EMORROIDI (dal gr. αἱμορροΐς "effusione sanguigna")
Si designano con questo nome le varici delle vene emorroidarie, o ano-rettali, delle quali le superiori sono tributarie del sistema portale, le medie delle vene ipogastriche e le inferiori delle pudende interne. Vi sono anastomosi numerose fra i tre gruppi; e spesso le venule anastomotiche si dilatano formando le varici iniziali, sia all'interno del canale anale (emorroidi interne), sia all'esterno (emorroidi esterne). Frequente è un anello emorroidario che nel caso delle emorroidi interne risiede 12-15 mm. al disopra dell'orifizio anale, ma può col tempo procidere all'esterno. Le esterne sono sottomucose o sottocutanee, o sottocutaneo-mucose, e possono presentarsi isolate o multiple o addirittura formanti anello. Emorroidi interne ed esterne sono spesso associate.
Frequenti negli individui di 30-40 anni e più, le emorroidi possono tuttavia essere anche congenite; il che dimostra come nella patogenesi dell'affezione i fattori meccanici non possano essere sempre ritenuti predominanti. Le emorroidi dànno disturbo generalmente in causa di qualche complicazione: fatti congestivi o infiammatorî determinanti le cosiddette crisi emorroidarie, caratterizzate da tumefazione dolorosa dei nodi emorroidarî, spasmo dello sfintere, defecazione dolorosa, emorragie; nelle emorroidi interne, la procidenza, sia momentanea all'atto della defecazione, e riducibile, sia irreducibile. Ciò determina spesso uno strozzamento dei nodi emorroidarî, con conseguente tromboflebite e quindi cancrena dei nodi stessi. Ascessi perianali o perirettali, ulcerazioni più o meno superficiali, fistole possono essere la conseguenza di tali complicazioni.
La diagnosi si fa con l'ispezione, con l'esplorazione digitale, eventualmente con la proctoscopia. Solo un completo esame clinico, a parte l'oculata anamnesi, può evitare il grave errore di scambiare per un emorroidario un individuo colpito da cancro del retto. È anche necessario riconoscere che non si tratti d'emorroidi sintomatiche d'altre affezioni alle quali deve rivolgersi anzitutto il trattamento (tumori pelvici, gravidanza, alterazioni cardio-vascolari, epatiche, ecc.). Le emorroidi non esigono sempre una cura chirurgica; se però dànno luogo a frequenti emorragie, se si complicano con fatti infiammatorî, con ragadi, se divengono facilmente procidenti o si fanno irreducibili, debbono essere radicalmente curate. Le anemie secondarie a perdite sanguigne da emorroidi sono le più difficili da guarire; si deve perciò operare in caso d'emorragie ripetute. Fra le cure mediche, sono da annoverare il regime, privo d'eccitanti e d'alcoolici, i lassativi, le supposte sedative.
Una cura non chirurgica, ma che può dare risultati definitivi, è quella delle iniezioni sclerosanti, molto in voga negli ultimi anni. S'usano a tal fine varie soluzioni: quella al 3% di cloridrato di chinina e urea, quella al 50% di glucosio, o una soluzione di acido fenico al 10% in acqua e glicerina a parti eguali. Le iniezioni si fanno ambulatoriamente, in piccole quantità, nei nodi o al disopra di essi, e si ripetono a distanza di qualche giorno in punti diversi. La cura chirurgica può essere eseguita in vario modo. Il più semplice e sicuro mezzo è quello d'eseguire la divulsione dello sfintere, e afferrare i singoli nodi con pinze a cuore, termocauterizzarli e quindi allacciarli alla base con un filo di catgut. L'operazione di W. Whithead, che consiste nell'isolare tutto il cilindro mucoso che contiene le emorroidi e asportarlo, suturando circolarmente alla cute anale la mucosa rettale, fu un tempo molto usata; ma oggi gode il favore di pochi per gravi pericoli a essa inerenti: e cioè la stenosi cicatriziale, se avviene la disunione delle suture, e il prolasso della mucosa rettale se la ferita guarisce bene. Anche un certo grado d'incontinenza s'è osservato in taluni casi operati.