Conferenza della Carta per l’energia
La Conferenza della Carta per l’energia trae la sua origine dall’omonimo trattato, firmato nel 1994 a Lisbona da quei paesi europei che intendevano realizzare una struttura multilaterale che regolasse il commercio, il transito e gli investimenti energetici in un’epoca di sempre maggiore interdipendenza tra paesi produttori e paesi importatori di energia. Il processo, messo in atto dalla Dichiarazione di principi dell’Aia del 1991, nasceva con l’originario intento di integrare i settori energetici dell’Unione Sovietica e dell’Europa orientale, appena usciti dalla Guerra fredda, nei mercati occidentali e mondiali. L’obiettivo della Carta sarebbe stato quello di rafforzare lo stato di diritto internazionale in materia energetica, creando un corpus di regole cui ciascun paese avrebbe dovuto fare riferimento nelle sue relazioni internazionali, allo scopo di diminuire il rischio di insorgenza di controversie interstatali.
Il Trattato della Carta per l’energia, entrato in vigore nel 1998, si concentra su quattro tematiche principali: la protezione degli investimenti nel settore energetico; la garanzia di condizioni non discriminatorie per il commercio dell’energia, affiancata da disposizioni che assicurino un transito transfrontaliero sicuro e affidabile; la risoluzione delle controversie tra i paesi membri, o tra gli investitori e i paesi di destinazione dell’investimento; la promozione dell’efficienza energetica.
Il Trattato vincola i suoi membri a rendere più agevole il passaggio di energia sul proprio territorio, sotto qualsiasi forma, secondo il principio della libertà di transito. Esso ribadisce tuttavia il principio della sovranità nazionale esclusiva sulle risorse energetiche di ciascuno stato membro (art. 18): per questo, nonostante tra i principali obiettivi sia incluso quello di aumentare la trasparenza e l’efficienza dei mercati energetici, il Trattato lascia a ciascun paese la possibilità di scegliere in maniera autonoma gli strumenti e le norme atte a regolare il proprio settore energetico.
Della Conferenza fanno parte tutti gli stati che hanno firmato il Trattato, compresi quelli che non l’hanno ancora ratificato o che non intendono farlo. Tra questi ultimi spicca la Russia, che ha firmato il Trattato e ne ha prevista l’applicazione ad interim fino al 2009, salvo poi decidere di sospenderlo a tempo indefinito e dichiarare di non avere intenzione di ratificarlo. All’origine della scelta di Mosca è stata la decisione dell’Ucraina di ratificare proprio in quel periodo il Trattato: le intenzioni di Kiev erano infatti quelle di utilizzare il Trattato come strumento di pressione negoziale sull’Unione Europea, affinché quest’ultima assumesse una posizione più favorevole all’Ucraina in merito alle controversie energetiche tra la Russia e i suoi vicini europei (2005-09). L’Ucraina ha ratificato il Trattato nel febbraio 2011.
Struttura istituzionale
Tutti gli stati firmatari del Trattato della Carta per l’energia partecipano a pieno titolo alla Conferenza. Quest’ultima è l’organo decisionale e di governo dell’organizzazione, e si riunisce con cadenza periodica per discutere quegli aspetti politici ed economici che hanno o potrebbero avere ripercussioni sul livello di cooperazione energetica tra i membri. Tra le sue funzioni trova inoltre posto quella di valutare e proporre emendamenti al Trattato e ai suoi protocolli addizionali, o di considerare la possibilità di adottare nuovi strumenti nel quadro della Carta per l’energia.
Negli anni la Conferenza si è dotata di una serie di organi ausiliari, che l’assistono nei diversi settori per i quali essa è competente. Un panel costituito da soggetti privati ha funzioni consultive e deve essere obbligatoriamente consultato ogniqualvolta le decisioni della Conferenza possano intaccare direttamente i loro interessi.
L’organo che dà continuità istituzionale all’organizzazione è il Segretariato, che ha sede a Bruxelles e ha il compito di: assicurare l’esecuzione di quanto deciso dalla Conferenza; monitorare l’applicazione delle disposizioni del Trattato e dei protocolli addizionali; fornire analisi di supporto e indicazioni di policy alla Conferenza; rappresentare la Conferenza nelle sue relazioni esterne.
Albania, Armenia, Austria, Azerbaigian, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Euratom, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Kazakistan, Kirghizistan, Macedonia, Malta, Moldavia, Mongolia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Federazione Russa, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Tagikistan, Turchia, Turkmenistan, Ucraina, Ungheria, Uzbekistan.
Pur avendo siglato il Trattato, Australia, Bielorussia, Federazione Russa, Islanda e Norvegia non hanno completato il processo di ratifica.