ARNALDI, Enea
Nacque a Vicenza il 29 apr. 1716 dal conte Guido Antonio vicario di Arzignano, e da Lavinia Negri; ebbe due fratelli, Fabio e Bernardo. Fin dall'infanzia fu avviato agli studi umanistici, inquadrati a Vicenza nell'ambito dell'Accademia Olimpica, della quale l'A. fu in seguito membro. Fu deputato ad utilia.La sua notorietà è legata alle doti polemiche con cui, succedendo a O. Bertotti Scamozzi, egli condusse la difesa della tradizione palladiana a Vicenza. Risultato dei numerosi interventi dell'A. nelle assemblee dell'Accademia sono tre saggi nei quali l'autore condensa i suoi principi architettonici e il suo classicismo, felice compromesso tra la difesa delle regole vitruviane e l'assimilazione dei modelli palladiani, entrambi adeguati alle esigenze della moda e della attualità settecentesca.
La sua prima opera, dedicata all'architettura teatrale, fu ideata nel 1749 quando si accese la polemica attorno al teatro Filarmonico di Verona (arch. Francesco Bibiena) distrutto da un incendio, ma venne pubblicata soltanto nel 1762, con l'aggiunta in appendice di due discorsi, letti dall'A. in Accademia, circa la copertura della sala e del proscenio del teatro Olimpico, anch'essa origine di lunghe polemiche. Il titolo completo del trattato, illustrato da 6 tavole, è: Idea di un teatro nelle principali sue parti simile a' teatri antichi, all'uso moderno accomodato dal conte Enea Arnaldi accademico olimpico. Con due discorsi, l'uno che versa intorno a' teatri in generale, riguardo solo al coperto della scena esteriore; l'altro intorno al sofitto di quella del teatro Olimpico di Vicenza opera dell'insigne Andrea Palladio (Vicenza 1762). F. Milizia nel suo Trattato completo... del teatro (Roma 1772, in Opuscoli diversi di F. Milizia, Bologna 1826, pp. 1-172) accenna all'A., "eruditissimo accademico olimpico" e alla sua "bella idea".
Nella prima parte l'A., pur atteggiandosi ad una severa critica nei confronti dei teatri a lui contemporanei (disarmonici nella forma, poveri nell'ornamentazione, facili agli incendi), finisce in realtà per suggerire un tipo di teatro ideale nel quale, assieme all'apparente assetto classico, intervengono tutti gli elementi architettonici richiesti dalla messinscena e dalla sistemazione del pubblico sei-settecentesco. La sala ha pianta semicircolare con cavea centrale a gradoni, ma è contornata da 5 ordini di palchi, a piombo e simmetrici. Il palcoscenico si risolve con un proscenio molto sviluppato e un "prospetto scenico" arretrato in profondità, evidente compromesso tra la frons scaenae classica e l'arcoscenico barocco. La scena è mutevole e l'orchestra situata ai piedi del proscenio. Nella polemica per la copertura della sala olimpica, l'A. difese il progetto di una copertura a cassettoni, come pare fosse nell'idea di Palladio, mentre O. Calderari proponeva l'adozione di un "velario" secondo l'uso classico.
La seconda opera dell'A. porta il titolo Delle Basiliche antiche e specialmente di quella di Vicenza. Discorso del conte Enea Arnaldi accademico olimpico con l'aggiunta della descrizione di una Curia d'invenzione dell'autore (Vicenza 1767).
La prima parte consiste in un breve saggio sull'etimologia del termine e l'origine delle basiliche antiche (quali luoghi di riunione) e cristiane (quali luoghi di devozione), più una documentata cronologia della basilica vicentina dalla fondazione medievale alla ricostruzione del Palladio. La seconda parte, più sviluppata, espone, con l'aiuto di 8 tavole, l'idea di una "curia" (basilica) moderna sviluppata sulle premesse delle regole vitruviane.
La terza opera, di carattere storico-de:scrittivo, è la parte concernente l'architettura della Descrizione delle architetture pitture e scolture di Vicenza pubblicata da Francesco Vendramini Mosca in 2 voll. a Vicenza nel 1779 (cfr. Schlosser Magnino, La letteratura artistica,Firenze-Wien 1956, p. 568).
Dell'attività dell'A. come architetto ci sono rimasti più disegni che opere realizzate. Nel 1746 l'A. era a capo dei puristi nella polemica per la direzione da dare ai portici della scalinata del santuario di Monte Berico, in contrasto con F. Muttoni che però fu sostenuto dall'arbitro chiamato da Padova; l'A. aveva presentato un progetto completo di copertura dei portici. La Cavallerizza dei nobili di Vicenza fu costruita (1752-54) su progetto dell'A.: un'elegante costruzione in stile classico con una facciata a nove arcate sormontata da un attico; l'A. stesso la descrisse e illustrò nella Descrizione (vol. II, pp. 43 s. e tav. IV); già trasformata in cinematografo, è stata distrutta dai bombardamenti dell'ultima guerra. Nel 1760 l'A. costruì la villa Bonomo a Villaganzerla (frazione del comune di Castegnero in prov. di Vicenza): dignitosa riesumazione di schemi palladiani, non priva di eleganza e di equilibrio architettonico. Nel 1765 (11 maggio), essendo ispettore al restauro della basilica assieme al conte Pietro Conti, l'A. presentò al magistrato un progetto di riparazioni che venne approvato il 23 giugno dello stesso anno e che era ancora in corso quando l'A. dedicava ai deputati di Vicenza il volume sulle basiliche.
Ancora esiste il vecchio palazzo prefettizio in contra' del Monte (1768), opera dell'A., a cui si attribuisce anche l'ampliamento del palazzo Arnaldi in contra' SS. Apostoli e il prospetto del convento della Chiesa della Madonna delle Grazie (oggi collegio femminile). Nella parrocchiale di Villaverla si trova oggi il ciborio già dell'altar maggiore della chiesa di S. Faustino a Vicenza (oggi trasformata in cinematografo). Di esso e di altro ciborio per la chiesa di S. Paolo esiste il bozzetto nella raccolta Gonzati della Biblioteca civica Bertoliana, che appunto comprende tre volumi di schizzi e disegni insieme con altri vari scritti inediti dell'Arnaldi (Sopra la recente malattia de' gelsi, o mori; Trattato dell'aritmetica,della racc. Gonzati; al di fuori di questa racc.: Discorso intorno ai torrenti del Vicentino,letto nell'adunanza del 15 marzo 1773 dell'Accademia di agricoltura di Vicenza).
L'A. morì a Vicenza il 22 maggio 1794; egli era diventato cieco; abitava con il fratello Bernardo nel palazzo oggi contrassegnato con il n. 13 di contra' S. Paolo, del sec. XVI, che tuttora conserva al piano nobile gli stucchi di A. Vittoria e gli affreschi (in pessimo stato) di G.B. Zelotti descritti nella Descrizione insieme con le opere pittoriche contenute nella casa: un Ecce Homo del Palma, una Madonna maniera del Giambellino, ecc.
Bibl.: F. Milizia, Memorie degli architetti antichi e moderni, II, Parma 1781, pp. 387 s.; G. Bottari, Raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura…, VIII, Milano 1822, pp. 234-259 (scambio di lettere con T. Temanza a proposito del vol. sulle basiliche che il Temanza aveva fatto avere al Mariette a Parigi; due lettere di T. Temanza all'A. sono anche in F. Milizia, Opere,IX, Bologna 1827, pp. 295-304); L. Gonzati, Biografia di E. A. Per le nozze Ballico-Dalla Vecchia,Vicenza 1869; D. Bortolan, Saggio di un diz. biogr. di artisti vicentini,Vicenza 1885, pp. 11 s.; R. Cevese, Le ville della prov. di Vicenza,in G. Mazzotti, Le Ville venete (catalogo della mostra), Treviso 1952, p. 151; F. Barbieri, R. Cevese, L. Magagnato, Guida di Vicenza,Vicenza 1953, pp. 12, 84, 231, 244, 245, 365, 366, 404; Cat. delle cose d'arte e di antichità d'Italia, Vicenza, I, E. Arslan, Le chiese,Roma 1956, pp. 76, 177; J. Meyer, Künstlerlex., II, p. 267; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lex., II, pp.121 s.