BENCO, Enea Silvio
Nacque a Trieste il 22 nov. 1874. Il padre Giovanni - avvocato, liberale, rivestì cariche cittadine e fu cultore di studi letterari e storici - e la madre, Giovanna Sardos (Sardosch), un'istriana energica e colta, lo educarono a sentimenti di italianità e all'amore per la cultura. Il B. non seguì un corso regolare di studi, interrotti prima per una grave malattia ossea, che lo afflisse per tutta la vita, e definitivamente troncati nel 1890, quando la situazione familiare seguita alla morte prematura del padre (1887) lo costrinse a guadagnarsi la vita con l'attività giornalistica, verso cui lo spingevano il naturale eclettismo e una spiccata vocazione. Entrò quale apprendista nella redazione dell'Indipendente, periodico di ispirazione irredentistica, diretto da I. Reggio e più tardi da R. Zampieri. Il periodo trascorso nell'ambiente del giornale, aperto alle voci più vive e moderne della cultura italiana, fu fondamentale nella formazione del B., che curò, con gli pseudonimi di "Jago" e di "Falco", diverse rubriche e cronache ed ebbe modo di conoscere numerosi scrittori, tra cui Italo Svevo che si legò con lui di cordiale amicizia, e Delia de Zuccoli (Adelia Zuccoli), che divenne sua moglie nel 1904, e che lo ritrasse nelle pagine del romanzo autobiografico Ieri (Milano 1937). Negli anni tra il 1890 e il 1896 l'irredentismo apertamente professato gli valse un arresto e diverse perquisizioni.
Nel 1903 passò alla redazione del Piccolo, dove svolse un'attività più intensa sul piano pubblicistico e più impegnativa sul piano politico. L'intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale portò alla soppressione del giornale, la cui sede era stata incendiata da fanatici filo-austriaci il 23 maggio 1915, e ad una severa sorveglianza di polizia sui pochi redattori, tra cui il B., rimasti a Trieste. Più tardi nel 1916, il B. fu confinato a Linz, dove occupò le giornate raccogliendo materiale per scritti futuri, e dove rimase fino al marzo 1918. Tornato a Trieste, quando vi infuriavano ancora la guerra e la fame, fondò e diresse la rivista Umana, che uscì dal maggio al novembre 1918, con lo scopo di orientare le coscienze in quei difficili momenti. Terminata la guerra, entrò nella redazione del periodico La Nazione, diretto da G. Cesari, sulle cui colonne prese posizione per l'annessione di Fiume all'Italia. Con la marcia su Roma e la formazione del governo fascista, La Nazione, che era di indirizzo liberal-nazionale, cessò le pubblicazioni; uscì di nuovo Il Piccolo, cui il B. collaborò molto intensamente, senza però che gli fosse consentito di occuparsi di questioni politiche, date le sue riserve sul fascismo. Collaborò anche, in periodi diversi, ai quotidiani Il Resto del Carlino, Il Secolo, Il Giornale d'Italia, La Stampa e alle riviste Marzocco e Pegaso, svolgendo opera di mediazione tra gli ambienti culturali italiani e giuliani e di diffusione della cultura europea, secondo le migliori tradizioni triestine. La candidatura del B. a membro dell'Accademia d'Italia non fu approvata da Mussolini, poiché non era iscritto al partito fascista; l'Accademia volle ugualmente onorare il patriota e lo scrittore conferendogli, nel 1932, il gran premio Mussolini per la letteratura. Nel 1943, caduto il regime fascista, il B. resse la direzione del Piccolo, sino a quando, il 9 settembre, i fascisti invasero la redazione del giornale e lo minacciarono di morte. Si ritirò allora nel paese di Turriaco, da dove non si mosse più. Nel 1945, dopo la liberazione di Trieste da parte dell'armata iugoslava, la chiamata dei B. a riprendere la direzione del Piccolo incontrò l'opposizione slava. Nel 1947 l'Accademia dei Lincei lo nominò socio corrispondente.
Il B. morì a Turriaco il 9 marzo 1949.
Giornalista tra i più colti e completi del suo tempo, il B. ha lasciato circa cinquemila scritti di politica, di storia, di costume, di critica teatrale, let,.eraria, artistica, musicale; una scelta ne era stata curata da U. Saba nel 1922 col titolo La corsa del tempo (Trieste). Legato alle vicende storiche della città natale, ne incarnò anche la vocazione culturale, insieme profondamente italiana e cosmopolita. L'ampia conoscenza delle letterature straniere è attestata dalle traduzioni del Wilhelm Meister (La missione teatrale di G. Meister, Milano 1932) e dell'Egmont (in Opere, I, Firenze 1944) di Goethe; da pagine su Shakespeare, che conosceva come pochi, su Goethe, al quale dedicò il più persuasivo dei suoi saggi (stampato in Pegaso del 1932), su Tolstoj, Dostoevskij, Hugo, Wagner, Baudelaire, Poe, Ibsen, Maeterlinck, Chesterton, Kafka e altri. Amico di J. Joyce, fu il primo in Italia a segnalarne l'Ulysses in un articolo del 1921. Quanto agli scrittori italiani, pochi dei contemporanei sono sfuggiti al vaglio della sua critica attenta, tanto da potere essere considerato "uno degli osservatori più intelligenti, e ad un tempo più appassionati e fedeli", della cultura italiana del Novecento (Pancrazi, Venti uomini..., p. 26).
La più importante funzione culturale del B. resta però quella di cronista e critico della letteratura triestina, di cui può considerarsi il più autorevole conoscitore. Egli fu molto vicino alla vita del teatro, specialmente di quello musicale. Amico dei compositori A. Smareglia e G. F. Malipiero, scrisse per il primo i libretti delle opere La Falena (Trieste 1897), Oceana (Venezia 1903), Abisso (Milano 1926), e per il secondo quelli di Elen e Fuldano (1907) e di Canossa (1911), distrutte successivamente da Malipiero. Il vivo interesse per la storia contemporanea si espresse ne Gli ultimi giorni della dominazione austriaca a Trieste (3 voll., Roma-Milano-Trieste 1919), in cui, descrivendo le vicende della città dall'attentato di Serajevo al 3 nov. 1918, seppe "veramente sparire negli avvenimenti narrati, con l'umiltà di cuore di un cronista del Medioevo" (Montale). Il talento del narratore, più che nelle fosche e a volte frondose pagine dei romanzi La fiamma fredda (Milano 1903), che il Treves pubblicò per l'affettuoso interessamento di G. D'Annunzio, e Il castello dei desideri (ibid. 1906), si manifesta nell'amaro romanzo borghese Nell'atmosfera dei sole (ibid. 1921), opera di sapiente psicologia e di stile sobrio e robusto, viva soprattutto per la tortuosa femminilità della protagonista Orsola, che si perverte tra le braccia di un giovinastro e sposa senza amarlo un uomo di notevole ingegno e cuore, dal quale riesce a farsi ciecamente adorare. Il testamento umano del B. è affidato alle impegnative pagine intitolate La contemplazione del disordine (Udine 1946), lucido bilancio di un cinquantennio di vita europea, che vuol rìflettere, secondo le premesse dell'autore, "le apparizioni di uomini nuovi, di influssi, di idee nuove, le propagazioni di nuove scoperte, il rompersi e il riassestarsi di equilibri instabili, di scrolli dell'ordine politicoeconomico e dell'ordine psichico".
Fra gli scritti principali, oltre ai citati, sono: Umberto Veruda, Trieste 1907; Trieste, ibid. 1910; "Il Piccolo" di Trieste. Mezzo secolo di giornalismo, Milano-Roma 1931; Carlo Sbisà, Rovereto 1944; Trieste e il suo diritto all'Italia (postumo), Bologna 1952.
Bibl.: P. Pancrazi, Venti uomini, un satiro e un burattino, Firenze 1923, pp. 25-34 (rist. in Scrittori d'oggi, s. 1, Bari 1946, pp. 36-43); Id., Scrittori d'oggi, s. 5, Bari 1950, pp. 125-132; L. Tonelli, Alla ricerca della personalità, II, Catania 1929, pp. 299-308; E. Vittorini, S. B., in Pegaso, IV, 1 (1932), pp. 732-738; E. Montale, S. B., in Italia letteraria (Roma), 24 apr. 1932; A. Gentile, La giovinezza di S. B. e l' "Indipendente", in La Porta orientale, XIX (1949), pp. 61-81; A. Alisi, S. B. nei ricordi giovanili di un amico, ibid., pp. 243-260; Pagine istriane, I, 2 (1950), n. dedicato al B.; Bibl. degli scritti di S. B., a cura di S. Pesante, Trieste 1950; F. Flora, Scrittori ital. contemporanei, Pisa 1952, pp. 375-399; C. Brumati, Ricordo di S. B., in Annali triestini a cura d. Univ. di Trieste, XXII (1952), pp. 173-178; A. Gruber-Benco, Resistenza di S. B., in Trieste, II, 7 (1955), pp. 25-27; M. Maffli, Lettere di S. B. a G. d'Annunzio, in Quaderni dannunziani, 1958, VIII-IX, pp. 78-81; M. T. Marcellino, La "questione di Fiume" nell'opin. pubblica triestina, in Fiume, 1958, n. 1-2; M. L. Premuda, Scipio Slataper e Trieste, in Annali d. Scuola Normale Sup. di Pisa, XXIX, 3-4 (1960), pp. 191-256; M. Nordio, S. B. giornalista, in La Porta orientale, XXXI I (1962), pp. 116-119.