emissione in atmosfera
Fenomeno fisico consistente nel rilascio di sostanze chimiche inquinanti, le quali mutano la composizione o lo stato fisico dell’atmosfera, alterando, in tal modo, le condizioni di salubrità dell’aria e influendo sulle risorse biologiche, gli ecosistemi e le infrastrutture.
I principali agenti inquinanti sono i gas serra (➔ serra, effetto), che assorbono e rilasciano anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O), idro-fluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) ed esafluoruro di zolfo (SF6). Gli agenti inquinanti si dividono in primari e secondari, in base al comportamento assunto dopo il rilascio in atmosfera. Gli inquinanti primari sono immessi nell’ambiente come esito diretto di un processo primario come, per es., il monossido di carbonio, sottoprodotto della combustione, e le polveri prodotte da eventi naturali (biossido di zolfo, monossido di carbonio, particolato, benzene, idrocarburi policiclici aromatici). Gli inquinanti secondari sono agenti che si formano per interazione tra inquinanti primari, ossigeno atmosferico e irraggiamento solare, e comprendono quelli derivanti da reazioni chimiche tra agenti primari e sostanze non inquinanti, come l’ozono e il biossido di azoto. Esistono inoltre inquinanti intermedi che comprendono componenti primarie e secondarie. Il Particolato Totale Sospeso (PTS) consiste in particelle emesse direttamente o risultanti da reazioni chimico-fisiche, che restano in sospensione in forma di polveri sottili. Il PTS deriva da fonti naturali (eruzioni vulcaniche, ‘spray marini’, incendi dei boschi) o antropiche (traffico veicolare, industria, generazione convenzionale, riscaldamento domestico). Studi epidemiologici indicano nelle polveri sottili l’agente atmosferico più nocivo. Le polveri fini (PM10), dette inalabili, penetrano nel tratto superiore dell’apparato respiratorio; quelle finissime (PM2 e PM5), dette respirabili, raggiungono gli alveoli polmonari.
L’attenzione pubblica ai temi dell’inquinamento atmosferico e del riscaldamento globale, sostenuta da riscontri scientifici, riflette anche l’impatto emotivo di episodi intervenuti nel 20° sec., come il Great smog of London del dicembre 1952, quando la capitale inglese fu avvolta da una mefitica coltre di smog. Sebbene il ripetersi di situazioni analoghe sia ormai improbabile, gli ambienti urbani sono tuttora soggetti a rischi notevoli, principalmente riconducibili alle e. dei motori a scoppio. La Conferenza internazionale di Rio de Janeiro del 1992 (Agenda 21) ha attribuito agli enti locali un ruolo rilevante ai fini della crescita sostenibile.
La normativa italiana (fin dalla l. 615/1966) ha definito standard di e. per le 3 principali fonti inquinanti (autoveicoli, apparati termici civili e impianti industriali), in termini di gradi massimi di concentrazione e standard di qualità dell’aria. Gli standard di e. fissano limiti specifici agli inquinanti rilasciati da veicoli a motore, impianti industriali e centrali elettriche convenzionali. Gli standard tecnologici regolano l’e. di ossidi di azoto, ossidi di zolfo, particolato, monossido di carbonio e di idrocarburi volatili. Aderendo al protocollo di Kyoto (➔ Kyoto, protocollo di) nel 2002, l’Unione Europea ha imposto agli Stati membri di ridurre le e. di gas ‘clima alteranti’, nel periodo 2008-2012, dell’8% rispetto al 1990. La direttiva 2003/87/CE sull’Emission Trading Scheme (ETS) ha istituito un mercato comune di scambio di quote di e. di CO2 (EU Allowances) su cui si forma un prezzo di equilibrio. La successiva direttiva 2004/101/CE ha aumentato la flessibilità di utilizzo delle quote, e ridotto i connessi costi di adattamento, autorizzando schemi che permettessero l’utilizzo di crediti di e. derivanti da progetti di riduzione dei carichi inquinanti, i cosiddetti Clean Development Mechanisme (➔) e Joint Implementation. Il Consiglio europeo 2007 ha previsto impegni più ambiziosi, annunciando una riduzione delle e. del 30% rispetto al 1990, in caso di rinnovo dell’accordo internazionale sui cambiamenti climatici. Dal 2005 le autorizzazioni per gli impianti operanti nei settori soggetti all’ETS (raffinerie di petrolio, cokerie, produzione e trasformazione dei metalli ferrosi, cemento, calce, vetro, ceramiche e cartiere) sono subordinate all’impiego di specifiche tecnologie, a misure di controllo e mitigazione, e alla restituzione annuale di quote, il cui ammontare, annualmente assegnato su base gratuita (grandfathering), è stato stabilito che si riduca a partire dal 2013. Gli Stati membri mettono all’asta le quote non distribuite, destinando almeno la metà del ricavato a progetti di mitigazione, di cattura e stoccaggio geologico di CO2, di sviluppo di energie rinnovabili e di tecnologie a basse e. di carbonio, di contrasto alla deforestazione, di riconversione modale ed efficienza energetica (➔ anche energia). Il regolamento n. 920/2010 ha istituito i registri nazionali delle e. in a., vale a dire, banche dati su rilascio, detenzione, trasferimento e cancellazione delle quote. Dal 2005 i registri nazionali sono coordinati a livello europeo dal Community Independent Transaction Log (CITL), che contiene informazioni sui flussi e sulle e. verificate per gli impianti autorizzati in Europa. Il registro italiano è gestito dall’ISPRA (➔), attraverso un software che evidenzia le quote assegnate in base al piano di allocazione nazionale, nonché le relative operazioni di trasferimento, certificazione e restituzione.