Thompson, Emma
Attrice cinematografica inglese, nata a Londra il 15 aprile 1959. La sua recitazione si contraddistingue per la controllata vitalità dei personaggi interpretati. Di formazione teatrale, non ha mai abbandonato il palcoscenico, pur aprendosi alle altre forme di spettacolo. La sua intensa interpretazione in Howards End (1992; Casa Howard) di James Ivory è stata premiata con l'Oscar nel 1993, mentre nel 1996 ha ottenuto l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale con Sense and sensibility (1995; Ragione e sentimento) di Ang Lee, tratto da J. Austen.
Cresciuta a Paddington (West London), figlia d'arte (il padre, Eric, regista televisivo e la madre, Phyllida Law, attrice), la T. studiò letteratura inglese alla Cambridge University dove, con una compagnia universitaria specializzata in commedie, diede inizio alla sua carriera teatrale, che sviluppò poi in compagnie shakespeariane. Sul set della serie della BBC Fortunes of war (1987) fece l'incontro decisivo, per la sua futura vita artistica e personale, con Kenneth Branagh (che sposò nel 1989, divorziando poi nel 1996). Con il ruolo di Catherine in Henry V (1989; Enrico V) diretto dallo stesso Branagh, è infatti assurta alla notorietà confermata successivamente da personaggi molto diversi tra loro ma sempre caratterizzati dal suo talento e dal segno distintivo della sua personalità. Basti ricordare, nell'ambito del sodalizio con Branagh, il doppio ruolo sostenuto nel noir Dead again (1991; L'altro delitto) e quello di Beatrice nel solare Much ado about nothing (1993; Molto rumore per nulla), da W. Shakespeare. È stato però sotto la guida di Ivory che la T. ha affrontato due dei ruoli più complessi della sua carriera. Quello della forte e sensibile Margaret Schlegel in Howards End, e quello della governante Miss Kenton in The remains of the day (1993; Quel che resta del giorno), legata al maggiordomo interpretato da Anthony Hopkins da un rapporto intenso, ma sempre represso. Questo lavoro in profondità sulle emozioni le ha consentito di affrontare, evitando le trappole del biopic, il personaggio dell'artista Dora Carrington in Carrington (1995) di Christopher Hampton, di realizzare l'appassionata interpretazione di Elinor in Sense and sensibility (che le ha valso una nomination all'Oscar), di duettare splendidamente con la madre, Phyllida Law, in The Winter guest (1997; L'ospite d'inverno) di Alan Rickman, e di affrontare senza retorica nel televisivo Wit (2001) di Mike Nichols il percorso di una malata terminale. In precedenza aveva lavorato in In the name of the father (1993; Nel nome del padre) di Jim Sheridan, in Primary colours (1998; I colori della vittoria) di Nichols, mentre nel 2003 ha interpretato Love actually di Richard Curtis e Imagining Argentina (Immagini) di Hampton.