ENDOCRINOLOGIA (XIII, p. 955; App. II, 1, p. 854)
Gli studî endocrinologici hanno raggiunto un considerevole ed ormai smisurato sviluppo e sempre più hanno posto in risalto che i molteplici problemi di pertinenza della fisiologia e della fisiopatologia di ogni apparato e di ogni sistema convergono in aspetti umorali, i quali in minore o maggiore misura sono collegati con equilibrî endocrini. Sicché la e. è ormai divenuta una disciplina fondamentale del sapere medico.
Gran parte dei progressi conseguiti nelle ricerche di ordine endocrinologico deve attribuirsi alla raggiunta possibilità di impiegare composti ormonici allo stato puro, o comunque sufficientemente purificati. Ciò ha permesso di sceverare gli effetti dei singoli ormoni laddove nel passato gli estratti totali di ghiandole mettevano in evidenza l'effetto complessivo di tutti gli ormoni da esse secreti. Se si pensa che una stessa ghiandola endocrina può secernere più ormoni, ciascuno dei quali è dotato di azione del tutto diversa o opposta a quella dell'altro, ben si comprende come molte ricerche sperimentali compiute nel passato siano inficiate nella loro sostanza.
Dalle perfezionate tecniche di purificazione e dalle accresciute conoscenze degli effetti biologici è conseguita la possibilità di dosare gli ormoni, anche in quantità minime, nei liquidi organici. Pertanto si sono avuti strumenti più idonei ad individuare esattamente una situazione endocrina. Inoltre, la disponibilità di ormoni segnati con isotopi radioattivi nell'ultimo decennio ha fatto sì che il ricambio ormonico potesse essere esplorato dal punto di vista dinamico nelle sue varie fasi (produzione, distribuzione e demolizione periferica). Delle nuove possibilità di esplorazione si sono soprattutto avvantaggiati gli studî di fisiopatologia della ipofisi, delle capsule surrenali e della tiroide, ma si può ben dire che per tutte le ghiandole endocrine il progresso delle conoscenze è stato notevole.
1. - Dalla ipofisi anteriore, già da lungo tempo ritenuta produttrice di numerosi principî ormonici (Wirkungstoffen degli autori tedeschi) si sono isolati, o perfino cristallizzati, l'ormone soamtotropo, l'ormone corticotropo, l'ormone tireotropo, la gonadotropina follicolostimolante, la gonadotropina luteinizzante e la prolattina. Proseguono le ricerche su altri principî individuati: parrebbe intanto confermata l'esistenza di un ormone attivo sul ricambio lipidico - del tipo del lipoitrin di W. Raab - sicuramente distinguibile dalle sei tropine già note (D. Rudman e M. B. Reid, 1960).
È stata pure confermata la individualità autonoma, sul piano chimico e su quello biologico, dell'ormone melanoforo della ipofisi intermedia; recenti ricerche compiute in alcuni vertebrati indicherebbero addirittura l'esistenza di tre frazioni attive dell'ormone (A. C. J. Burgers, 1960).
Mercé le nuove tecniche di saggio quantitativo degli ormoni anteipofisarî si sono meglio definiti i quadri morbosi da iperattività o ipoattività totale o sezionale della ipofisi anteriore (iper- e ipopituitarismi dissociati e parziali), già in passato riconosciuti avvalendosi di pure considerazioni cliniche. Ma si sono anche individuate alcune condizioni morbose inquadrabili solo mediante un completo studio con le diverse metodiche oggi a disposizione.
È stato anche possibile stabilire che la increzione delle tropine ipofisarie soggiace ad un controllo del tipo dei meccanismi cibernetici (servo mechanisms degli autori anglosassoni), in base al quale il livello ematico degli ormoni delle ghiandole sottordinate sarebbe in grado di regolare l'entità della produzione delle rispettive stimoline da parte della anteipofisi, servendosi dell'intermediaria specifica segnalazione diencefalica.
Alcuni decisivi contributi riguardanti la funzione della ipofisi posteriore hanno vieppiù chiarito la fisiologia e la patologia del lobo nervoso della ghiandola pituitaria. Nel 1953, ad opera di V. Du Vigneaud e coll., si è avuto infatti l'isolamento della oxitocina e della vasopressina; e si è giunti ad una soddisfacente purificazione della adiuretina. Sul piano clinico, d'altronde, è stata riconosciuta l'esistenza di un diabete insipido nefrogeno provocato da ridotta sensibilità del tubulo renale all'azione dell'ormone antidiuretico, che in questo caso viene invece normalmente prodotto dalla post-ipofisi. Questo tipo nefrogeno va affiancato al diabete insipido classico, che è provocato da ridotta o assente increzione dell'ormone da parte dell'ipofisi posteriore o dei centri diencefalici a ciò preposti.
Per rapporti nervosi e umorali l'ipofisi sempre più è apparsa collegata con il diencefalo; si è provato che gli increti ipofisarî possono essere rapidamente portati per vie brevi ad influenzare questi centri troforegolatori e che d'altra parte talune connessioni nervose esistenti tra ipofisi e diencefalo, e decorrenti nel peduncolo ipofisario, sono capaci di influenzare direttamente l'attività dell'ipofisi (v. anche nervoso, sistema: fisiologia, in questa App.).
Sembra ormai assodato che i nuclei sopraottico e paraventricolare dell'ipotalamo anteriore in qualche maniera controllino la increzione di ormone somatotropo e influenzino l'accrescimento corporeo. I nuclei preottici, in sinergismo funzionale con i nuclei mammillari, sono preposti al trofismo ed alla funzione delle gonadi. Alla increzione delle gonadotropine sono peraltro sicuramente ordinati anche il nucleo sopraottico ed il paraventricolare (G. W. Harris; F. Tronchetti e V. Marescotti). Nell'ipotalamo anteriore esistono anche centri preordinati alla increzione di ormone tireotropo, di adiuretina o di oxitocina.
Di preminente importanza nell'ipotalamo medio si è rivelato il nucleo ventro-mediale, che sembra regolare il ricambio idrosalino. Nell'ipotalamo medio sarebbero localizzati centri che stimolano l'appetito e facilitano l'insorgenza dell'obesità, ed infine strutture che con l'ipotalamo anteriore partecipano alla termoregolazione. Particolare menzione meritano anche i nuclei tuberiani, che sono più direttamente preposti alla increzione delle gonadotropine e dell'ormone corticotropo.
Nell'ipotalamo posteriore esistono centri che inibiscono la increzione gonadotropa e in qualche modo controllano lo psichismo sessuale; pure nell'ipotalamo posteriore si sono individuati centri che alimentano l'increzione di ormone corticotropo, centri che producono oxitocina, ed altri ancora che inibiscono la produzione di aldosterone. Sul piano clinico è stato più volte confermato che lesioni dell'ipotalamo posteriore si accompagnano a pubertà precoce; del resto fin dal 1910 in Italia era stata descritta da V. Pellizzi la macrogenitosomia precoce da tumore della pineale. Sembrerebbe quindi che per vie non ancora del tutto note l'ipotalamo posteriore freni l'increzione gonadotropa.
D'altra parte le connessioni fra ipotalamo e funzione gonadica sembrano spingersi addirittura a rapporti diretti fra sistema nervoso e funzione degli organi genitali, a prescindere dalla increzione ipofisaria. A questo propostto meritano di essere ricordate le ormai numerose osservazioni di "amenorrea ipotalamica", la quale si distingue per la normale escrezione urinaria di gonadotropine, e quindi per ll difetto nella risposta ovarica allo stimolo ipofisario. Il difetto si produrrebbe in seguito a particolari influenze nervose convergenti sull'ipotalamo e dipartenti di qui verso i tessuti periferici.
Il riconoscimento della amenorrea ipotalamica - come pure l'individuazione di una particolare forma di diabete insipido da insensibilità del nefrone alla adiuretina - chiama in discussione la parte svolta dai tessuti periferici nella patologia endocrina. Si è accertato che la sensibilità di un tessuto all'azione di un ormone è in dipendenza di fattori genetici e razziali, di influenze nervose, di condizioni morbose intercorrenti, di influenze di altri increti e così via. Esiste anche tutta una corrente di studî che mira a chiarire la parte degli enzimi tessutali nella risposta all'azione ormonica, ed è già acquisito che in presenza di un alterato patrimonio enzimatico da difetto genetico si può avere una insufficiente, o comunque abnorme, risposta di un tessuto all'azione ormonica.
2. - In questi ultimi anni si è parimenti dilatato a dismisura il capitolo concernente la fisiopatologia surrenalica.
Un primo forte incentivo alle ricerche sul surrene è stato fornito dalla enunciazione e dalla successiva larga conferma delle teorie riguardanti la sindrome generale d'adattamento (s. g. a.) prospettate dallo studioso canadese H. Selye. Col nome di sindrome generale d'adattamento questo ricercatore intende tutto il complesso delle reazioni aspecifiche e generali che si hanno nell'organismo per l'azione intensa e sufficientemente protratta di fattori lesivi di ordine chimico, fisico, psichico, batterico ecc.; da Selye questa azione lesiva è stata appellata stress (letter. "colpo, urto violento"). Nell'organismo, infatti, in seguito al sopraggiungere di uno stimolo intenso (stressante, secondo la dizione dello studioso) si ha una reazione aspecifica che tende ad essere sempre uguale per i diversi tipi di stimolo e che indica un processo di adattamento dell'organismo all'instaurarsi di condizioni sfavorevoli.
Nella s. g. a. Selye distingue tre tappe susseguentisi a breve intervallo di tempo: 1) reazione di allarme; 2) fase di adattamento o di resistenza; 3) fase di esaurimento. La reazione di allarme, comprende le fasi dello shock e del controshock, che indicano lo spostarsi improvviso degli equilibrî fisicochimici del "mezzo interno" e lo sbilanciarsi della regolazione vasomotoria, e il tentativo dell'organismo di riassestare gli equilibrî acutamente perturbati. La fase di allarme si avvera soprattutto in virtù di una stimolazione simpatica, che provoca l'immissione in circolo di notevoli quantità di adrenalina, specie da parte della midollare surrenale; l'ormone della midollare, con le modificazioni metaboliche e vasomotorie che induce (glicogenolisi, combustione glicidica, ipertensione, tachicardia, ecc.), prepara l'organismo a meglio superare gli effetti dello stimolo lesivo.
Nella fase di adattamento e di resistenza - con la mediazione diencefalica - si ha principalmente un'aumentata produzione di ormone corticotropo da parte dell'ipofisi; questo increto stimola la corteccia surrenale, e specialmente la sua zona fascicolata, a produrre ormoni di tipo glicoattivo, capaci di aumentare la resistenza dei tessuti. Si era ammessa anche una contemporanea iperproduzione di ormone somatotropo, il quale, secondo alcuni autori, a sua volta avrebbe stimolato l'iperincrezione di ormoni mineraloattivi. La fase di adattamento si impernia quindi soprattutto sul gioco dei meccanismi regolatori che governano i rapporti tra ipofisi e corteccia surrenale.
Nella fase di esaurimento - che ha luogo se lo stimolo stressante persiste - la corteccia surrenale, eccessivamente sollecitata, non è più in grado di rispondere; ne deriva pertanto una ridotta efficienza dell'organismo e, secondo l'intensità dello stimolo, la morte dell'individuo.
Per motivi particolari - fino a ora ignoti - in alcuni casi la increzione della corteccia surrenale si farebbe disarmonica ed impropria al superamento degli effetti lesivi; in siffatti casi, secondo Selye, potrebbe instaurarsi una "malattia d'adattamento" e cioè un quadro morboso caratterizzato dagli effetti dannosi derivanti da un eccesso di ormoni mineraloattivi. Fra le più importanti malattie d'adattamento Selye ha posto le cosiddette "malatttie del collageno" (periarterite nodosa, dermatomiosite, eritematoviscerite maligna, ecc.).
In effetti, nella patologia del collageno dell'uomo l'esistenza della alterata increzione surrenalica, nel senso affermato da Selye, non è stata sufficientemente comprovata; tuttavia le teorie dello studioso sono state fruttifere ed hanno valso ad introdurre l'utile uso di ormoni di tipo cortisonico nella corrente terapia di molte condizioni morbose, poco influenzate da altre terapie.
Ma i più notevoli progressi negli studî sul surrene sono scaturiti dal riconoscimento cromatografico e dall'isolamento degli ormoni steroidi urinarî (v. steroidi). Negli anni 1936, 1937 e 1938 (C. E. Kendall, A. Grollmann, T. Reichstein, e altri), grazie a queste tecniche cromatografiche, si sono ottenuti puri molti ormoni della zona fascicolata (cortisone, corticosterone, idrocortisone, ecc.) attivi sul ricambio glicidico e protidico, e successivamente ormoni della zona reticolare. Gli ormoni di quest'ultima zona (deidroepiandrosterone, ecc.) sono attivi sul trofismo e sulla funzione dell'apparato genitale. Nel 1953, ad opera di A. Simpson, J. F. Tait, T. Reichstein e A. Wettstein, è stato isolato l'ormone della zona glomerulosa della corteccia, l'aldosterone, attivo sul ricambio idrominerale.
Nel 1955, ad opera di J. W. Conn, si è avuta la prima descrizione del quadro clinico dell'iperaldosteronismo primario, caratterizzato da ipertensione, astenia e adinamia, paralisi periferiche ed iperpotassiuria, dovuto ad un adenoma della zona glomerulosa. Successivamente gli studî su l'aldosterone hanno condotto ad individuare, accanto al quadro clinico della "sindrome di Conn", quadri morbosi di iperaldosteronismo atipico o dissociato, e altri in cui l'iperaldosteronismo appare secondario; tra questi vanno principalmente ricordate le cardiopatie scompensate, la cirrosi epatica e le sindromi nefrosiche.
L'iperincrezione aldosteronica è apparsa in stretto rapporto con gli spazî idrici dell'organismo e con l'idratazione del sangue circolante; un ridotto patrimonio idrico del plasma sarebbe in grado - per il tramite di stimoli esercitantisi su apposite strutture nervose diencefaliche - di incrementare la produzione aldosteronica; questa, a sua volta, solleciterebbe un più intenso riassorbimento del sodio da parte dei tubuli di secondo ordine del nefrone ed una intensa perdita di potassio.
L'isolamento degli ormoni della fascicolata e della reticolare del surrene ha permesso di distinguere nell'ambito delle sindromi ipersurrenaliche quelle rispettivamente con prevalente impronta glicometabolica (ad es. con diabete ed adiposità) e quelle con impronta prevalentemente androgenica (con irsutismo e virilismo). Pertanto anche per il surrene si sono distinti quadri morbosi fondati sull'iperfunzione parziale e dissociata di una o due zone del surrene. Questi quadri dissociati si contrappongono al classico morbo di Cushing fondato sull'iperfunzione globale della corteccia surrenalica.
Di grande rilevanza clinica sono state pure le ricerche sui tumori della midollare del surrene. Infatti, accanto al feocromocitoma con ipertensione parossistica, iperglicemia e glicosuria, tachicardia e tremori, è stato riconosciuto un più frequente feocromocitoma decorrente con ipertensione stabile, senza glicosuria né tachicardia, né ipereccitazione neuropsichica. Corrispondentemente, accanto all'adrenalina, nella midollare surrenalica si è isolata la noradrenalina che presenta un gruppo metilico in meno rispetto alla prima; la noradrenalina è meno attiva sul metabolismo e sui fenomeni nervosi, ma ha un'azione ipertensiva più protratta. La iperincrezione di adrenalina sembra appunto responsabile del quadro di feocromocitoma classico, ed invece alla noradrenalina si attribuiscono la sindrome di feocromocitoma con ipertensione stabile. A proposito del feocromocitoma merita menzione l'inserimento nella corrente tecnica di laboratorio del metodo di dosaggio delle catecolamine urinarie, messo a punto in seguito alle ricerche di W. J. Engel e di U. S. von Euler (1950). Insieme con le prove farmacologiche all'istamina, al Regitin ed al benzodiossano, questo dosaggio permette una agevole diagnosi delle neoplasie medullo-surrenaliniche - specialmente per la forma ad ipertensione permanente - la quale non è sul piano diagnostico facilmente distinguibile da altri quadri morbosi.
3. - Anche la tiroide è stata oggetto di assidui ed accurati studî che hanno meglio caratterizzato i quadri distiroidei già noti delineando il profilo di altri distiroidismi di minore evidenza clinica.
Intanto è stato accertato che oltre alla tiroxina (o tetraiodotironina) altri composti tironinici hanno effetto eccitocatabolico, in misura superiore o di poco inferiore alla tiroxina. Uno di questi composti, la triodotironina, produce un effetto cinque volte più intenso della tiroxina, ma più fugace. La triodotironina da alcuni studiosi è stata considerata il vero ormone tiroideo, da altri un semplice derivato della demolizione tiroxinica.
Si è dimostrato che la tiroxina ha un metabolismo molto complesso, di cui certe tappe sono di grande importanza per il manifestarsi di alcuni sintomi del quadro ipertiroideo; lo stesso trasporto plasmatico dell'ormone, e particolarmente il legame con le proteine del plasma, si è rivelato determinante per il prodursi degli effetti della ipertirossinemia (C. Cassano, L. Baschieri e D. Andreani; M. Andreoli e coll.). Infatti, in alcune condizioni fisiologiche e patologiche, nelle quali è elevata la iodoprotidemia, e verosimilmente anche la tiroxinemia, senza che corrispondentemente coesistano i sintomi di ipertiroidismo, si è prospettata una abnorme stabilità dei legami degli ormoni iodati con le proteine del plasma (iperestrogenismo, gravidanza, epatite, ecc.).
Grande interesse hanno riscosso in questi ultimi anni le ricerche miranti a riconoscere la causa dell'esoftalmo nel morbo di Basedow ormai si ritiene che l'elevata produzione di tireotropina sia per larga parte responsabile del costituirsi dell'esoftalmo (F. Silvestrini). Alla stessa causa viene riferito l'edema pretibiale frequentemente osservabile nel basedowiano. In entrambi i distretti interessati l'ormone tireotropo ipofisario favorirebbe la depolimerizzazione del tessuto connettivale e la sua imbibizione idrica.
Il capitolo della patologia tiroidea congenita si è arricchito di alcuni quadri morbosi attribuiti a difetti enzimatici nella catena dei processi che conducono alla sintesi tiroxinica. Il più importante di questi quadri porta il nome di "sindrome di V. Pendred", dal nome dell'autore che ha descritto per primo l'associazione di gozzo e sordomutismo. La sindrome di Pendred fu in realtà descritta nel 1896, ma solo recentemente è stata studiata in maniera approfondita ed è stata attribuita ad una causa specifica; secondo W. R. Trotter, infatti, la sindrome risiede nella mancanza della perossidasi tiroidea, cui sono dovuti l'ossidazione dello iodio ed il suo conseguente incorporamento nei composti organici (tirosine e tironine); la sordità congenita, cui consegue il mutismo, sarebbe riconducibile allo stesso errore enzimatico o a qualche altro parallelo disordine di catene fermentative.
A lato della sindrome di Pendred sarebbero da porsi altri disordini della sintesi ormonica tiroidea insorgenti con meccanismi affini (Trotter, 1960).
Fra i motivi causali della iperplasia tiroidea nella patologia gozzigena è stata recentemente annoverata l'eccessiva perdita urinaria di iodio - necessario alla sintesi ormonica - per un'aumentata clearance renale dell'alogeno (C. Cassano, L. Baschieri e D. Andreani). E pertanto, accanto ai gozzi da carenza alimentare di iodio, ai gozzi da farmaci e da sostanze strumigene contenute negli alimenti, deve ricordarsi il gozzo da eccessiva ioduria.
4. - L'approfondimento degli studî su gli steroidi androgenici e l'introduzione della biopsia testicolare nelle correnti pratiche diagnostiche, hanno notevolmente arricchito le conoscenze su la patologia del testicolo; si aggiunga anche che il dosaggio delle gonadotropine urinarie è stato reso più agevole e standardizzato, cosicché si è avuto modo di vieppiù precisare gli aspetti ormonologici più salienti della patologia gonadica primitiva e di quella secondaria a disordine ipofisario.
Ad opera di H. F. Klinefelter, E. C. Reifenstein e F. Albright è stato descritto nel 1942 un quadro caratterizzato da ginecomastia, azoospermia, ipergonadotropinuria, associato ad aspetti istologici testicolari di sclerosi peritubulare ("sindrome di Klinefelter"). Nel 1947 E. B. Del Castillo, A. Trabucco e F. A. De la Balze dimostravano l'esistenza della "aplasia germinale", la quale si contrassegna per la congenita mancanza dell'epitelio germinativo del tubulo seminifero; nel tubulo infatti si notano allineate le sole cellule di Sertoli. Si è poi osservato che la aplasia germinale può o meno accompagnarsi ad altri disordini endocrini o a malformazioni di altri organi ed apparati (C. Cassano, C. Conti e D. Andreani). Dallo studio di questi quadri di patologia gonadica è scaturita l'ipotesi che esista un ormone testicolare, che sarebbe prodotto verosimilmente dai tubuli seminiferi e che viene chiamato l'ormone X" o "inibina", capace di frenare l'attività dell'ipofisi.
Il perfezionamento della tecnica atta a riconoscere il patrimonio cromosomico delle cellule, ad opera di Barr (1951), avrebbe messo in evidenza in questi quadri disgenitali un aspetto di grande interesse, e cioè la presenza di anomalie dell'assetto cromosomico, ed in particolare una difettosa trasmissione del cromosoma sessuale.
Per quanto concerne l'ovaio, nel 1935 I. F. Stein e M. L. Leventhal hanno descritto la "sindrome dell'ovaio policistico", che si compendia nell'irsutismo, nell'obesità e nell'amenorrea, ed è dovuta alla formazione di numerose cisti che secernono ormoni androgeni nell'ovaio in preda ad un processo sclerotizzante. D'altro canto nel 1950 H. H. Turner descriveva un quadro clinico i cui elementi sintomatologici essenziali sono costituiti da bassa statura, da pterigium colli, da malformazioni congenite varie, da mancata evoluzione dell'apparato genitale. La "sindrome di Turner" ha il principale fondamento patogenetico nell'atresia dell'ovaio, ma è probabile che riconosca una patogenesi anche più complessa, e cioè che sia legata ad anomalie cromosomiche che investano sia il cromosoma sessuale sia gli autosomi. La sindrome di Turner ha acquistato notevole rilievo clinico, perché ne sono state descritte numerose forme larvate ed oligosintomatiche, che avrebbero cospicuo peso nella incidenza della sterilità femminile.
5. - Nelle ricerche attinenti alle insule di Langherans emergono quelle che riguardano il glucagone, il secondo ormone pancreatico, prodotto dalle cellule alfa delle insule. In effetti, già nel 1923, e cioè subito dopo la scoperta dell'insulina, J. R. Murlin aveva supposto l'esistenza di una sostanza responsabile della precoce iperglicemia prodotta dall'iniezione di preparati poco purificati di insulina. Solo recentemente si è giunti all'isolamento di questo ormone, che avrebbe azione glicogenolitica in ambito epatico, ed iperglicemizzante; in virtù di questo effetto il glucagone equilibrerebbe e stabilizzerebbe l'effetto dell'insulina stessa.
Negli ultimi anni sono fiorite le ricerche sul dosaggio dell'insulina nel plasma e sul turnover dell'insulina radioattiva iniettata per via venosa. Si è in tal modo accertato che esistono diabetici con alta o normale insulinemia e diabetici che presentano un rallentato turnover plasmatico dell'ormone. Siffatti rilievi hanno confermato o prospettato l'esistenza di una condizione diabetica non fondata su vera carenza assoluta di ormone insulare, ma legata al prevalere di fattori che agiscono in senso antinsulinico alla periferia o dovuta alla presenza di complessi proteici plasmatici o di altri fattori che impediscono all'ormone di esplicare la sua caratteristica azione (v. anche diabete, in questa App.).
6. - Nel settore di ricerche concernenti le ghiandole paraiiroidi le conoscenze non sono avanzate con il rapido ritmo con cui si è progrediti in altri campi. L'ormone paratiroideo, riconosciuto da J. B. Collip fin dal 1924, non è stato ancora isolato; ne sono state, però, accertate la natura proteica ed alcune caratteristiche metaboliche.
Sul piano clinico, peraltro, per opera di F. Albright e coll. (1948) è stata individuata una particolare forma di ipoparatiroidismo con normale funzione paratiroidea, ma fondata sulla difettosa risposta dei tessuti all'azione dell'ormone. Infatti, il test di sensibilità all'ormone paratiroideo, secondo R. Ellsworth e J. E. Howard, che si basa sull'incremento della fosfaturia osservabile dopo l'iniezione intravenosa di 200 unità di ormone, nei soggetti che ne sono affetti fornisce una risposta negativa, laddove nel vero ipoparatiroidismo provoca una risposta intensa e protratta. Anche lo "pseudoipoparatiroidismo" di Albright e coll. appartiene al gruppo delle malattie endocrine da alterata sensibilità periferica agli increti, cui si è già avuto modo di accennare.
Le ricerche in questo settore proseguono con fervore ed è da presumere che in futuro si possa giungere a spiegare alcuni dei numerosi punti oscuri che tuttora si hanno.
7. - Ma pur nella notevole fioritura delle ricerche e delle conoscenze, non pochi sono ancora i campi in cui negli ultimi decennî non si è registrato alcun sostanziale progresso.
Ad esempio, l'epifisi continua ad essere un organo in gran parte misterioso, anche se recenti ricerche portano ad ammetere una reale funzione endocrina dai più messa in dubbio (J. I. Kitay e M. D. Altschule). Fatto si è che l'epifisi, esplorata con le prove utilizzanti il fosforo radioattivo, ha dimostrato inaspettatamente un'attività metabolica intensa (A. Torsoli e coll.). D'altra parte si è concordi nell'attribuire ad essa un compito di freno alla maturazione ed all'attività dell'apparato genitale; in particolare oggi si tende a sottolineare la proprietà di controllare la psicosessualità esorbitante dai limiti normali.
Da alcuni anni si stanno anche effettuando tentativi di applicazione terapeutica con estratti epifisari in alcune psicopatie (Kitay e Altschule); ed i dati finora riportati inducono a ritenere che gli estratti di pineale possano a volte provocare miglioramenti nel comportamento degli schizofrenici e concorrere a moderare gli stati di eccitamento. Peraltro non sono stati isolati ormoni epifisari, benché in alcune recenti pubblicazioni si faccia esplicito accenno all'esistenza di definiti principî ormonali.
Del pari pressocché del tutto oscura è la funzione del timo, che secondo Bomskov (1941) sarebbe sotto controllo di un ormone ipofisario, l'ormone timotropo; l'esistenza di questo ormone oggi è tuttavia negata.
8. - A conclusione è opportuno un accenno all'interessante questione degli antiormoni, e cioè degli anticorpi antiormonali, che si possono formare nell'organismo in seguito alla somministrazione parenterale di ormoni di natura proteica complessa. È ormai assodato che nei confronti delle gonadotropine, della somatotropina, dell'insulina e del paratormone, dopo un periodo di tempo variabile (da uno a più mesi), l'organismo elabora anticorpi specifici che provocano l'inattivazione dell'ormone somministrato e l'insorgenza di fenomeni di sensibilizzazione. L'esistenza di una spontanea produzione di anticorpi nei confronti degli ormoni endogeni non è stata ancora dimostrata; si ammette però che gli anticorpi formatisi in seguito alla somministrazione parenterale di ormoni proteici possano agire bloccando l'azione dei corrispondenti ormoni endogeni prodotti dall'organismo. In questo settore, comunque, conviene attendere l'ulteriore sviluppo delle ricerche.
È invece ormai accertato che esiste una patologia discrinica da anticorpi antiorgano, formatisi sotto la spinta di non ben individuati fattori. In alcuni casi, peraltro, si è sospettato l'interferire di una infezione virale.
Tipica espressione di questa patologia è la "malattia di Hashimoto" (tiroidite linfomatosa), che sarebbe caratterizzata da segni di distiroidismo, gozzo e presenza di anticorpi antitiroidei nel plasma. Il riconoscimento della natura autoaggressiva della malattia di Hashimoto induce a pensare che possano esistere altre endocrinopatie istaurantisi con analogo meccanismo patogenetico.
Anche in questo settore fervono le indagini ed è possibile che in futuro si giunga a nuove importanti acquisizioni.
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