ACCORRETTI, Enrico
Nacque a Macerata il 14 luglio 1888 dal marchese Giuseppe, tenente colonnello di cavalleria, e da Bianca Malacari Misturi. Dopo aver frequentato il primo anno all'Istituto di scienze sociali dell'università di Firenze, scelse la carriera militare (come del resto il fratello Alberto, poi caduto sulla Bainsizza nell'agosto del 1917) ed entrò nel 1907 all'Accademia navale di Livorno. Nominato guardiamarina nel 1911, imbarcato sull'incrociatore "Pisa", dopo una missione nel Levante, partecipò nella guerra di Libia ad operazioni di scorta e di bombardamento delle coste della Cirenaica. Nella prima guerra mondiale fu, nel 1915, ufficiale di rotta sull'"Ardito" impegnato nella protezione del traffico Brindisi-La Spezia, poi fu sul "Piemonte" che operava con la squadra anglo-francese di stanza a Salonicco. Rientrato in Italia nel 1917 divenne aiutante di bandiera dell'ammiraglio L. Cito Filomarino a Venezia, e poi ufficiale di ordinanza di Emanuele Filiberto di Savoia. Poiché frattanto si andava costituendo una vera e propria aviazione per la marina con apposite scuole di addestramento, chiese ed ottenne di prestare servizio presso questa specialità, conseguendo prima il diploma di osservatore e poi quello di pilota di idrovolanti. Nel 1918 divenne, comandante del gruppo idrovolanti da bombardamento dislocati alla stazione Miraglia di Venezia e con questo gruppo partecipò ad un notevole numero di operazioni fino alla fine della guerra: bombardamento, contrasto con velivoli nemici, esplorazione e rilievi fotografici, lancio di manifestini, mitragliamento di posizioni austriache. Va segnalata in particolare la sua partecipazione all'azione del 2 luglio nell'Alto Adriatico e al bombardamento di Pola del 17 dello stesso mese.
Terminato il conflitto mondiale ritornò sul "Pisa", impegnato nel Levante, e riprese gli studi, sì da conseguire la laurea in scienze sociali nel 1924. Partecipò con la corazzata "Roma", nel 1920, ad una crociera in Brasile, Argentina e Uruguay; nel 1922 con il grado di primo tenente di vascello ebbe il comando superiore navale per il Mar Rosso e l'Oceano Indiano a bordo della "Misurata"; partecipò agli studi delle prime operazioni che avevano lo scopo di riaffermare la sovranità italiana sulla Somalia. Promosso capitano di corvetta nel 1924 e dopo aver avuto il comando del "Castelfidardo" tornò in Oriente assumendo, dal 1927 al 1928, col grado di capitano di fregata, il comando superiore in Mar Rosso ed anche la funzione di comandante marina di Massaua. Collaborò per breve tempo alla direzione dell'Accademia navale e nel 1929 divenne sottocapo di Stato Maggiore dell'ammiraglio A. Foschini e comandante in seconda del "Quarto". Frequentò nel 1930 la scuola di guerra navale, riprese il mare al comando del "Pessagno" e dello "Abba", fu destinato all'ufficio del capo di Stato Maggiore della marina e raggiunse nel 1934 il grado di capitano di vascello assumendo il comando dell'incrociatore "Zara". Allo scoppio del conflitto italo-etiopico venne inviato nuovamente in Mar Rosso dove collaborò all'organizzazione logistica ed ebbe poi il comando del gruppo del naviglio silurante.
Fu anche al seguito di Iolanda di Savoia sulla nave ospedale "Cesarea", quando la principessa durante la guerra fece una visita in Eritrea ed in Oceano Indiano. Verso la fine del 1938 venne inviato in Spagna come comandante la missione navale che, istituita allo scoppio della guerra, aveva il duplice compito di far fronte alle necessità del corpo di spedizione italiano e di essere centro di collegamento e di attiva collaborazione con la marina di Franco con azioni, per altro, a volte contrarie al diritto internazionale. L'A., tuttavia, anche perché lo scontro si andava ormai concludendo, dispiegò la sua azione a livello diplomatico nello stringere legami tra le due nazioni; venne poco dopo nominato contrammiraglio ed addetto navale presso l'ambasciata di Madrid.
Il 10 giugno 1940, entrata l'Italia nel secondo conflitto mondiale, divenne capo di Stato Maggiore prima dell'ammiraglio R. Paladini e poi dell'ammiraglio A. Iachino, comandanti della II squadra. Combatté a Punta Stilo; in questa occasione nella prima fase dello scontro, la II squadra risultò in posizione poco favorevole per appoggiare con il proprio tiro le corazzate italiane; nella seconda fase invece si impegnò contro la flotta avversaria ed appoggiò gli attacchi dei cacciatorpediniere tesi a coprire le navi italiane che ripiegavano. Partecipò alle operazioni che videro impegnata la flotta italiana a contrastare i movimenti della Mediterranean Fleet dal 31 agosto al 1º settembre senza peraltro venire a contatto diretto col nemico. A fine novembre ebbe parte nello scontro di capo Teulada.
Imbarcato sul "Pola" si trovò d'accordo con l'ammiraglio Iachino nel non voler temporeggiare e nel chiedere di poter far rotta verso sud per incrociare le forze britanniche. Successivamente tre incrociatori, tra cui il "Pola", rimasti isolati, si trovarono esposti alla superiorità di fuoco del nemico, ma riuscirono a compensarla con la migliore condotta del tiro che portò a colpire quasi subito un'unità inglese.
Nel dicembre del 1940 la flotta fu riunita in una sola squadra al comando dello Iachino e l'A. divenne il capo di Stato Maggiore delle intere forze navali da combattimento. In questo nuovo e più importante incarico collaborò con il superiore comandante alla riorganizzazione e allo smistamento del personale per la costituzione di un comando unico e partecipò alle principali operazioni navali del 1941. Nel febbraio alla ricerca della squadra inglese che aveva bombardato Genova; nel marzo fu l'unico ad essere al corrente con lo Iachino della complessa operazione che si andava preparando nel Mediterraneo orientale e ne curò i dettagli conducendo personalmente la flotta nel trasferimento a Napoli e partecipando poi allo scontro di Gaudo e Matapan, coadiuvando il comandante nella difficile situazione venutasi a creare con il siluramento e a "Vittorio Veneto"; nel dicembre combatté nella prima battaglia della Sirte. Promosso ammiraglio di divisione e chiamato nel 1942 ad assumere la direzione del reparto operazioni presso Supermarina, nell'aprile del 1943 riprese il mare assumendo, nella nuova organizzazione delle forze navali, il comando della 9ª divisione ("Vittorio Veneto" "Littorio" e "Roma"). La sera dell'8 settembre apprese l'ordine di uscire in mare, ma verosimilmente anche in parte le condizioni di armistizio e la vera destinazione della flotta, e fece rotta in nottata verso la Maddalena, avendo provveduto a sbarcare il personale tedesco.
Dovette poi intervenire abilmente presso ufficiali ed equipaggi per invitarli alla disciplina quando divenne nota la vera direzione della flotta e l'ordine di consegnarsi agli alleati. Attaccata da aerei tedeschi l'intera divisione e perduta la "Roma" (con lo stesso comandante della flotta C. Bergamini), l'A. condusse con l'ammiraglio R. Oliva il grosso della flotta a Malta e si consegnò agli Inglesi con la massima disciplina. Da Malta portò le unità ad Alessandria; qui le corazzate, dopo circa un mese, venivano internate con equipaggi ridotti nel Grande Lago Amaro. Durante questo periodo ancora si adoperò per tenere alto il morale dei suoi uomini costretti all'inazione, impediti a sbarcare a terra, a corto di rifornimenti.
Rientrato in Italia nella primavera del 1944 veniva ferito a Taranto in una esplosione. Nel 1945, promosso ammiraglio di squadra, divenne sottocapo di Stato Maggiore della marina ed organizzò efficacemente il rientro delle unità, l'opera di sminamento delle acque nazionali, il trasporto dei prigionieri italiani dall'Africa e dal Medio Oriente. Ma nel dicembre del 1946, dopo l'affermazione della repubblica, essendo e volendo rimanere fedele alla monarchia, lasciò l'incarico. Nel 1948 non volendo prestare giuramento di fedeltà alla Repubblica, si ritirò definitivamente dalla marina passando in congedo assoluto. Nel 1963 si presentò alle elezioni per la Camera dei deputati nelle liste del Partito democratico di unità monarchica ma non fu eletto.
Sposato dal 1930 ad America Varvaro, aiutante di campo onorario di Vittorio Emanuele III, decorato con tre medaglie d'argento e due croci di guerra al valor militare e tre croci al merito, invalido di guerra, si spense a Roma il 26 marzo 1978.
Fonti e Bibl.: E. Accorretti, Racc. di doc. relativi alla mia famiglia, Roma 1964; Ufficio del capo di Stato Maggiore dellamarina (Ufficio storico), Cronistoria documentata della guerra marittima italo-austriaca 1915-18, Preparazione dei mezzi e loro impiego, Roma 1922, fasc. VII, p. 325; C. Manfroni, Storia della marina italiana durante la guerra mondiale 1914-18, Bologna 1923, p. 269; A. Iachino, Gaudo e Matapan, Milano 1946, pp. 73-74; Id., Operazione mezzo giugno, Milano 1955, p. 64; Ministero degli Affari Esteri, L'Italia in Africa, L'opera della marina, a cura di G. Fioravanzo-G. Viti, Roma 1959, II, pp. 195 s.; V. Tur, Plancia ammiraglio, Roma 1963, III, pp. 51, 178, 180, 211, 249; I candidati per la Camera dei deputati, in Il Giornale d'Italia, 28 apr. 1963; Ufficio storico della marina militare, La marina italiana nella seconda guerra mondiale, a cura di G. Fioravanzo, XV, Roma 1971, pp. 31, 271 s.; XXI, 2, ibid. 1975, pp. 39 s.; A. Petacco, Le battaglie navali del Mediterraneo nella seconda guerra mondiale, Milano 1976, p. 85; A. Incisa della Rocchetta, L'ultima missione della corazzata Roma, Milano 1978, p. 126; F. Maugeri, Ricordi di un marinaio, Milano 1980, pp. 266, 267. Si veda inoltre: Chi è?, Roma 1948, p. 2, e ibid. 1961, p. 12.