ENNA (῎Εννα, Enna)
Località in Sicilia, ubicata nel luogo della moderna città di Castrogiovanni (da Qaṣr Yani, cioè Castrum Ennae), che oggi ne ha ripreso e ne continua il nome.
Per la sua posizione nell'interno dell'isola era detta umbilicus Siciliae. Fu un antico borgo dei Siculi, che lasciarono le loro testimonianze nei dintorni della città con le necropoli a grotticelle artificiali di Calascibetta dei secoli IX-V a. C. e con le rade tombe, dei secoli VIII-VI nella regione a N del lago di Pergusa. Una tarda notizia riferita da Stefano Bizantino (s. v. ῎Εννα) la dice fondata nel 664 da Siracusa; mentre Filisto ne abbassa la cronologia al 552: le date sono evidentemente indici della penetrazione colonizzatrice greca nel cuore dell'isola. Ma è certo che nel 396 E. passò sotto il dominio di Dionigi il Vecchio. Libera da Siracusa, contro cui è in lotta nel 309, dopo due anni ritorna in potere di Agatocle. La liberazione del 277, operata da Pirro, la dice passata in potere dei Cartaginesi, contro i quali si schiera nella 1a guerra punica (263 a. C.): nella 2a punica (214 a. C.) E. tenta di ribellarsi a Roma, ma è domata da Pinario, perdendo la qualifica di libera atque immunis e passando tra le civitates decumanae, mantenendo sempre l'importanza di fortezza.
Assolutamente scarsi sono i resti della città antica. Le balze su cui essa sorgeva furono il naturale baluardo di difesa, potenziato da opportuni tagli nella roccia e integrato con mura nei tratti di più facile accesso. Sulla "rocca di Cerere" e nell'attiguo "Castello di Lombardia" è verosimile esistesse il famoso santuario di Demetra, con le grandiose statue di Cerere e Libera e Trittolemo note per le spoliazioni di Verre (Cie., Verr., iv, 106-107); ma il roccione è in gran parte crollato, rovinando i monumenti. Del santuario resterebbe testimonianza nell'iscrizione greca scolpita su un enorme masso franato, e nei piccoli serbatoi campanati, profondi da m 0,65 a m 1,25, aperti nel sasso del Castello, qualora abbiano avuto la sicura funzione di conservare i grani connessi al culto del santuario. Solo un ricordo storico si ha del teatro, ove Pinario massacrò gli Ennensi ribelli. Documentazione dell'arte di E. rimane la monetazione. Tra gli esemplari più antichi (metà circa V sec.) figura la litra d'argento col tipo del sacrificante dinanzi ad un'ara, che echeggia le figurazioni similari su monete di Imera, Erice, Segesta: sul rovescio la quadriga guidata da Demetra, la testa della dea è pure effigiata nei conî bronzei, testimone del suo fiorente culto nel luogo, ove la leggenda poneva il ratto di Proserpina.
Bibl.: V. Amico, Dizionario topografico della Sicilia, Palermo 1855, s. v.; Ziegler, in Pauly-Wissowa, VIII, cc. 284-287; O. Rossbach, Castrogiovanni, Lipsia 1912: P. Orsi, in Not. Scavi, 1915, p. 232; id., in Il Mondo Classico, 1931; B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica, I, II, III, passim. Per la numismatica: R. S. Poole, Catalogue of the Greek Coins in British Museum, Sicily, Londra 1876, p. 59 ss.; A. Holm, Storia della Sicilia nell'antichità, trad. ital., Palermo 1896, III, passim; G. E. Rizzo, Monete greche della Sicilia, Roma 1946, pp. 164-265, tav. LIX, 14-16.