CASTELNUOVO, Emma
Nacque a Roma il 12 dicembre 1913, quinta e ultima figlia di Guido e di Elbina Enriques, entrambi di origine ebraica, che abitavano in via Boncompagni 16.
Le fu dato il nome della nonna paterna, Emma Levi, che a Venezia aveva sposato il cugino Enrico Castelnuovo, dall’intelligenza poliedrica. I loro figli, Guido e Bice, alla morte prematura della madre fuono affidati alla nonna Adele Levi Della Vida che, per dare ai nipotini un ambiente educativo valido, nel 1869 aprì a Venezia i primi giardini d’infanzia fröbeliani. Guido ricevette una formazione matematica molto aperta e, diventato professore all’Università di Roma, si interessò attivamente di didattica e di politica scolastica. La moglie era sorella di Federigo Enriques, suo allievo, che in seguito con lui pose le basi per la nuova geometria algebrica, oltre a interessarsi di storia critica della scienza.
Emma Castelnuovo dunque visse dunque fin dalla nascita in un ambiente culturale molto stimolante. I suoi genitori amavano la montagna e andavano in vacanza nelle Alpi, un viaggio impegnativo per l’epoca, dove incontravano amici tra i quali la famiglia Fermi. La passione per il viaggio, per la scoperta di luoghi lontani, l’amore per la montagna, la frequentazione di personaggi di grande levatura, contribuirono alla formazione della bambina, che frequentò la scuola elementare di via Puglie e poi il ginnasio liceo Torquato Tasso.
Guido Castelnuovo e Federigo Enriques abitavano vicini e quasi ogni sera lo 'zio Ghigo' andava a trovare il cognato. Emma ascoltava quelle conversazioni di alta matematica senza comprenderle; finché un giorno, come lei stessa raccontò più volte, capì tutto e decise di dedicarsi alla matematica.
Nel 1936 si laureò. L’Istituto di matematica era stato appena trasferito nella nuova Città universitaria, l’attuale 'La Sapienza' nell’edificio progettato da Giò Ponti; la neolaureata Emma Castelnuovo fu incaricata di occuparsi della biblioteca. Vi rimase due anni catalogando testi antichi e nel consultarli consolidò l’interesse e la passione per la storia della matematica, che avrà grande importanza nella sua vita di ricercatrice e di docente.
Emma desiderava insegnare: nel maggio del 1938 conseguì l’abilitazione per matematica e fisica; subito dopo vinse il concorso a cattedra e alla fine di agosto del 1938 ricevette la nomina dal Ministero per prendere servizio a scuola. Il suo sogno stava per diventare realtà.
Il 5 agosto 1938 il Gran consiglio del fascismo varò le leggi razziali, una serie di provvedimenti in seguito ai quali, come lei ebbe più volte occasione di ricordare, «bambini e ragazzi ebrei non potevano frequentare la scuola “di tutti”: non si voleva che quella razza “impura” contaminasse quella “ariana” e persero la cattedra tutti i maestri e i professori ebrei» (L'università clandestina, 2001, p. 63). Ricevette quindi una nuova lettera, nella quale si diceva che veniva sospesa dall’insegnamento perché ebrea.
Nella cultura ebraica la scuola ha sempre avuto grande importanza e in quel frangente le comunità si organizzarono per permettere a bambini e ragazzi di continuare il percorso formativo: a Roma allestirono la scuola in una palazzina di via Celimontana e chiamarono a insegnare i professori espulsi dalle istituzioni pubbliche, dando così una parvenza di normalità a una situazione fortemente drammatica. Emma insegnò in quella scuola, aperta il 23 novembre 1938, nelle classi del liceo: i colleghi erano professori molto accreditati e come allievi aveva ragazzi poco più giovani di lei. La scuola era riconosciuta dal Ministero: fu scelto un preside 'ariano', Nicola Cimmino che, pur se fascista, fu molto rispettoso verso i professori e gli studenti.
Emma spesso si confondeva con i suoi allievi per la giovane età, l’abbigliamento e gli atteggiamenti rivoluzionari che cominciava a manifestare: una volta si ruppe la caldaia e lei incitò gli studenti allo sciopero.
Quando la palazzina del Celio fu destinata a un reparto di carabinieri, la scuola si trasferì nei locali dell’asilo israelitico al Lungotevere Sanzio 13, proprio accanto al Tribunale speciale.
Lì, in modo clandestino, per due anni Guido Coen come organizzatore, Guido Castelnuovo come professore e Guido Bonzanigo come direttore dell’Institut Tecnique Supérieur di Fribourg, in Svizzera, fecero nascere quella che Emma definì sempre 'l’opera dei tre Guidi': una università per gli ebrei che non potevano frequentare le università pubbliche e i cui esami sarebbero stati riconosciuti dall’istituto svizzero.
In quel periodo Emma scrisse i suoi primi libri di testo; due volumi di geometria per il biennio pubblicati da Garzanti con il falso nome di un maschio ariano, Marcello Puma, un professore allievo di suo padre. Grazie al fratello di Marcello Puma, capo del Commissariato di piazza Bologna, e all’amore di Emma per i gatti, la famiglia Castelnuovo si salvò dalla retata degli ebrei del 16 ottobre 1943. Puma le telefonò il 14 per farle conoscere – disse – il suo nuovo gatto. Lei capì che lo scopo era altro e, saputo dall’amico dell’imminente retata, abbandonò in tempo con la famiglia l’appartamento di via Boncompagni. Come i suoi parenti fu ospitata da amici e in quel lungo periodo di clandestinità dovette spesso cambiare nome e nascondiglio.
Finita la guerra, insieme ai suoi amici matematici Tullio Viola e Liliana Ragusa, dette vita all’Istituto romano di cultura matematica (IRCM), privo di riconoscimento ufficiale. Fecero un timbro, stamparono la carta intestata e distribuendo in bicicletta i volantini nelle scuole organizzarono incontri per decine e decine di insegnanti tenuti da diversi scienziati, esperti in didattica di altre discipline, pedagogisti, curatori dei programmi scolastici di altri paesi, tra i quali il colonnello Carleton Washburne, a Roma con le truppe alleate e allievo di John Dewey, facente parte del gruppo che stese i nuovi programmi per l’Italia repubblicana.
Emma entrò in contatto con l’ambiente internazionale della ricerca didattica. Era stata reintegrata a scuola, ma vedendo i suoi allievi 'spenti', indagò su modalità e contenuti che li potessero far appassionare alla matematica e gliela rendessero amica. Il professor Attilio Frajese presentò a un incontro dell’IRCM il libro Les Eléments de Géométrie di Alexix Claude Clairot, del 1741. «Quando si inizia lo studio della geometria, si deve partire dal concreto, dalla realtà» (Insegnare matematica, 2017, 18'18''-18'22''): iniziò così un percorso consolidatosi con altri incontri e letture (Giovanni Comenius, Johann H. Pestalozzi), tutte orientate verso una matematica generata non da definizioni astratte ma dai sensi e dal concreto, come sostengono oggi le neuroscienze. Nel 1948 Emma Castelnuovo scrisse il suo primo libro di testo per la scuola media, Geometria intuitiva per le scuole medie inferiori, edito da Carabba (Lanciano) nel maggio del 1949. La piccola casa editrice fallì e non riuscì neppure a distribuire il libro; Castelnuovo si rivolse a La Nuova Italia (Firenze), che pubblicò una nuova edizione identica alla precedente sempre nel maggio del 1949.
L’uscita di questo testo segnò l’inizio dell’affermazione di uno spirito rivoluzionario nell’insegnamento della geometria in Italia e non solo. Lei stessa lo definì spesso un libro «pazzesco» (L’officina matematica, 2008, p. 38), perché rovesciava il punto di vista: non si partiva più da enti astratti, punto, retta piano, ma da oggetti matematici concreti in movimento, la cui osservazione avrebbe sollecitato l’intuizione dell’allievo fino a fargli formulare ipotesi e scoprire le proprietà delle figure, stimolando spirito critico e creatività.
Era già una ricercatrice che proponeva alternative ai modelli didattici dell’epoca e le testava sul campo: non abbandonò mai l’insegnamento nella scuola pubblica come impegno culturale di ampio respiro democratico, convinta che quello fosse il luogo privilegiato per una sperimentazione efficace, per il suo lavoro di ascolto e valorizzazione degli allievi, di attenzione ai loro errori ma soprattutto alle loro intuizioni potenti.
Nella sua vita professionale Emma cercò in modo puntiglioso, oculato e infaticabile incontri e contatti con docenti e ricercatori stranieri. Dopo la pubblicazione di Geometria intuitiva, fu invitata da sola, lei giovane donna, a un convegno a Sèvres, in Francia, organizzato da Francois Gablot. Lì alcuni dei presenti attaccarono il suo punto di vista legato a oggetti e a situazioni concrete, definendo la sua «Une mathématique avec les mains sales» (una matematica con le mani sporche, L'officina matematica, 2008, p. 87). Si era nel pieno della diatriba tra 'matematica pura e assiomatizzata' e 'matematica concreta e legata alla realtà'. La didattica vedeva contrapposti un insegnamento rigido, teorico, basato su regole e definizioni, e un insegnamento secondo il quale dalla trasformazione e dalla manipolazione del materiale si giunge a intuire e a scoprire proprietà degli insiemi numerici e delle figure. Emma Castelnuovo uscì però da quel convegno con un invito all’Ecole Decroly di Bruxelles, dove intorno al geometra Paul Libois, già allievo di Guido Castelnuovo e Federigo Enriques, c’era un gruppo di insegnanti che lavorava sulla stessa linea didattica dei colleghi romani. Per dare una lettura anche di tipo psicologico al suo metodo, Emma Castelnuovo prese contatto, nel 1951, con Jean Piaget, con il quale gli scambi culturali divennero frequenti e duraturi.
Ebbe molti rapporti anche con i paesi dell’America Latina e, come spesso nella sua vita, gli incontri di tipo professionale, se accompagnati da accordo sul valore etico e politico del lavoro a scuola, divennero amicizie solide. Andò più volte in Messico, in Venezuela, in Costarica, a San Salvador. In Argentina il suo legame più forte fu con Silvana Sandri, fuggita dal Friuli con la famiglia antifascista e insegnante nella Escuela de Educación Fisherton, dove negli anni Sessanta lavorava per favorire l’integrazione, educare alla libertà e alla convivenza tra le varie etnie: si conobbero a Rosario, dove Emma si era recata su invito dell’Università.
Quando, nel 1950, nacque la CIEAEM (Commission internationale pour l’étude et l’amélioration de l’enseignement des mathématiques) per opera di Caleb Gattegno, lui volle Emma tra i fondatori dopo aver letto Geometria intuitiva. Oltre agli studiosi in didattica della matematica, partecipavano ai lavori della commissione anche psicologi, tra i quali Piaget, e logici come Evert W. Beth. Emma chiamò sempre la CIEAEM 'la nostra Commissione', ne divenne vicepresidente e poi presidente dal 1979 al 1981. Quando all’estero conobbe i filmati muti e in bianco e nero di geometria dinamica di Jean Louis Nicolet, li sostenne perché «le figure che si muovono, fanno muovere anche le idee» (Questioni didattiche. Jean Louis Nicolet, 1966, p. 442).
Negli anni Sessanta, in particolare con l'accademico fiorentino Luigi Campedelli, curò azioni editoriali importanti e propulsive in seno alla casa editrice La Nuova Italia, diretta da Sergio Piccioni.
In quel periodo Castelnuovo, che non era sposata, dopo la morte della madre andò a vivere da sola in un attico romano di via Sant’Angela Merici 48. Nel 1963, l'anno della riforma della scuola media, dopo aver pubblicato numerosi articoli su riviste italiane e internazionali scrisse Didattica della Matematica (pubblicato a Firenze appunto da La Nuova Italia), che divenne in breve tempo uno dei più importanti testi di riferimento in Italia e all’estero per l’insegnamento della matematica. Il saggio ottenne un riconoscimento ufficiale nel 1964, quando l’Accademia dei Lincei conferì all’autrice il premio del ministero della Pubblica istruzione con la seguente motivazione: «La tesi dell’Autrice sul piano didattico è l’opportunità dell’acquisizione diretta dei concetti matematici da parte dell’allievo attraverso una sua esperienza attiva aiutata da opportuno materiale didattico non statico, né rigido, con il quale egli possa concretamente operare. In tale metodo si può ravvisare la più spontanea e quindi più opportuna preparazione alla comprensione degli schemi astratti della matematica» (Una casa editrice tra società cultura e scuola La Nuova Italia 1926-1986, a cura di A. Piccioni, Scandicci 1986, p. 120). Il libro, tradotto in moltissime lingue, anche in russo, divenne un classico su come insegnare una matematica che deve essere per tutti (fu ripubblicato a cura di Ferdinando Arzarello e Maria Giuseppina Bartolini Bussi, grazie a UMI-CIIM nel 2017 a Torino da UTET).
Punti di forza del metodo sono: la continuità del movimento, ottenuta con spaghi, elastici e bacchette articolabili; l’uso dei controesempi e dei casi duali; l’esplicitazione dei casi limite in ragionamenti in cui entrano in gioco l’infinito, lo zero, l’uno e gli infinitesimi.
Negli anni Sessanta il gruppo romano, con gli universitari Lucio Lombardo Radice e Bruno de Finetti, con cui Emma Castelnuovo aveva un forte legame di amicizia, e i colleghi Liliana Ragusa Gilli, Lina Mancini Proia, Michele Pellerey, Ugo Pampallona, riuscì a istituire una collaborazione tra scuola e università: introdurre la tesi di laurea in matematica con un tirocinio nelle loro classi osservando le reazioni dei ragazzi, riflettendo sull’origine dei concetti e sul loro sviluppo da un punto di vista sia psicologico sia storico. Tale collaborazione costituiva una situazione unica in Italia, e il direttore generale non diede il suo beneplacito, ma ciò non riuscì a bloccare il progetto innovativo.
I neo laureati entravano da subito a far parte del vivace gruppo di ricercatori della didattica, partecipavano ai 'salotti matematici' che Emma Castelnuovo organizzava a casa sua, con matematici italiani e stranieri; insieme partivano per convegni nazionali e internazionali. Emma manteneva i legami con i laureandi che entravano nelle sue classi così come con molti dei suoi allievi ormai adulti e inseriti nella vita attiva; a loro spesso chiedeva informazioni sui più svariati campi del sapere.
Il 2 giugno 1968 fu insignita dell’onorificenza di ufficiale della Repubblica, firmata dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e controfirmata da Aldo Moro, presidente del Consiglio.
All’inizio del 1979 fu nominata, con Lombardo Radice, nella Commissione per i nuovi programmi della scuola media.
Ne andavano orgogliosi: «Emma ti rendi conto del successo che abbiamo avuto? – mi dice Lucio l’ultimo giorno dopo una riunione fiume della Commissione dei Programmi – Sono le nostre idee, il nostro pensiero». (Farei matematica, 1983, p. 23).
Dopo la pubblicazione di Geometria intuitiva, Emma Castelnuovo completò la sua opera con il testo I numeri, sempre edito da La Nuova Italia: anche qui le definizioni e le regole non precedevano la possibilità di interrogarsi, di pensare e fare scoperte da parte dei ragazzi. Dopo il pensionamento, avvenuto nel 1979, chiamò a collaborare alla stesura delle ulteriori edizioni, fino a quella del 2005 con espansione web del 2011, Carla Degli Esposti e Paola Gori laureate con un tirocinio nelle sue classi e insegnanti nella scuola media. Le pareti della sua casa erano tappezzate da librerie con volumi in due, tre file, appoggiati uno sull’altro e anche sull’imponente scrivania che troneggiava nel salotto. Mentre scriveva i testi per la scuola consultava libri d’arte, di medicina, di architettura, di botanica, di storia antica e moderna. In modo del tutto originale chiamava 'problemi' alcuni particolari esercizi, intendendo situazioni problematiche complesse che partivano da un’esperienza concreta, da una trasformazione geometrica per poi aprire lo sguardo sulla realtà attraverso un percorso di ricerca fatto dagli allievi nel corso del triennio. Dedicava attenzione particolare al linguaggio e si rivolgeva direttamente ai ragazzi. Il testo che per anni si è chiamato La via della Matematica segnava un percorso coerente per una matematica fatta con materiale concreto e povero, che ragazzi di tutti i ceti sociali potessero realizzare: una matematica democratica.
I suoi libri furono ripresi e parzialmente tradotti in lingua inglese (J.V. Bruni - E. Castelnuovo, Experiencing Geometry, Belmont 1977) e in spagnolo (Geometría intuitiva, destinada a los alumnos de la escuela primaria y de enseñanza media elemental Y a la orientación metodológica del profesorado, a Barcelona, Madrid, Buenos Aires, in Mexico, Montevideo, nel 1963). Nel 1984 pubblicò per La Nuova Italia con Daniela Valenti, insegnante al liceo scientifico, e Claudio Gori Giorgi, professore alla facoltà di ingegneria, i testi per le scuole superiori. Anche questi libri avevano un approccio didattico alle tematiche di grande attualità nella ricerca matematica. L’ipotesi curricolare verticale medie-superiori fu presentata con cartelloni illustrativi al 5° convegno ICME (International Congress on Mathematical Education) di Adelaide.
Dopo l’incontro con i colleghi belgi, Castelnuovo si recò più volte all’Ecole Decroly a Bruxelles per le annuali Esposizioni di matematica, curate da Paul Libois. Da qui l’idea di realizzare con i suoi allievi altre Esposizioni, punto di grande forza della sua didattica, che diedero alla città di Roma e alla scuola italiana un esempio peculiare di coinvolgimento degli studenti, i quali mostravano non solo di aver appreso, ma di essere in grado di far domande e guidare altri, coetanei, adulti e professori, a ragionare sui fatti matematici da loro studiati. Nel 1971 Castelnuovo fu la prima insegnante in Italia a organizzare una esposizione, con i 171 alunni della scuola media Tasso, e ripeté l'iniziativa nuovamente nel 1974. Dalle due esposizioni sono nati i volumi editi da Boringhieri Documenti di un’esposizione di matematica (Torino 1972) con riflessioni didattiche e commenti dei ragazzi, e Matematica nella realtà (Torino 1976) scritto con Mario Barra, con le foto dei cartelloni e del materiale esposto.
Nel 1979, quando con l’amica Lina Mancini Proia del liceo Virgilio andò in pensione, all’Accademia Nazionale dei Lincei fu organizzato un convegno internazionale in loro onore e una mostra che raccoglieva i tabelloni delle loro esposizioni.
Queste esposizioni con allievi, poi con ex allievi ed ex tirocinanti, girarono l’Europa: Belgio, Svizzera, Francia e dopo la fine del franchismo (1975) anche la Spagna libera e desiderosa di scambi culturali. Alla fine degli anni Novanta volle donarle al liceo Enriques Agnoletti di Sesto Fiorentino (Firenze) intitolato a una sua cugina partigiana, trucidata nel 1944.
Tra il 1978 e il 1983 Castelnuovo andò più volte in Niger, uno dei paesi più poveri del mondo, chiamata da Annie Berté, un’amica e collega francese. Invitata dall’IREM (Institut de recherche sur l’enseignement des mathématiques) e in seguito inviata dall’Unesco, lavorò non solo con insegnanti, ma anche con i ragazzi di Niamey e delle province di quel Paese, in cui le intelligenze erano schiacciate dal metodo astratto imposto dai francesi. Al suo rientro scrisse lettere di denuncia di tutto ciò che aveva osservato e che a suo avviso era molto grave: «non si pensa mai abbastanza che delitto sia non dare spazio e possibilità alle straordinarie intelligenze dei ragazzi africani» (L’officina Matematica, 2008, p. 157).
Nel 1995 pubblicò per La Nuova Italia il volumetto di divulgazione matematica Pentole, ombre, formiche, dedicato a Sergio Piccioni, al quale aveva promesso un libro che facesse comprendere a tutti l’importanza e la bellezza della matematica, soprattutto a chi ha avuto un impatto difficile con la disciplina, a chi ha rinunciato a capirla, mostrando quante problematiche urgenti della società si possano affrontare con occhi e strumenti matematici. Nel 2017 ne è uscita, grazie a UMI-CIIM, una riedizione curata da Nicoletta Lanciano per UTET.
Nel 2000 il ministro della Pubblica istruzione Tullio De Mauro la nominò nella commissione per formulare nuovi programmi. Nel 2002, pur continuando a fare conferenze in Italia e in Europa, soprattutto in Spagna, convocò un gruppetto di amici per un compito importante: tenere viva la sua scuola didattica. Ebbe inizio da allora L’Officina Matematica di Emma Castelnuovo, un laboratorio residenziale di tre giorni presso la Casa-laboratorio di Cenci (Amelia) gestita da Franco Lorenzoni, maestro elementare, suo ex allievo. Tenne per vari anni una o due conferenze di carattere didattico-storico, pubblicate nel libro L’officina matematica. Ragionare con i materiali: le lezioni della più grande ricercatrice italiana di didattica della matematica (a cura di F. Lorenzoni, Molfetta 2008).
Nella famiglia di Emma Castelnuovo non si usava festeggiare i compleanni, ma nel 2003 per i suoi novanta anni desiderò un grande evento, che si tenne a Roma nella Protomoteca del Campidoglio. Insieme ai suoi allievi Walter Veltroni, sindaco di Roma, e Paolo Mieli sedevano accanto a lei sul palco Clotilde Pontecorvo, Tullio De Mauro, Edoardo Lugarini e Francisco Martìn Casalderrey. In sala i suoi numerosi nipoti, pronipoti, amici, 'antichi' allievi della scuola ebraica, allievi della scuola media Tasso; erano diverse centinaia di persone a brindare per una donna che aveva guidato i loro passi sulla via della libertà attraverso la matematica. Francisco Martìn Casalderrey era stato tra i fondatori della Sociedad madrileña de profesores de matemáticas cui venne dato, nel 1991, il nome 'Emma Castelnuovo': con la sua ironia lei commentò «Devono pensare che sono già morta», come disse in una conferenza romana (Qualche ricordo, Sala Protomoteca del Campidoglio, 12 dicembre 2003).
La Camera dei deputati, presieduta da Pierferdinando Casini, fece pubblicare per i sessanta anni del voto alle donne il volume fotografico 1946-2006. Testimonianze a sessant’anni dal diritto di voto per le donne italiane (Roma 2006), di Miriam Mafai: tra le donne menzionate e fotografate vi è lei.
Nel 2006, non avendo figli, scrisse una 'lettera ai nipoti', aperta dopo la morte, in cui comunicava la volontà di lasciare tutta la sua biblioteca, che definiva «la più grande di didattica della matematica e di larga pedagogia» al MCE (Movimento di cooperazione educativa), «un movimento che veramente si occupa degli insegnanti». Sono tremila tra volumi e fascicoli e altrettante riviste, in tutte le lingue, collocati attualmente presso il liceo statale romano Charles Darwin.
Nel 2007 aprì con la sua Lectio magistralis il 1° Festival della Matematica. La sala Sinopoli dell’Auditorium di Roma ascoltò incantata questa donna che raccontava la storia del Novecento italiano attraverso la matematica e attraverso la sua vita.
Il 10 marzo 2009 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le conferì l’onorificenza di Grand’Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana «per la passione e l’impegno profusi nel suo lavoro, che le hanno permesso di elaborare proposte didattiche profondamente innovative».
Per i suoi cento anni, nel 2013, l’UMI (Unione matematica italiana) organizzò un convegno a Salerno dedicato a lei; anche nell’incontro della CIEAEM del 2013 una sessione fu dedicata a tracciare il suo contributo, su cui riflettere ancora. Le fu conferito il premio della Fondazione Nesi di Corea (Livorno) per «aver dedicato la sua vita e la sua intelligenza alla teoria e alla pratica dell’insegnamento della matematica, come componente imprescindibile della formazione culturale del cittadino consapevole».
Nel marzo del 2014 l’ICMI (International commission on mathematical instruction) decise di istituire la medaglia Emma Castelnuovo, prima donna cui fu intitolato il premio, oltre ad Hans Freudenthal e Felix Klein, da assegnare come riconoscimento per eccezionali traguardi raggiunti nella pratica della didattica della matematica.
Morì a Roma il 13 aprile 2014. Le ceneri furono deposte nella tomba di famiglia al Cimitero monumentale del Verano. Sulla lapide la scritta: «Emma Castelnuovo Maestra di matematica e di didattica della matematica».
Si segnalano Questioni didattiche. Jean Louis Nicolet e i suoi film di geometria, in Periodico di Matematiche, 1966, pp. 438-442; Farei matematica tanto è anche filosofia, in Riforma della scuola, 1983, n. 1, p. 21; L’università clandestina a Roma: anni 1941-‘42 e 1942-’43, in Bollettino UMI - La Matematica nella società e nella cultura, 2001, pp. 63-77; L’officina matematica. Ragionare con i materiali: le lezioni della più grande ricercatrice italiana di didattica della matematica, a cura di F. Lorenzoni, Molfetta 2008; Insegnare matematica, Lectio magistralis tenuta al Primo festival della matematica di Roma, 15 marzo 2007 (http://www.uninettuno.tv/Video.aspx?v=327, 26 gennaio 2018). La lettera ai nipoti è in possesso della famiglia.
V. Benetti Brunelli, Il primo giardino d'infanzia a Venezia, Milano et al. 1931, p. 24; R. Natalini - M. Mattaliano, Conversazioni con E. C., in Rivista dell'UMI, 2013, aprile, p. 127; S.H. Antonucci - G. Piperno Beer, Sapere e essere nella Roma razzista. Gli ebrei nelle scuole e nell'università (1938-1943), Roma 2015, ad ind.; C. Degli Esposti - N. Lanciano, E. C., Roma 2016; http://www.mce-fimem.it/pubblicazioni/la-biblioteca-di-emma-castelnuovo. Documenti inediti di Emma Castelnuovo sono in possesso delle autrici.
Foto per cortesia SIMAI — Società Italiana di Matematica Applicata e Industriale