Emirati arabi uniti
Stato dell’Asia che si estende nella parte sudorientale della Penisola Arabica. Soggetta a partire dal Cinquecento dapprima all’influenza portoghese, poi a quella olandese e inglese, la regione fu nota fino alla metà del 19° sec. con il nome di Costa dei pirati. In seguito all’affermazione, dalla fine del Settecento, del predominio inglese nel Golfo, i piccoli emirati arabi della costa furono progressivamente costretti a porre termine alla pirateria e al commercio degli schiavi africani e ad accettare la tutela di Londra. Dopo il trattato del 1853, che stabiliva una tregua marittima permanente, gli emirati presero il nome di Stati della tregua; con i trattati del 1892 furono posti anche formalmente sotto il protettorato del Regno Unito, che lasciò alle tradizionali dinastie regnanti un potere pressoché assoluto sul piano interno. Il protettorato inglese ebbe termine nel 1971 e 6 dei 7 emirati diedero vita alla federazione degli E.a.u. (il settimo, Ras al-Khaimah, aderì nel 1972). Ogni emirato ha mantenuto un’ampia autonomia e i tentativi di centralizzazione, promossi soprattutto da Abu Dhabi, hanno incontrato notevoli resistenze. Il peso preponderante, sul piano economico e demografico, di Abu Dhabi (capitale dal 1996) e Dubai si è tradotto nella regolare riconferma (dal 1971) del presidente e del vicepresidente: rispettivamente l’emiro Zayed ibn Sultan al-Nahyan (cui nel 2004 è succeduto il figlio Khalifa ibn Zayed al-Nahyan) e Rashid ibn Said al-Maktum (sostituito nel 1990 dal figlio Maktum ibn Rashid al-Maktum). In politica estera gli E.a.u. hanno stabilito stretti rapporti con l’Arabia Saudita, insieme alla quale nel 1981 hanno costituito un organismo di cooperazione economica e militare, il Consiglio di cooperazione del Golfo, nel cui ambito hanno partecipato al conflitto con l’Iraq nel 1991. Negli anni Novanta, infatti, un vasto piano di riarmo fu accompagnato da un’intensa attività diplomatica con gli Stati Uniti, considerati un indispensabile alleato sia nei confronti di Saddam Husain sia nei confronti dell’Iran e delle sue mire egemoniche sul Golfo Arabico. Tuttavia, venne negata a USA, Francia e Gran Bretagna la possibilità di costruire basi militari e di far stazionare truppe che non fossero sottoposte alla giurisdizione di Abu Dhabi. In politica interna il governo promosse un rafforzamento dell’identità religiosa del Paese, per rinsaldare i legami della popolazione autoctona araba, divenuta minoritaria per l’immigrazione di lavoratori di altri Paesi asiatici. All’inizio del 2000 si è intensificata la prevenzione contro il terrorismo islamico. Khalifa ibn Zayed al-Nahyan ha per la prima volta indetto delle elezioni (2006), per designare 20 dei 40 membri del Consiglio federale nazionale, organo consultivo senza poteri legislativi.