ENARMONIA
. Attualmente è il rapporto di due suoni che differiscono fra loro secondo l'accordo matematico e, talvolta, anche secondo la notazione, ma s'identificano nella pratica musicale del nostro sistema temperato: p. es. fa e mi diesis, si e do bemolle. Onde, per cambiamento enarmonico s'intende la trasformazione di un suono in un altro teoricamente diverso, ma praticamente identificato con quello, all'intento sia di facilitare la lettura (con l'impiego del diesis a preferenza del bemolle o viceversa), sia di trasformare effettivamente la concezione armonica, specie quando un suono unico viene mutato: p. es. la, do, re diesis, fa diesis (mi minore); la, do, mi bemolle, fa diesis (sol minore).
Presso gli antichi Greci il genere enarmonico, inventato secondo la tradizione da Olimpo frigio, era ammesso accanto al cromatico e al diatonico. In esso l'intervallo tipico, in cui veniva suddivisa la scala, era il quarto di tono, mentre nel cromatico era il semitono e nel diaionico il tono intero. I trattatisti del sec. XVI, intenti a riesumare le teorie degli antichi, rimisero in onore il genere enarmonico, tentandone varie interpretazioni matematiche. Il risultato di tali ricerche fu la scoperta del principio che la nostra pratica musicale non dà e non può dare per ciascun suono che la media approssimativa dei diversi valori matematici che vi si adattano; principio che portò, in progresso di tempo, alla giustificazinne teorica della scala temperata, cui la pratica aveva aperto la via, identificando i suoni pressoché uguali.