emisfero (Emisperio)
Qualunque circolo massimo di una sfera (circolo massimo di una sfera è un circolo che ha per centro il centro della sfera) divide la sfera in due parti uguali o emisferi. Il circolo d'illuminazione ad esempio (circolo che separa la metà della Terra illuminata dalla metà oscura e che nel sistema geocentrico si sposta via via col girare del Sole) divide la sfera in due e. continuamente variabili: il giorno dell'equinozio, quando il Sole gira sull'equatore, il circolo d'illuminazione divide i due e. passando esattamente per i poli.
Va ricordato che è possibile parlare sia di sfera terrestre che di sfera celeste in quanto, essendo concentriche e coassiali, si corrispondono perfettamente nei punti e nelle linee: ad esempio i poli e i cerchi (meridiani, paralleli, ecc.) dell'una sono proiezioni dei poli e dei cerchi dell'altra. Cosicché D. parla indifferentemente di sfera celeste o di sfera terrestre, e di conseguenza di e. celesti o di e. terrestri (cfr. if XXXIV 112-114, 124). Da notare ancora che, mentre noi per e. intendiamo comunemente le due calotte semisferiche aventi per vertici i due poli e per base l'equatore, D. invece per e. intende generalmente quelli di Gerusalemme e del Purgatorio aventi come vertici i rispettivi zenit, se si tratta di e. celesti, il Golgota e il Paradiso terrestre, se si tratta di e. terrestri; come loro limite infine D. intende l'orizzonte comune delle due località (Pg IV 67-71).
Quindi in D. è improprio parlare di e. boreale e australe, meglio parlare piuttosto di e. delle terre emerse ed e. delle acque: infatti Gerusalemme è al centro dell'abitabile (v. TERRA) e il Purgatorio al centro della distesa di acque che si formò per spostamento, alla caduta di Lucifero (If XXXIV 121-126). È in essa che naufragò Ulisse (XXVI 136-142). Numerose le allusioni a tali e. nella Commedia: oltre ai passi citati, cfr. XX 125, XXXIV 5, Pd I 45, XX 2, Rime C 19. In If XX 124-125 è detto che la luna già tiene 'l confine d'amendue li emisperi: il confine è il " limite " sopra descritto, ossia l'orizzonte comune di Gerusalemme e del Purgatorio, che la Luna, nel suo percorso diurno, taglia come il Sole, sorgendo o tramontando per l'una o l'altra delle due località antipodi.
In Pd I 42-45 Fatto avea di là mane e di qua sera / tal foce, e quasi tutto era là bianco / quello emisperio, e l'altra parte nera, seguendo la lezione della '21 (tal foce quasi, e tutto era là bianco) il quasi può riferirsi alla foce o punto dell'orizzonte (tal foce quasi) e indicare che siamo in prossimità dell'equinozio, sia che ci si trovi, secondo le diverse ipotesi, al 31 marzo o al 14 aprile: difatti l'equinozio cade il 21 marzo. Seguendo la lezione del Petrocchi bisogna intendere che l'emisperio è quasi tutto... bianco, cioè illuminato. Il quasi tutto si spiegherebbe considerando che al tempo dell'equinozio la calotta limitata dal circolo d'illuminazione, passando per i poli e contenendo l'asse terrestre, non coincide con l'e. del Purgatorio: infatti, essendo la latitudine (ossia la distanza angolare dall'equatore) del Purgatorio a sud e di Gerusalemme a nord, di 32°, di altrettanti gradi è l'altezza dei poli sull'orizzonte comune. Del resto tale coincidenza non si verifica se non con e. che abbiano la base sui due poli o sui due circoli polari.
E-PN-E' emisfero boreale; E'-PS-E emisfero australe, O-O' orizzontale comune di Gerusalemme e del Purgatorio; O-G-O' emisfero di Gerusalemme, O'-P-O emisfero del Purgatorio. Questo non è tutto illuminato a mezzogiorno (Pd I 44-45), perché l'angolo PS-x-O' rimane al buio poiché il Sole gira sul piano dell'equatore E-E' all'equinozio. Col passare delle ore detto emisfero diventerà via via più scuro, finchè a mezzanotte all'emisfero del Purgatorio si avrà la situazione attuale del emisfero di Gerusalemme.
Altre volte il termine e. appare meno determinato: come in Pd XXIX 6, dove si parla di un orizzonte generico e quindi di un e. imprecisato, e XXVIII 80, dove si parla di emisperio de l'aere, che sarà quella cupola d'aria che vediamo elevarsi sul nostro orizzonte sensibile o visivo. Più discutibile appare il passo di If IV 69 vidi un foco / ch'emisperio di tenebre vincia: qui si tratta di un e. del tutto particolare, che non è facile individuare (donde le varie interpretazioni proposte, con vincia che può intendersi equivalente a " vinceva " o " circondava "). Come nel passo precedente D. parlava di un emisperio de l'aere, qui parla di un emisperio di tenebre: nel suo particolare orizzonte visivo (il primo cerchio dell'Inferno) egli vede una cupola di tenebre la cui base è il piano dove egli poggia i piedi: tale e. di tenebre infernali è diradato, rotto, " vinto " da una luce che si vede da lontano, quella del nobile castello.
Il termine appare anche, nella forma latina emisperium, in Quaestio XVI 35 (tre volte), senza particolare rilievo, e in Mn III XV 3, dov'è detto che solo fra tutti gli esseri l'uomo si trova posto nel mezzo fra le cose corruttibili e incorruttibili: propter quod recte a phylosophis assimilatur orizonti, qui est medium duorum emisperiorum.