emulsioni
Dispersioni colloidali di piccole goccioline di un liquido (fase dispersa) in un altro liquido non miscibile al primo (fase disperdente). La stabilità chimico-fisica delle emulsioni dipende fondamentalmente da tre fattori: la temperatura alla quale si trovano; la presenza di tensioattivi; la presenza di elettroliti, cioè di sostanze che in soluzione subiscono la dissociazione elettrolitica. Esempi di emulsioni sono presenti nella vita quotidiana: la più classica è l’emulsione acqua-olio (maionese, burro) dove l’acqua è la fase dispersa e l’olio quella disperdente; oppure le emulsioni olio-acqua, dove l’olio è la fase dispersa e l’acqua quella disperdente (latte, sangue). Un problema fondamentale nella produzione di un’emulsione consiste nel prevedere quale tipo si formerà dall’agitazione delle due fasi immiscibili. Ciò può dipendere da alcuni fattori: il volume di fase (ovvero il rapporto tra la percentuale della fase acquosa e quella oleosa); la viscosità delle fasi (la fase più viscosa tenderà a formare meno goccioline e quindi a disperdersi meno facilmente); infine, la presenza di tensioattivi. Questi ultimi hanno la funzione di legare le goccioline disperse con la fase continua disperdente. È possibile stabilire l’azione di un tensioattivo su un’emulsione utilizzando la regola di Bancroft, in base alla quale la fase continua è quella in cui il tensioattivo è più solubile. Tale regola trova il suo fondamento teorico nella constatazione che l’abbassamento della tensione superficiale di un liquido ne favorisce la frammentazione in gocce; quindi, se viene aggiunto un tensioattivo a due liquidi immiscibili, esso renderà fase esterna (dispersa) il liquido a lui più affine in quanto ne riduce in minor misura la tensione superficiale.
→ Sistemi dispersi