ENGANO (A. T., 95-96)
Piccola isola collinosa d'origine terziaria situata a SO. di Sumatra, ultima propaggine della catena montuosa occidentale birmana. La sua superficie è di circa 435 kmq.; le coste sono contornate, a circa 1 km. di distanza, da una pericolosa barriera corallina. Dai Malesi è chiamata Pulu Telangiang (Isola dei nudi) poiché i suoi abitanti andavano del tutto nudi; l'altro nome "Isola delle donne" rimonta alla leggenda malese, secondo la quale l'isola sarebbe stata popolata da sole donne, che venivano fecondate dal vento e dall'ingestione di alcuni frutti. Dagl'indigení è detta Kfu Kaikukka (Iso la grande). Il nome Engano (Enganio, Ingannia) è forse di origine portoghese, dovuto al disinganno di qualche navigatore, e si trova per la prima volta nello Speculum Orbis Terrarum del De Jode (1593)
Gli abitanti originarî di Engano, che rappresentavano uno strato culturale molto arcaico dell'Indonesia, sono oggi, in seguito alle malattie e alle mescolanze con gli elementi immigrati, quasi scomparsi. Solo assai di recente sono stati introdotti nell'isola il riso e la canna da zucchero e anche il bufalo vi era sconosciuto come animale domestico. Il nutrimento era costituito principalmente da bulbi (keladi: Colocasia esculenta; bira: Alocasia macrorrhiza), banane, noci di cocco e pesce. Per il lutto gli uomini portavano dei berretti di foglie di pandano o di palma nipa che somigliavano a berretti frigi portati alla rovescia. Le donne si facevano strappare i denti canini superiori dopo il matrimonio. Abitavano in capanne rotonde su pali con l'entrata situata molto al disopra del terreno. Nella guerra gli uomini si riparavano dietro grandi scudi a terra e anche le donne combattevano con clave piatte di legno lunghe fino a 2 m. L'arma principale era la lancia, appuntita a tipo di freccia, con punta mobile fornita di lische di pesce. Conseguenza del vecchio istinto di pirateria fu l'impronta artistica con cui ornavano prua e poppa delle barche e le porte delle case. Rammentavano le loro vittime con una figura di uomo accoccolato dalla quale pendevano fili di conterie terminanti con unghie umane. Anticamente riportavano a casa le teste degli avversarî come trofei; i cadaveri venivano sotterrati generalmente nell'interno dei villaggi davanti alle palafitte; quelli dei bimbi erano avvolti in reti e appesi agli alberi. Nel 1891, quando E. Modigliani visitò l'isola, gli Enganesi ridotti a 827 avevano perso quasi tutti i caratteri della loro cultura ed egli ne prediceva la prossima estinzione. L'isola è oggi sotto il governo olandese, che nel 1904 ha fatto trasportare a Sumatra gli ultimi 200 Enganesi, tentando di salvare la razza. L'isola, ripopolata in parte da Malesi e Cinesi, esporta solo nidi di rondine commestibili inviati in Cina. V. indonesia.
Bibl.: E. Modigliani, L'isola delle donne, Milano 1894.