Riva, Emmanuelle (propr. Paulette Germaine)
Attrice cinematografica e teatrale francese, nata a Cheniménil (Vosges) il 24 febbraio 1927. Sensibile, introversa, vibrante, divenne molto nota fin dalla sua prima prova come protagonista, in Hiroshima, mon amour (1959) di Alain Resnais; tutta la sua carriera si è poi svolta nell'ambito di un cinema di qualità facendole prediligere film difficili e registi problematici, particolarmente rigorosi e tendenzialmente elitari, una scelta coraggiosa che, a lungo andare, si è rivelata per lei penalizzante. Per Thérèse Desqueyroux (Il delitto di Thérèse Desqueyroux) di Georges Franju ha vinto nel 1962 la Coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia.
Lavorante di sartoria, a Parigi frequentò i corsi dell'école supérieure d'art dramatique, e nel 1954 iniziò una carriera di attrice teatrale proseguita con successo sino alla fine degli anni Ottanta.
Debuttò nel cinema con una piccola parte in Les grandes familles (1958; Le grandi famiglie) di Denys de La Patellière. In Hiroshima, mon amour interpretò l'intenso ruolo di un'attrice francese che, mentre vive una travolgente passione per un giapponese, ripensa al suo idillio durante la Seconda guerra mondiale con un giovane soldato tedesco, ucciso sotto i suoi occhi. Molto amata dai registi italiani, nel 1960 recitò in Adua e le compagne di Antonio Pietrangeli, nel quale costituisce con Simone Signoret e Sandra Milo un terzetto di prostitute che tentano di cambiar vita, e in Kapò di Gillo Pontecorvo, nel ruolo di una deportata politica in un lager nazista; ma tentò anche il registro brillante, affiancando Ugo Tognazzi nel pungente Le ore dell'amore (1963) di Luciano Salce. In Francia fu particolarmente efficace, accanto a Jean-Paul Belmondo, nell'amaro Léon Morin, prêtre (1961; Léon Morin, prete ‒ La carne e l'anima) di Jean-Pierre Melville, e trovò il suo regista ideale in Franju, da cui fu diretta in Thérèse Desqueyroux e in Thomas l'imposteur (1965), opere segnarono la fine del periodo migliore della carriera della Riva. In seguito infatti diradò notevolmente le sue apparizioni e partecipò a film meno interessanti, come Les risques du métier (1967; Attentato al pudore) di André Cayatte, oppure a circolazione molto limitata, come La modification (1970; La moglie nuova) di Michel Worms o J'irai comme un cheval fou (1973; Andrò come un cavallo pazzo) di Fernando Arrabal.
Dai primi anni Ottanta è passata a ruoli di caratterista, tornando a recitare con una certa assiduità: sono da ricordare soprattutto le interpretazioni offerte in Gli occhi, la bocca (1982) di Marco Bellocchio, Liberté, la nuit (1983) di Philippe Garrel, Niezwykła podróż Baltazara Kobera (1988, L'insolito viaggio di Baltazar Kober) di Wojciech Jerzy Has, Bernadette (1988) di Jean Delannoy, Trois couleurs: bleu (1993; Tre colori ‒ Film blu) diretto da Krzysztof Kieślowski, A che punto è la notte (1995) di Nanni Loy.