, presieduta da Becquerel, con il titolo Les charges électriques et les gas ionizées (in Rapports présentés au congrès international de physique réuni à Paris en 1900 sous les auspices de la Société française de physique, a cura di Ch.-É. Guillaume - L. Poincaré, III, Électro-optique et ionisation. Applications. Physique cosmique. Physique biologique, Paris 1900, pp. 152-163).
Villari fu direttore dell’osservatorio vesuviano, conseguì la prestigiosa medaglia Matteucci nel 1881 e venne eletto socio dell’Accademia nazionale delle scienze detta dei XL nel 1884.
Morì a Napoli il 20 agosto 1904.
Opere. Tra le altre sue pubblicazioni, si ricordano Intorno alle modificazioni del momento magnetico di una verga di ferro e di acciaio, prodotte per la trazione della medesima e pel passaggio di una corrente attraverso la stessa, in Il Nuovo Cimento, s. 1, XX (1865), pp. 317-362; Intorno ad alcuni fatti singolari di elettromagnetismo ed alla ipotesi di Weber sulle elettrocalamite, ibid., XXI-XXII (1866), pp. 415-427; Ricerche sul limite della percezione dei suoni in riguardo alla loro durata, ibid., s. 2, I (1869), pp. 382-397 (con C. Marangoni), e i due volumi di Lezioni di fisica sperimentale. Elettricità e magnetismo (Napoli 1902).
Fonti e Bibl.: L. Pinto, Commemorazione di E. V., letta nell’adunanza del 5 novembre 1904, in Rendiconto dell’Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, s. 3, X (1904), pp. 296-305; A. Roiti, Commemorazione del socio E. V., letta nella seduta dell’8 gennaio 1905, in Atti della Reale Accademia dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, XIV (1905), 1, pp. 44-53; L. Badash, Radioactivity before the Curies, in American journal of physics, XXXIII (1965), pp. 128-135; E. Borchi - M.T. Aristodemo - V. Viviani, L’antico Gabinetto di fisica del Liceo Dante, in Liceo classico Dante, 1853-2003. Centocinquanta, Firenze 2003, pp. 7-12; M. Ciardi, Marie Curie, E. V. e la pechblenda, in Fondamenti e storia della chimica. Atti del XVII Convegno nazionale..., a cura di M. Taddia, Roma 2017, pp. 23-31; G. Paoloni, Pasquale Villari, in Umanisti e presidenti. L’Accademia nazionale dei Lincei (1900-1933), a cura di R. Simili, Roma-Bari 2017, pp. 37-65.