enciclopedia
Termine che entrò in uso all’inizio del Cinquecento (nei titoli di libri destinati alla formazione di giovani o alla consultazione) e deriva dal greco enkýklios paidèia «istruzione circolare», cioè insieme di dottrine che formano un’educazione completa. Le due idee racchiuse nel termine ‒ l’unità della conoscenza, l’iniziazione al «circolo» delle conoscenze ‒ hanno suscitato in ogni epoca riflessioni sull’unità e sui progressi del sapere, sul modo di classificare e trasmettere le scienze, le arti, le tecniche. È un processo in continuo assestamento e le e. sono, per così dire, figlie del loro tempo. Si riproducono di generazione in generazione, rispecchiano lo stato delle conoscenze di un’epoca, invecchiano e restano come testimonianze storiche.
Il processo di formazione dei filosofi destinati a diventare uomini di governo, che Platone delineò nel suo dialogo Repubblica, iniziava con la matematica, la musica, l’astronomia, la dialettica, esercizi disinteressati della mente, distinti dalle conoscenze correnti degli uomini pratici. Il suo seguace Aristotele, conversando e passeggiando con pochi iniziati, insegnava discipline astratte come logica, fisica, metafisica; le sue lezioni di retorica, sofistica, politica, etica, erano invece rivolte a una cerchia più larga. Nel mondo latino il primo enciclopedista fu Terenzio Varrone (2° sec. a.C.), autore di nove trattati intitolati Disciplinae, oggi perduti, dedicati ciascuno a una delle arti liberali. Plinio il Vecchio (1° sec. d.C.) dette un assetto sistematico alla sua Naturalis historia, vastissima «descrizione» di conoscenze in 37 libri, che presentano tuttora un panorama affascinante della cultura latina. Tra il 4° e il 5° sec. d.C., Macrobio, Marziano Capella, Cassiodoro, Boezio contribuirono a fissare l’insegnamento delle sette arti liberali nel trivio (grammatica, retorica, dialettica) e nel quadrivio (aritmetica, musica, geometria, astronomia), schema destinato a restare alla base dell’ordine degli studi per tutto il Medioevo.
Lo schema del trivio e del quadrivio dette l’impronta a compilazioni e manuali nei quali l’eredità della cultura greco-romana si fuse con le dottrine morali e teologiche cristiane: si possono ricordare, tra le molte e. del basso Medioevo, i trattati di Isidoro di Siviglia (6°-7° sec.), di Beda il Venerabile (7°-8° sec.), di Rabano Mauro (8°-9° sec.). Con la rinascita carolingia (➔ Carlomagno), nuove necessità didattiche per la formazione del clero e la predicazione si imposero nelle scuole monastiche, e modificarono l’impianto del sapere in una serie di opere scritte dai maestri operanti nelle scuole cattedrali francesi di Tours e di Chartres. Anche i maggiori scolastici dell’Alto Medioevo ‒ come Alberto Magno, Tommaso d’Aquino, soprattutto Ruggero Bacone ‒ composero summae teologiche ed e., che rielaboravano in versione latina e cristiana l’eredità aristotelica giunta dalla Spagna attraverso le traduzioni arabe. Il metodo della compilazione da autori greci, arabi, ebraici, domina opere come De divisione philosophiae di Domenico Gundisalvi (attorno al 1100), modellata sul Catalogo delle scienze dell’arabo al-Farabi (9°-10° sec.), e lo Speculum maius di Vincenzo de Beauvais (12°-13° sec.), che ambiva presentare «tutte le cose di tutti i tempi». L’Ars magna dello spagnolo Raimondo Lullo (13°-14° sec.) propose un ambizioso progetto enciclopedico a sfondo magico e missionario, con un metodo combinatorio di lettere e simboli logici destinato a fornire la chiave universale di tutte le scienze e a svelare l’ordine della creazione. Contemporanee sono la compilazione francese Li livres dou Tresor e il manuale ridotto Il tesoretto, opere del magistrato fiorentino Brunetto Latini (13° sec.), maestro di Dante. A Bisanzio l’eredità della cultura greca sopravvisse nella lingua, nei codici antichi e in repertori eclettici come la Bibliotheca (875 ca.) di Fozio, patriarca di Costantinopoli, il grande lessico Suida (950-970), la Didaskalia pantodapé («Istruzione complessiva») di Michele Psello (11° sec.).
Tra il concilio delle Chiese greca e latina a Ferrara e Firenze (1439) e la conquista turca di Bisanzio (1453), emigrarono in Italia i maestri greci che, con la loro lingua e i loro codici, rimisero in circolazione un grande patrimonio di cultura scientifica, filosofica e letteraria caduto nell’oblio da oltre un millennio. I punti di riferimento del sapere mutarono, caddero in disuso le e. medievali, che erano circolate soltanto in copie manoscritte. L’invenzione della stampa accrebbe la diffusione dei trattati o repertori educativi, e il termine e. si affermò nelle principali lingue europee. Tra Cinquecento e Seicento la crescita dell’«albero del sapere» impose la necessità di dare profili e contenuti differenziati alle e., che si avviarono a diventare un genere di pubblicazioni a sé rispetto alle compilazioni tradizionali destinate all’insegnamento, come i compendi di teologia e filosofia, i dizionari biografici e linguistici, i lessici, le narrazioni storiche. La decadenza della teologia e della metafisica, la visione profetica di un imminente progresso della scienza della natura, vista come un’impresa collegiale e organizzata, ispirarono al filosofo inglese Francesco Bacone una radicale confutazione delle scuole filosofiche antiche e una riforma di tutto il sapere; nel Novum organum e nella Instauratio magna, la proposta di una nuova classificazione delle conoscenze si fonda sulla tripartizione delle facoltà umane in memoria, immaginazione, ragione, rispettivamente riferite alla storia, alla poesia e alle arti, alla scienza e alla filosofia.
Nel tardo Seicento e nel primo Settecento la fioritura di nuovi repertori enciclopedici si adeguò alla rivoluzione scientifica operata da Galileo e Newton, e alle richieste di un pubblico laico e professionale in espansione. Discipline speculative come la logica, la dialettica, la metafisica diventarono marginali; la filosofia della natura si dissolse sotto la crescente specializzazione richiesta da scienze come la medicina, la meccanica, l’astronomia, l’ottica, la pneumatica. Si affermò la tendenza a includere nelle compilazioni enciclopediche, accanto alle arti liberali, anche le arti meccaniche: ossia le descrizioni dei mestieri, le tecniche artigianali e industriali. Come esempi del nuovo genere di raccolte enciclopediche si possono citare due autori inglesi, che adottarono il criterio alfabetico moderno: John Harris con il Lexicum technicum (1704) ed Ephraim Chambers con la Cyclopaedia (1728), in cui la cultura tecnico-scientifica acquistò il sopravvento rispetto alla tradizione umanistica.
I repertori enciclopedici diventarono grandi imprese dell’industria libraria. La Cyclopaedia di Chambers apparve in italiano a Venezia (1748), mentre la traduzione francese fornì i materiali di base per la prima grande e. moderna, l’Encyclopédie, ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, che adottò il criterio alfabetico e non fu più, come i suoi modelli, opera di un compilatore unico. I suoi coordinatori, Denis Diderot e Jean-Baptiste d’Alembert, si valsero di oltre 180 collaboratori, letterati, professionisti, artisti, giuristi, matematici, economisti, scienziati, medici, tecnici e artigiani: una libera «società di dotti» che rappresentò la cultura francese militante meglio di quel che riuscissero a fare le università e le accademie. Nel Discorso preliminare, apparso nel primo volume dell’Encyclopédie (1751), d’Alembert annunciò le caratteristiche più innovative dell’opera, che intendeva essere non solo un repertorio aggiornato di tutte le branche della conoscenza, ma si appellava al metodo sperimentale di Galileo e di Newton, alle filosofie empiriste di Francesco Bacone e di John Locke. Insieme con i contenuti più tradizionali, offriva una descrizione completa delle arti pratiche e delle tecniche, con migliaia di tavole illustrative: da macchine d’ogni tipo alla metallurgia, tessitura, architettura; dagli strumenti chirurgici e musicali alle carte geografiche; dalla vetreria all’arte tipografica, fino alla caccia, alla pesca, ai giochi di società, alla fabbricazione delle carrozze, degli abiti e delle parrucche. L’impronta tutta laica, tecnica e pratica dell’Encyclopédie era intrisa di un certo spirito libertino e irriverente, dissimulato negli articoli dedicati alle credenze religiose e ai sistemi filosofici. Gli articoli di teoria economica e politica, scritti da François Quesnay, Anne-Robert Turgot, Diderot, Jean-Jacques Rousseau, Paul-Henri d’Holbach e altri, non nascondevano le inclinazioni degli enciclopedisti in senso costituzionale, liberale, democratico, ostile all’egemonia dell’alto clero e della monarchia assolutista. Per questi vari motivi l’Encyclopédie apparve un’opera sovversiva, fu censurata e perseguitata; giunta al volume settimo nel 1757 fu «soppressa», ma gli ultimi dieci volumi e i grandi tomi delle tavole apparvero nel 1772. Più che una vera «macchina da guerra» contro l’antico regime e la religione, come fu detto allora e spesso ripetuto, l’Encyclopédie è una sintesi rappresentativa della cultura tecnica, scientifica, politica, giuridica, filosofica della borghesia in ascesa, ed è considerata ‒ più o meno giustamente ‒ come il prologo ideologico alla Rivoluzione francese del 1789.
Le imprese enciclopediche si sono moltiplicate nei vari Paesi. Tra le più note, il tedesco Konversations-Lexikon dell’editore Brockhaus (1796-1819), il francese Grand dictionnaire universel du XIXe siècle di P.-A. Larousse (1866-76), l’Encyclopaedia Americana (1829), opere tuttora in uso. Tra le numerose e. inglesi, la più autorevole è l’Encyclopaedia Britannica (prima edizione 1768-71): una fenice che è rinata senza tregua dalle sue ceneri attraverso una ventina di edizioni, oggi consultata in tutto il mondo grazie al continuo aggiornamento e alla diffusione della lingua, con le sue serie in parte alfabetiche, in parte sistematiche, i volumi di approfondimento, le monografie, le biografie, gli yearbooks («libri dell’anno») e i più recenti strumenti multimediali. Nell’Italia preunitaria non erano mancati tentativi di e. universali. La traduzione di Chambers e la ristampa integrale dell’Encyclopédie francese segnarono l’inizio di numerosi adattamenti, che culminarono nella Nuova enciclopedia italiana (1841 e 1875). La prima opera di livello internazionale è stata l’Enciclopedia italiana di scienze lettere ed arti, apparsa in 35 volumi (1929-37) sotto la direzione del filosofo Giovanni Gentile, che rappresentò al meglio la cultura italiana postunitaria, non senza il suggello del regime fascista che la protesse. Detta anche «Treccani» dal nome del suo primo ideatore Giovanni Treccani, essa fu seguita da una serie di volumi di Appendici, dal Dizionario enciclopedico italiano, dalla Enciclopedia del Novecento, dalla Enciclopedia delle scienze sociali e da una famiglia di e. sistematiche che rispecchiano la specializzazione crescente nelle discipline fisiche, biologiche, giuridiche, letterarie. La Germania, gli Stati Uniti, la Francia, la Spagna, l’Olanda, la Russia, i Paesi scandinavi dispongono di grandi e. nazionali.
Il graduale progresso delle tecniche di riproduzione elettronica ha generato una varietà di e. multimediali, corredate di CD e DVD che offrono filmati, illustrazioni e testi, con o senza il supporto di libri a stampa. Ma anche prestigiose e. tradizionali, tra cui l’e. Treccani, si sono dotate di portali Internet e versioni on line, che hanno consentito di raggiungere un pubblico molto vasto, caratterizzandosi al tempo stesso, rispetto ad altre esperienze telematiche, per l’affidabilità e il rigore scientifico.