EMILY (Aemilia gens)
Antichissima stirpe patrizia romana, la cui origine le varie tradizioni fanno risalire a Enea, a Numa, a Pitagora. Essa diede il nome a una delle tribù rustiche. Si riteneva che il capostipite fosse un Mamerco. Un L. Emilio Mamerco, figlio di Mamerco, fu console nel 484 insieme a Cesone Fabio. La gente Emilia prese parte attivamente al govemo della repubblica. Ma durante le guerre annibaliche, di Filippo e di Antioco, essa rimase un po' in ombra rispetto alle altre genti, poiché, tranne L. Emilio Paolo console nel 219 e 216, caduto a Canne, gli Emilî mancano fra i consoli nei Fasti dei tre decennî dal principio della guerra di Annibale fino al 188. Poco prima e durante la guerra annibalica si rintracciano della gente Emilia, Lucio Emilio Papo, Marco Emilio Papo, M. Emilio Lepido aspirante al consolato nel 216 e così pure Emilio Regillo nel 214, M. Emilio Lepido pretore in Luceria, Manio Emilio Numida del collegio dei decemviri, M. Emilio Regillo, flamine Marziale. La discendenza della gente Emilia continua per tutta la repubblica, nei primi tempi dell'impero e si estingue insieme con la casa imperiale giulia. Appartengono alla gente Emilia le famiglie dei Paoli, Lepidi, Scauri, Papi, Barbuli, Regilli, Mamerci o Mamercini. La famiglie più insigni, e che maggiormente presero parte alla vita politica, sono quelle dei Paoli, Lepidi, Scauri.
La storia degli Emilî Paoli s'inizia col console del 302; è suo nipote L. Emilio Paolo console nel 219 e 216, caduto a Canne, il cui figlio L. Emilio Paolo console nel 168 e 162 fu il vincitore di Perseo. Col matrimonio di una Emilia, forse una figlia del console caduto a Canne, con Scipione Africano, la famiglia degli Emilî Paoli si unisce a quella degli Scipioni. E dal figlio di Scipione Africano viene adottato un figlio di L. Emilio Paolo, che prende il nome di Scipione Emiliano e sarà il distruttore di Cartagine. Un altro figlio di L. Emilio Paolo, per adozione, entra a far parte della gente Fabia, ed è L. Fabio Massimo Emiliano. Della famiglia dei Lepidi il capostipite è M. Emilio Lepido, console nel 285. Suo pronipote è M. Emilio Lepido console nel 187, pontefice massimo nel 180, censore nel 179, quegli che diede il maggior lustro alla famiglia. Sono figli di questo, M. Lepido, tribuno militare, M. Lepido Porcina, console nel 137, L. Lepido e Mamerco Lepido. Quest'ultimo adotta un figlio di Livio Druso che prende il nome di Mamerco Lepido Liviano, la cui figlia Emilia Lepida sposa Metello Scipione. Benché patrizî, gli Emilî seguirono il partito popolare e il figlio di L. Lepido, M. Emilio Lepido console nel 78, dopo aver tentato di abolire le istituzioni sillane, fu sconfitto da Catulo e Pompeo, e morì in Sardegna. La sua politica è continuata dal figlio, M. Emilio Lepido, il potente cesariano, triumviro con Antonio e Ottaviano. Egli sposò Iunia II, figlia del nobile L. Servilio Cepione. L'ultimo console dei Lepidi è M. Emilio Lepido console nel 6 d. C. Sembra che il cognome Scauro sia stato dato per la prima volta a M. Emilio Scauro, console nel 115, a causa dei suoi piedi difettosi. I suoi discendenti conservarono questo cognome con famiglie di altra stirpe, p. es. i Valerî. Console suffecto nel 21 fu Mamerco Scauro pronipote del pretore del 56 e da Seneca detto ultimo della sua stirpe. Poeta e buon oratore, accusato d'aver offeso l'imperatore Tiberio prevenne la condanna uccidendosi con la seconda moglie Sestia (34 d. C.).
Bibl.: Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 543 segg. Per gli Emilî Paoli ed Emilî Scauri, W. Drumann, Geschichte Roms, I, Berlino 1899, p. 1 segg. e Pauly-Wissowa, loc. cit., coll. 561-562. Per gli Emilî Paoli, F. Münzer, Römische Adelsparteien und Adelsfamilien, Stoccarda 1920, pp. 102, 162, 236, 282 e per gli Emilî Lepidi, id., p. 179, 307, 313.