BARBACINI, Enrico
Nacque a Parma il 24 giugno 1834. Dopo aver studiato canto nella propria città con Giuseppe Barbacini e Luigi Dall'Argine, si trasferì a Milano e fu allievo di Francesco Chiaramonte e di Francesco Lamperti. Assieme a Italo Campanini e dopo Emilio Naudin è considerato uno dei massimi tenori parmigiani dell'800.
Cominciò a cantare in giovanissima età: per la prima volta al Teatro Ducale di Parma. Fu tra gli interpreti del Rigoletto di Verdi (26 dic. 1852), della Favorita di Donizetti (16 febbr. 1853) e del Nabucco di Verdi (19 marzo 1853). Il vero esordio, tuttavia, ebbe luogo a Novara nel febbraio 1857 con una nuova opera di A. Traversari, Il Diavolo osia il Conte di San Germano. Il successo riportato la sera del debutto gli procurò l'interessamento della critica e di alcuni impresari italiani. Nel 1860 fu al Teatro La Canobbiana di Milano e, dopo aver dato una validissima prova del suo talento nel Poliuto di G. Donizetti (12 maggio), il 20 ott. 1864 si affermò definitivamente con la Maria di Rohan dello stesso autore. Passò poi al Teatro alla Scala di Milano e il 26 dic. 1868 trionfò nella rappresentazione del Don Carlos di Verdi, sostituendo P. Mongini ammalatosi improvvisamente. Dieci anni dopo, il 30 giugno 1879, insieme con T. Stolz e M. Waldmann, fu uno dei grandi interpreti dalla Messa da Requiem di Verdi diretta dall'autore, rinnovando il successo della precedente esecuzione effettuata al Teatro Ducale di Parma il 17 giugno 1876 sotto la direzione di Franco Faccio. Il B. fu molto stimato dalla critica fin dagli inizi della carriera e giudizi assai lusinghieri sul suo conto ricorrono di frequente nelle cronache musicali del tempo.
Caratteristiche notevoli della sua personalità erano la franchezza, la bella voce maschia e sicura, "espressiva, abbastanza estesa e vibrante", oltre a una naturale capacità di accentare e colorire il suo canto. Amintore Galli nella sua Musica popolare ne decantava lo slancio interpretativo, che spesso diveniva passione; la sua voce si espandeva soprattutto nell'interpretazione di parti drammatiche raggiungendo il massimo dell'intensità in quelle d'amore (Ferrari). Ma forse il merito che meglio illustra le sue doti è l'umiltà con cui si avvicinò alle scene; per arrivare alla gloria di cui fu giustamente degno non rifuggì mai dall'adattarsi a interpretare parti anche di secondo piano quando già poteva aspirare a ruoli di maggior rilievo.
Cantò più volte alla Scala e divenne poi una delle colonne di questo teatro; il 20 marzo 1869 cantò prima nel Fieschi di A. Montuoro, insieme con la Stolz, e poi nella Favorita di Donizetti (15 aprile). Nello stesso anno alla fine della stagione, che fu conclusa il 23 aprile con la Messa solenne di Rossini, insieme con il tenore M. Tiberini e il soprano Ida Beanza, riscosse unanimi consensi da parte della critica e del pubblico nelle due repliche del Ruy Blas di Filippo Marchetti e contribuì alla diffusione dell'opera, che successivamente fu rappresentata in molti teatri italiani e stranieri. Abbiamo notizia del successo riportato in queste rappresentazioni scaligere, soprattutto nel Don Carlos, da una lettera che Alberto Mazzuccato scrisse ad Angelo Mariani in termini assai elogiativi anche se non entusiastici (Gatti).
Nel 1870 il B. fu al Teatro S. Carlo di Napoli per una rappresentazione del Don Carlos;nel 1871 sempre nellostesso teatro si esibì nel Manfredo di Enrico Petrella, nel 1874 nella Bianca Orsini ancora del Petrella e nell'Aida di Verdi. Purtroppo i suoi rapporti con Verdi furono piuttosto difficili e spesso a giudizi lusinghieri ne seguivano altri del tutto negativi, come possiamo constatare dai carteggi verdiani. Nel 1869 in occasione della rappresentazione del Simon Boccanegra a Trieste, Verdi non rimase soddisfatto della sua interpretazione e il suo giudizio fu alquanto severo; ancor più duro nei suoi confronti si dimostrò dopo l'esecuzione al Teatro S. Carlo di Napoli del Don Carlos nel 1871, tanto da considerare inesistente la sua personalità d'artista. Tali giudizi furono poi ribaditi dopo l'esecuzione dell'Aida; tuttavia successivamente l'atteggiamento negativo si attenuò e Verdi stesso, considerando la scarsa fortuna del B. nell'ultimo periodo della sua vita, in una lettera del 1° genn. 1897, lo fece raccomandare da Giulio Ricordi a Francesco Paolo Tosti perché lo introducesse nell'ambiente artistico londinese. Di tutt'altra natura furono i rapporti con A. Boito, che ebbe sempre per lui grandissima stima, tanto da ritenerlo artefice assoluto del successo riportato dal Mefistofele il 4 ott. 1875 al Teatro Comunale di Bologna dopo il clamoroso fiasco milanese del 1868. Nel 1878 il B. si recò a Torino e partecipò alla prima esecuzione di Ero e Leandro, su poema di A. Boito e con musica di G. Bottesini. La rappresentazione effettuata al Teatro Regio ebbe un successo enorme e sappiamo dalla eloquente descrizione lasciataci da G. Depanis che il B., dopo un'ottima impressione suscitata con l'anacreontica, entusiamò il pubblico e la critica nel larghetto del 3° atto che interpretò in maniera insuperabile.
Pur essendo piccolo di statura, tozzo e tutt'altro che bello nel volto, sorprendeva per l'abilità con la quale riusciva a trasformarsi durante la rappresentazione, immedesimandosi con il personaggio da interpretare. Lo stesso accadeva per la voce, che, divenuta in seguito gutturale e di estensione limitata, sapeva usare con tanta intelligenza da far dimenticare i difetti, affascinando con la dizione perfetta e la tendenza naturale per un genere di esecuzione sempre dominata dal buon gusto e sorretta da un profondo senso artistico. A ciò si aggiungeva un senso di responsabilità e profonda serietà che lo portava a una eccessiva meticolosità nello studio di nuove parti che sottoponeva a un esame minuto e scrupoloso. Spesso giungeva a sostituire ciò che meno si confaceva alla sua voce e al suo temperamento e questo fatto determinava contrasti e dispute con gli autori per la soppressione d'una battuta, un taglio, una sostituzione o una trasposizione di tono. Abbiamo notizia di una controversia col Bottesini per la sostituzione di una vocale sulla quale il compositore aveva appoggiato in si bemolle, nota che era l'orgoglio del B., ma che anziché sulla vocale o come era originalmente, sarebbe riuscita meglio sulla i. Il B. dopo continue insistenze fu soddisfatto nella sua puntigliosa richiesta e il successo ottenuto ripagò sia la lotta sostenuta sia l'irregolarità del verso e della rima.
Tanta era la stima che il Boito aveva per il B. che venne scelto come protagonista del Nerone,alla cui laboriosa stesura il compositore stava ancora lavorando, ma la rappresentazione non ebbe luogo perché nel frattempo il B. si era ritirato dalle scene per dedicarsi all'insegnamento. Nell'autunno del 1879 fu al Teatro Comunale di Bologna rappresentandovi La Regina di Saba di K. Goldmark e la Cloe di Mascanzoni. Nel 1880 partecipò alla prima esecuzione della Elda di A. Catalani, rappresentata al Teatro Regio di Torino. Tornò poi al Teatro Ducale di Parma durante il carnevale 1880-81 per due rappresentazioni di Aida e Poliuto. Cantò sempre con grande successo, a Livomo, Firenze, Padova, Trieste, Palermo, Genova e Roma; si recò anche più volte all'estero, riportando successi di critica e di pubblico a Bucarest, Malta, Il Cairo, Madrid, Siviglia e Barcellona. Durante il carnevale 1882 effettuò due memorabili interpretazioni al Teatro S. Carlo di Lisbona nel Faust di C. Gounod e nel Lohengrin di R. Wagner. Apparve per l'ultima volta al Teatro Dal Verme di Milano ne Il Conte di Gleichen di S. Auteri-Manzocchi (ottobre 1887).
Artista eclettico e completo, si dedico sempre con slancio e serietà all'attività teatrale, alla quale si interessò attivamente anche dopo l'abbandono delle scene, come è testimoniato dal tentativo fatto nel 1893 di riportare sul teatro il Bravo di S. Mercadante.
Il B. morì a Milano il 20 sett. 1905.
Bibl.: A. Ghislanzoni, Rivista milanese, in Gazz. mus. di Milano, XXIII(1868), n. 52, p. 423; G. Ricordi, Artisti di canto. Teatro della Scala 1868-69, IV, E. B., ibid., XXIV(1869), n. 17, pp. 142 s.; L. Bignami, Cronologiadi tutti gli spettacoli rappresentati nel gran Teatro Comunale di Bologna dalla solenne sua apertura a tutto l'autunno del 1880, Bologna 1880, pp. 215 s., 217; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi Conservatori, IV, Napoli 1881, pp. 339, 341, P. E. Ferrari, Spettacoli drammatico-musicali e coreografici in Parma dall'anno 1628 all'anno 1883, Parma 1884, pp. 142, 150, 237, 309 s.; G. C. Bottura, Storia aneddotica documentata del Teatro Comunale di Trieste dalla sua inaugurazione nel Moi al restauro del 1884 con accenni al Teatro Vecchio dal 1705 al 1800, Trieste 1885, pp. 419, 471 s., 534 s.; G. Sacerdote, Teatro Regio di Torino. Spettacoli rappresentati dal 1662 al 1890..., Torino 1892, pp. 160, 161 s.; G. Ricordi, E. B.,in Musica e musicisti, LX(1905), n. 10, pp. 670 s.; P. Cambiasi, La Scala..., Milano s. d. [ma 1906], pp. 168 s., 347, 353, 417; G. Depanis, I concerti popolari ed il Teatro Regio di Torino. Quindici anni di vita musicale, II,1879-1886, Torino 1915, pp. 12 ss.; G. Bustico, Gli spettacoli musicali al Teatro Novo di Novara 1779-1873, in; Riv. mus. ital., XXV, 2 (1918), p. 228; C. Alcari, Parma nella musica, Parma 1931, pp. 16 s.; C. Gatti, Giuseppe Verdi, Milano 1951, pp., 300, 521; G. Pannain-A. Della Corte, Storia della musica, III, Torino 1952, p. 1494; F. Abbiati, Giuseppe Verdi, Milano 1959, III, pp. 236, 24, 444, 657, 663; IV, pp. 82, 610; Encicl. d. Spettacolo, I, coll. 1458 ss.