CAMPOLONGO, Emmanuele
Nacque a Napoli il 30 dic. 1732 da Domenico e da Barbara Garrio. Dopo la morte del padre entrò dodicenne nel seminario di Aversa. Recatosi quindi ancora ragazzo a Roma, fu aiutato negli studi dal card. D. Passionei, cui lo raccomandò poco prima di morire lo zio Diego, medico della corte pontificia. Seguendo le orme paterne, studiò giurisprudenza a Napoli, città che lasciò poi per qualche tempo per soggiornare a Taverna (Catanzaro), dove si era recato per la morte di uno zio. In questo periodo, su consiglio della madre, sposò Monica Casalnuovo, da cui non ebbe figli. Tornato a Napoli, esercitò dapprima laprofessione forense, quindi passò a studiare medicina ed infine si dedicò completamente alle lettere. Dal 1766 insegnò per lunghi anni belle lettere al liceo del Salvatore. Fece anche parte dell'Accademia Ercolanese, occupando una posizione importante, anche se non di primissimo piano, nel mondo culturale napoletano dell'epoca. Rimasto completamente al di fuori degli avvenimenti politici del 1799, morì (sembra di tifo) il 19 o 20 marzo del 1801.
Spirito piuttosto bizzarro e dotato di una cultura vasta ma non profonda, il C. si distinse maggiormente come studioso di antichità classica che come letterato. Il Cursus philologicus (1778-79), concepito come summa per i suoi allievi, dimostra le sue buone conoscenze antiquarie, particolarmente del mondo romano. Non altrettanto si può dire dei fatti linguistici o strettamente filologici, in cui l'interesse del C. rimane del tutto superficiale. Anche la sezione in cui vengono analizzati passi di scrittori latini e greci (scriptorum sphinx) non rivela un particolare acume interpretativo. Il suo gusto per le epigrafi lo spinse a dare nel Litholexicon intentatum (1782) un elenco di voci, secondo l'autore trovate in iscrizioni, in realtà generalmente frutto della sua fantasia (due di esse, absconditorium e absconditoriolum, finirono perfino nell'appendice al lessico del Forcellini). Il C. si divertì anche a comporre nel Sepulcretum amicabile (1781-82) ben 1900 epigrafi latine, quasi tutte in mernoria di persone viventi, prive di qualsiasi spunto originale. Il suo latino estremamente fantasioso supera poi ogni limite di correttezza nei numerosissimi neologismi delle versioni dei 104 sonetti della Polifemeide (da lui preparate per la seconda ediz. dell'opera, 1763) e nella parte latina del Proteo (1768), serie di componimenti italiani e latini in cui si imita lo stile dei più diversi autori. L'imitazione più o meno dichiarata è anche la caratteristica principale delle prose e poesie italiane del C., la cui ispirazione esce regolarmente sconfitta dal desiderio di riprodurre pedissequamente i modelli prescelti. Così avviene, ad esempio, nelle prose ed egloghe della Mergillina (1761), composta sulle orme dell'Arcadia del Sannazzaro, e nei cento sonetti delle Smanie di Pluto (1776), dialoghi infernali in stile dantesco. Le 37 prediche quaresimali del Peccator convinto (1777-78), frutto di "esercizio rettorico", confermano ancora, con la loro mole di erudizione e l'assenza di ogni tentativo di approfondimento interiore, il sostanziale vuoto spirituale di un letterato che era tanto pronto a recepire quanto incapace di mediare gli stimoli della sua cultura.
Le sue opere più comunemente note sono La Polifemeide, Napoli 1759 e (con la traduzione latina) 1763; La Mergillina, Napoli 1761; La Galleide, Napoli 1766; La Vulcaneide, Napoli 1766; Il Proteo, Napoli 1768 e 1819 (con la biogr. dell'autore a cura di M. Roberti); Smanie di Pluto, Napoli 1776; Il peccator convinto, I-II, Napoli 1777; III, ibid. 1778; Polifemo ubbriaco, Napoli 1778; Cursus philologicus seu politiorum litterarum institutiones, I, Neapoli 1778; II-IV, ibid. 1779; Sepulcretum amicabile, I, Neapoli 1781; II, ibid. 1782; Litholexicon intentatum, Neapoli 1782; Sereno serenato, Napoli 1786 (commento al Liber medicinalis di Q. Sereno Sammonico).
Bibl.: Novelle letterarie di Firenze, XXVIII (1767), coll. 137-139; n.s., IX (1778), coll. 476-478; G. Furlanetto, Appendix ad totius latinitatis lexicon Aegidii Forcellini, Patavii 1816, p. 2; C. A. de Rosa, Ritratti poetici di alcuni uomini di lettere antichi o moderni del Regno di Napoli, II, Napoli 1834, pp. 25-33; D. Vaccolini, in E. De Tipaldo, Biogr. d. ital. illustri, III, Venezia 1836, pp. 393-395; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 71; B. Croce, Studi storici sulla rivol. napoletana del 1799, Roma 1897, pp. 8 s.; L. de Samuele Cagnazzi, La mia vita, Milano 1944, p. 8; G. Natali, IlSettecento, II, Milano 1964, pp. 25, 27, 99.