Macron, Emmanuel. – Banchiere e uomo politico francese (n. Amiens 1977). Ultimati gli studi presso la École nationale d'administration nel 2004, nel 2008 è entrato come associato nella banca d’affari Rothschild & Cie, avviandosi a un brillante percorso nel campo finanziario e intraprendendo parallelamente una fortunata carriera politica: membro del Partito socialista dal 2006 al 2009, nel 2012 è stato scelto da F. Hollande come segretario generale all’Economia, ricevendo nel 2014 l'incarico di ministro dell'Economia, dell'industria e del digitale del secondo governo Valls. Nell’aprile 2016 ha fondato il movimento politico centrista En marche!, dimettendosi due mesi dopo dall’incarico ministeriale e annunciando nel novembre successivo la propria candidatura indipendente alle presidenziali del 2017, al primo turno delle quali è risultato vincitore con il 24,01% dei consensi, seguito da M. Le Pen del Front National (21,3%), con la quale si è confrontato al ballottaggio del 7 maggio, ottenendo il 65,8% dei voti e subentrando nella carica a Hollande dal 14 maggio, il presidente più giovane nella storia del Paese. Il giorno successivo all'insediamento M. ha nominato premier l'esponente di centrodestra E. Philippe; tale nomina ha consentito al neopresidente di attrarre l’elettorato moderato alle elezioni legislative svoltesi nel mese di giugno, ricomponendo il paesaggio politico. Il primo turno delle consultazioni (che hanno registrato oltre il 50% di astensionismo) ha sancito la netta vittoria del partito En marche!, che ha conquistato il 32,3% dei voti, seguito dai gollisti (21,5%), dal Front National (13,2%) e dal Partito socialista (9%), garantendosi la maggioranza assoluta in Parlamento; tali risultati sono stati confermati dal ballottaggio, con En marche! che si è aggiudicato 351 seggi su 577, mentre il Partito socialista è sceso da 258 parlamentari a 29, Les Républicains da 185 a 131 e il Front National ha ottenuto 8 seggi. Nonostante un programma politico, compiutamente espresso nel testo Révolution. C’est notre combat pour la France (2016), in cui erano apparsi centrali una rifondazione del progetto europeo e, sul fronte interno, la lotta al terrorismo e la volontà di riconciliare progresso e libertà attraverso un piano di riforme economiche in grado di stimolare nel Paese gli investimenti produttivi, rilanciando la competitività delle imprese e riducendo il costo del lavoro, la progressiva erosione del consenso popolare accordato all'uomo politico - in un Paese ripetutamente colpito dal terrorismo internazionale e dalle insurrezioni urbane organizzate dall'ottobre 2018 dal movimento dei Gilet gialli - ha trovato preciso riscontro nei risultati delle elezioni europee svoltesi nel maggio 2019, alle quali la lista LaREM-MoDem di M. ha ottenuto il 22,4% dei suffragi, superata dal Rassemblement National di M. Le Pen (23,3%). Un netto calo dei consensi in favore dell'uomo politico si è registrato anche alle consultazioni regionali del giugno 2021, alle quali il partito di Macron non è riuscito ad assicurarsi il controllo di alcuna regione, a fronte di un consolidamento della destra gollista e dei socialisti. Candidatosi per un secondo mandato alle presidenziali del 2022, l'uomo politico ha riportato al primo turno svoltosi ad aprile il 27,6% delle preferenze contro il 23,4% aggiudicatosi dalla sfidante M. Le Pen, che ha sconfitto al ballottaggio tenutosi nello stesso mese con il 58,5% dei consensi. Il primo turno delle legislative svoltosi nel giugno successivo ha evidenziato una netta polarizzazione tra la coalizione Nupes della sinistra francese guidata da Mélenchon, che ha ottenuto il 25,7% dei consensi, e il blocco presidenziale di Ensemble!, che si è affermato di strettissima misura aggiudicandosi il 25,8% dei consensi; tali risultati sono stati confermati al ballottaggio, con Ensemble! che si è aggiudicata 245 deputati, perdendo però la maggioranza assoluta, mentre Nupes ha ottenuto 131 seggi, il Rassemblement National di Le Pen 89 seggi e la formazione Republicains 61 seggi. L'erosione dei consensi accordati agli organi di governo ha trovato ampia conferma nelle violente manifestazioni di piazza verificatesi nel marzo 2023 a seguito della riforma del sistema pensionistico decisa dal presidente Macron senza assenso del Parlamento, e approvata dal Consiglio costituzionale nonostante l'ampio dissenso popolare e dei partiti di opposizione.