Vedi Energy Charter Conference dell'anno: 2012 - 2015 - 2016
La Conferenza della Carta per l’energia trae la sua origine dall’omonimo trattato, firmato nel 1994 a Lisbona da quei paesi europei che intendevano realizzare una struttura multilaterale che regolasse il commercio, il transito e gli investimenti energetici in un’epoca di sempre maggiore interdipendenza tra paesi produttori e paesi importatori di energia. Il processo, messo in atto dalla Dichiarazione di principi dell’Aia del 1991, nasceva con l’originario intento di integrare i settori energetici dell’Unione Sovietica e dell’Europa orientale, appena usciti dalla Guerra fredda, nei mercati occidentali e mondiali. L’obiettivo della Carta sarebbe stato quello di rafforzare lo stato di diritto internazionale in materia energetica, creando un corpus di regole cui ciascun paese avrebbe dovuto fare riferimento nelle sue relazioni internazionali, allo scopo di diminuire il rischio di controversie interstatali.
Il Trattato della Carta per l’energia, entrato in vigore nel 1998, si concentra su quattro tematiche principali: la protezione degli investimenti nel settore energetico; la garanzia di condizioni non discriminatorie per il commercio dell’energia, affiancata da disposizioni che assicurino un transito transfrontaliero sicuro e affidabile; la risoluzione delle controversie tra i paesi membri, o tra gli investitori e i paesi di destinazione dell’investimento; la promozione dell’efficienza energetica. Il Trattato vincola i suoi membri a rendere più agevole il passaggio di energia sul proprio territorio, sotto qualsiasi forma, secondo il principio della libertà di transito. Esso ribadisce tuttavia il principio della sovranità nazionale esclusiva sulle risorse energetiche di ciascuno stato membro (art. 18): per questo, nonostante tra i principali obiettivi sia incluso quello di aumentare la trasparenza e l’efficienza dei mercati energetici, il Trattato lascia a ciascun paese la possibilità di scegliere in maniera autonoma gli strumenti e le norme atte a regolare il proprio settore energetico. Nel maggio 2015 è stata firmata una nuova International Energy Chart dai rappresentanti di 65 paesi europei e non. La nuova Carta copre un ampio spettro di questioni energetiche, tra cui lo sviluppo e la liberalizzazione del commercio internazionale in materia di energia, lo sviluppo di mercati energetici efficienti, la promozione e la protezione degli investimenti nel medesimo ambito, l’accesso alle fonti di approvvigionamento energetico, la sicurezza nucleare e la protezione ambientale. Lo scopo della nuova Carta è di coinvolgere quanti più nuovi paesi possibili che desiderano cooperare su un tema altamente sensibile come è quello dell’energia. Questo documento aggiorna la già esistente Dichiarazione del 1991 e la Carta del 1994.
Tutti gli stati firmatari del Trattato della Carta per l’energia partecipano a pieno titolo alla Conferenza. Quest’ultima è l’organo decisionale e di governo dell’organizzazione, e si riunisce con cadenza periodica per discutere quegli aspetti politici ed economici che hanno o potrebbero avere ripercussioni sul livello di cooperazione energetica tra i membri. Tra le sue funzioni trova inoltre posto quella di valutare e proporre emendamenti al Trattato e ai suoi protocolli addizionali, o di considerare la possibilità di adottare nuovi strumenti nel quadro della Carta per l’energia. Negli anni la Conferenza si è dotata di una serie di organi ausiliari. Un panel costituito da soggetti privati ha funzioni consultive e deve essere obbligatoriamente consultato ogniqualvolta le decisioni della Conferenza possano intaccare direttamente i loro interessi. L’organo che dà continuità istituzionale all’organizzazione è il Segretariato, che ha sede a Bruxelles e ha il compito di: assicurare l’esecuzione di quanto deciso dalla Conferenza; monitorare l’applicazione delle disposizioni del Trattato e dei protocolli addizionali; fornire analisi di supporto e indicazioni di policy alla Conferenza; rappresentare la Conferenza nelle relazioni esterne.
Afghanistan, Albania, Armenia, Australia, Austria, Azerbaigian, Belgio, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Eu, Euratom, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Islanda, Kazakistan, Kirghizistan, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Malta, Moldavia, Mongolia, Montenegro, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Tagikistan, Turchia, Turkmenistan, Ucraina, Ungheria, Uzbekistan.
L’Italia era membro ma ha annunciato il suo ritiro nel 2015.