empiere
La lingua del Duecento usa ugualmente ‛ empiere ' ed ‛ empire '. In D. prevale la prima forma, come risulta dalla coniugazione (empierti, empierà). Il verbo è di esclusivo uso poetico.
In senso proprio è riferito alla candida rosa, i cui seggi saranno " riempiti " dai beati del Vecchio e del Nuovo Testamento: l'uno e l'altro aspetto de la fede / igualmente empierà questo giardino (Pd XXXII 39). In un contesto molto più realistico, in Fiore Cv 1 e 3 Di buon morselli i' sì m'empio la pancia, / e, se si truova al mondo di buon vino, / e' convien ch'i' me ne empia lo bolino. Figurato, in Rime LXIX 11 e, nella forma pronominale, in Pd XVI 19 s'empie d'allegrezza / la mente mia.
In altri casi il significato di " riempire " si amplia in quello di " saziare ": ha natura si malvagia e ria, / che mai non empie la bramosa voglia (If I 98); Sangue sitisti, e io di sangue t'empio (Pg XII 57), che riecheggia Giustino: " Satia te sanguine quem sitisti " (I 8).
Con ulteriore ampliamento di significato, il verbo assume il valore, frequente nella lingua del Duecento, di " adempiere ", " soddisfare ": per empierti bene ogne disio, / ritorno a dichiararti in alcun loco (Pd VII 121; cfr. significato analogo per ‛ empitore ', in Cv I VII 11 empitore del comandamento).