enattivismo
s. m. – Termine che traduce l’inglese enactivism (derivato da enaction), concetto impiegato da F. J. Varela, E. Thompson, E. Rosch in The embodied mind (1991) nello svolgere la tesi secondo la quale le strutture cognitive della mente emergerebbero dalle dinamiche senso-motorie ricorrenti fra l’agente incarnato (embodied) e inserito in un ambiente naturale (embedded), le quali permettono all’azione di essere guidata percettivamente. Secondo le tesi dell’e., le esperienze coscienti vengono a essere costitutivamente connesse alle interazioni senso-motorie fra soggetto e ambiente esterno. Fra le successive elaborazioni di concezioni enattiviste della percezione e del mentale, si sono distinte le ricerche di K. O’Regan e A. Noë nelle quali è stato precisato il concetto di contingenza senso-motoria (sensorimotor contingency); l’esperienza percettiva è determinata da ciò che il soggetto cognitivo fa, che sa fare o che è pronto a fare, in un determinato ambiente naturale, e alle interazioni che, nell’operare in tale o talaltro modo, vengono a stabilirsi con quell’ambiente. In tal modo l’esperienza cosciente viene a dipendere non dalla sola attività neurale, ma dal modo in cui essa è incorporata nelle dinamiche senso-motorie che coinvolgono il soggetto cognitivo e l’ambiente in cui esse si svolgono. La coscienza (e, in altra prospettiva, il fenomenico negli stati mentali) viene allora a emergere dall’interazione fra cervello, corpo e ambiente naturale.