PERODI, Emma
PERODI, Emma. – Nacque a Cerreto Guidi (Firenze) il 31 gennaio 1850 da Federigo, ingegnere, e Adelaide Morelli Adimari.
Notizie sulla sua famiglia sono desumibili dal romanzo autobiografico Diciotto mesi in convento. Romanzo educativo (Milano 1892), nel quale si trova nominata «la villa di Cerreto» di proprietà della famiglia, presto abbandonata per i frequenti trasferimenti di lavoro del padre. La madre, che si firmava Adele, apparteneva a un’antica famiglia imparentata con i nobili Niccolini.
Perodi crebbe nell’ambiente agiato della borghesia fiorentina e si formò a Pisa e a Berlino, dove poté acquisire una cultura linguistica che le permise di lavorare, a partire dal 1888, come traduttrice dal tedesco (tradusse opere di Carmen Sylva, George Taylor, Hedwig Schobert, nonché Die Wahlverwandtschaften – Le affinità elettive, 1903 – di Goethe), dall’inglese (James Otis Kaler, Edward Bulwer-Lytton) oltre che dal francese (curò per Paravia la versione italiana di alcune antologie per bambini e, per Salani, la traduzione di Un divorce di Paul Bourget: Un divorzio, 1905 e numerose ristampe).
Compì le prime prove da giornalista sulle pagine della Gazzetta d’Italia, per la cui Biblioteca apparve anche il suo primo romanzo, Il cavalier Puccini (Firenze 1877). Tre anni dopo, nella stessa orbita di Carlo Pancrazi – direttore della Gazzetta, divenuto proprietario del quindicinale Cornelia. Rivista letteraria, educativa, dedicata principalmente agli interessi morali e materiali delle donne italiane – si volse alla causa femminile. Da luglio a novembre del 1880 curò infatti sulle pagine di Cornelia una rubrica intitolata Le idee di Elena, in cui si descriveva la progressiva apertura di una giovane altolocata verso il mondo del lavoro operaio. Trasferitasi a Roma, collaborò al Fanfulla della domenica e iniziò a dedicarsi alla letteratura per l’infanzia. Al 1881 risalgono infatti i suoi primi contributi per il Giornale per i bambini, fondato a Roma da Ferdinando Martini e da lei diretto dal 1883, dopo Carlo Collodi.
La sua prolifica attività si consolidò negli anni che corrispondono all’affermazione del mercato librario italiano e del giornalismo culturale. Formatasi nel prolifico ambiente romano di fine secolo, si esercitò come cronachista attraverso le pagine del Popolo romano e del Corriere della sera, scrivendo pezzi poi riuniti in volume (Cento dame romane. Profili, Roma 1895; Roma italiana: 1870-1895, Roma 1896), mentre si registrano sue collaborazioni anche con altre riviste romane: Il Giornale illustrato per ragazzi, La piccola antologia, La Ricreazione, Roma letteraria, Il Gran Mondo, L’Italia artistica e industriale, La donna di casa.
All’attività di giornalista affiancò quella di scrittrice per adulti: Sull’Appennino (Roma 1884, per la Collezione Sommaruga), cui seguirono Spostati. Scene della vita (Milano 1887, che segnò l’esordio per Treves), Miserie. Novelle (Milano 1888), Fra due dame. Romanzo (Milano 1889), Il principe della Marsiliana. Romanzo romano (Milano 1891), Il cadavere. Romanzo (Roma 1892), La tragedia di un cuore (Milano 1892), Suor Ludovica (Milano 1894). La sua vocazione per la letteratura d’infanzia si consolidò nella collaborazione (intensa quella al Paradiso dei bambini, che uscì a Roma per l’editore Perino tra il 1888 e il 1894) e nella direzione di riviste (oltre al Giornale per i bambini, diresse Il tesoro dei bambini dal 1893 al 1896 e il Messaggero della gioventù dal 1899 al 1902), nonché nella scrittura di novelle, fiabe, racconti, libri scolastici, antologie (A veglia. Per i bambini, Milano 1883; I racconti della zia, Milano 1884; Cuoricino ben fatto. Libro di lettura per le scuole e le famiglie, Firenze 1886; Nel canto del fuoco. L’omino di pasta. Libro per la fanciullezza, Milano 1887; Ore di ricreazione, Milano 1890; Per tutto il mondo vario e rotondo. Libro pei fanciulli, Torino 1890; Cuore del popolo. Libro per l’adolescenza, Firenze 1892) che spiccarono, nel contesto della fitta produzione contemporanea del genere, per caratteri di modernità. È il caso de I bambini delle diverse nazioni a casa loro (Firenze 1890) in cui Perodi sottolineò, nell’ottica di una multiculturalità, i caratteri universali del racconto per ragazzi, pur nelle specificità dei diversi Paesi.
L’intreccio fra la letteratura dell’infanzia e l’antropologia divenne poi centrale nell’opera alla quale più è legata la fama della scrittrice: le Novelle della nonna, pubblicate dapprima in settanta dispense, quindi raccolte in cinque volumi fra il 1892 e il 1893 con il sottotitolo di Fiabe fantastiche nella Biblioteca fantastica dell’editore romano Edoardo Perino. Sulla scia dei lavori che i folcloristi della fine del secolo svolsero per recuperare le testimonianze della cultura popolare, e che Perodi dimostrò di conoscere (fu amica, fra gli altri, dello studioso Giuseppe Pitrè che raccolse le fiabe toscane nel 1885 e fu tra i primi recensori della sua opera), la scrittrice compì un’operazione editoriale – ricostruita poi da Antonio Faeti nel saggio introduttivo alla raccolta riedita per Einaudi nel 1974 – che proprio da questi studi antropologici ereditò alcuni meccanismi narrativi.
Si immagina che una novellatrice, la «vecchia nonna Regina», racconti nel giro di un anno, nei giorni di festa, dalla notte di Natale al dicembre dell’anno successivo, accanto al fuoco o nell’aia del podere di Farneta («piccolo borgo sulla via di Camaldoli»), quarantacinque novelle. La storia della famiglia Marcucci, con i suoi venticinque componenti, costituisce la cornice entro cui viene inserita la narrazione: nell’ultimo capitolo si delinea la sorte della famiglia, segnata dalla morte della novellatrice, mentre i racconti sono organizzati in quattro parti, corrispondenti ai cicli stagionali del lavoro contadino. Una sorta di lunario che racchiude il microcosmo perodiano ambientato, con una sola eccezione (per la novella a sfondo marchigiano Il fortunato Ubaldo), nel Casentino: uno spazio chiuso, segnato dall’Arno che nasce in quella valle, ricco di tradizione letteraria e che la scrittrice dimostrò di aver accuratamente studiato, sebbene non sia accertata la sua presenza in questi luoghi. La doppia natura dell’opera, sottolineata dal sottotitolo che rinvia al fantastico – «fiabe meravigliose, che ella aveva udito a sua volta dalla propria nonna e dalle vecchie del vicinato» vengono definite in apertura dalla novellatrice –, permette di inscrivere le Novelle nella letteratura fantastica dell’Ottocento: vi si trovano affiancati titoli come L’anello della bella Caterina e L’impiccato vivo, mentre personaggi fiabeschi (nani, incantatrici, pastorelle, regine) convivono accanto a santi e figure protettrici radicate nella cultura cristiana, alla quale si deve anche la centralità della figura del diavolo e delle potenze malefiche, nonché delle anime dei defunti. Intrisi di intenti educativi e di sentimenti nazionali, i racconti entrarono a pieno titolo nella letteratura giovanile grazie alle ristampe di Salani nelle collane di narrativa per ragazzi (Firenze 1906 e numerose successive edizioni).
Se la presenza a Roma della scrittrice è attestata fino all’inizio del Novecento, con la morte di Perino Perodi decise di trasferirsi a Palermo, chiamata dall’editore Salvatore Biondo con cui pubblicò, dal 1897, la serie dei testi scolastici Cuoricini d’oro e i racconti riuniti nella collana per l’infanzia Bibliotechina aurea illustrata.
I legami con la Toscana restarono tuttavia vivi grazie ai rapporti con Salani, con il quale continuò a pubblicare libri per ragazzi nella Biblioteca Salani illustrata, oltre a opere a tematica siciliana come Il brigante di Ciriminna (Firenze 1911) – che può essere accostato al racconto per ragazzi I briganti di Cerreto Guidi (Palermo 1901) – e Bernoccolino (Firenze 1915), storia a lieto fine di un orfano che torna a Palermo dagli Stati Uniti d’America.
L’interesse per la storia e la realtà siciliana è testimoniato anche dall’ampia raccolta Al tempo dei tempi…, apparsa sempre per i tipi di Salani (I-III, Firenze 1909-10) e dedicata alle «fiabe e alle leggende» del mare, dei monti e delle città di Sicilia, che lega ulteriormente la scrittrice alle ricerche di Pitrè.
Emma Perodi morì a Palermo il 5 marzo 1918 in seguito a una polmonite.
Fonti e Bibl.: A. Faeti, Il crepuscolo dell’orco pedagogico, in E. Perodi, Fiabe fantastiche. Le novelle della nonna, Torino 1974, pp. VII-LXI; A. Andreoli, introduzione a E. Perodi, Le novelle della nonna, Roma 1992, pp. I-XI; P. Scapecchi, Una donna tra le fate. Ricerche sulla vita e sulle opere di E. P., Poppi 1993; Casentino in fabula. Cent’anni di fiabe fantastiche (1893-1993). “Le novelle della nonna” di E. P., Atti del Convegno, Poppi… 1993, a cura di V. Agostini-Ouafi, Firenze 2000; E. P. Saggi critici e bibliografia (1850-2005), a cura di F. Depaolis - W. Scancarello, Pontedera 2006; Scritture femminili in Toscana. Voci per un autodizionario, a cura di E. Pellegrini, Firenze 2006, pp. 264-266; A. Carli, Prima del Corriere dei Piccoli. Ferdinando Martini, Carlo Collodi, E. P. e Luigi Capuana fra giornalismo per l’infanzia, racconto realistico e fiaba moderna, Macerata 2007; Su E. P.: nuovi saggi critici, a cura di W. Scancarello, Pontedera 2014.