BARTELLONI, Enrico
Nato a Livorno l'11 ag. 1808 da famiglia di umili condizioni, il B., soprannominato "il gatto" perla sua agilità, bottaio di mestiere, entrò presto nelle cospirazioni liberali, che avevano trovato fertile terreno nella sua città, divenendo uno dei capipopolo del quartiere detto della "Venezia", come esponente delle aspirazioni sociali della piccola borghesia artigiana. Nel 1846 fu il principale organizzatore della clandestina "Società dei progressisti", di orientamento democratico, che raccolse circa duecento aderenti tra Livorno e Pisa e passò successivamente su posizioni più moderate per l'influenza di G. Montanelli.
Accentuatisi tra la fine del 1847 e gli inizi del 1848 i contrasti tra l'ala riformista e quella radicale del movimento liberale livomese, il B. fu uno dei protagonisti dell'agitazione del 6-9 genn. 1848, ispirata dal Guerrazzi, che si proponeva di ottenere l'armamento della milizia cittadina e una condotta più decisamente nazionale da parte del governo granducale. Colpito da mandato d'arresto, riuscì a rifugiarsi prima in Cor i casi e poi, agli inizi del febbraio, in Tunisia. Amnistiato dopo la promulgazione dello statuto toscano, nel marzo poté rientrare a Livomo, dove giunse dopo una breve sosta a Malta, ponendosi di nuovo fra i capi del movimento democratico popolare.
Nell'aprile-maggio del 1849 il B. fu uno dei più risoluti sostenitori della resistenza armata all'intervento austriaco in Toscana, predicata accesamente dal quodiano popolare La Bandiera del popolo, che si pubblicò per sua iniziativa in quel giomi, con il motto mazziniano "Indipendenza-Libertà-Dio e Popolo" e che era diretto da Stefano Cipro; egli fu anche eletto, dal voto del popolo raccolto in piazza, nelle commissioni che il 15 e il 19 aprile nominarono la prima e la seconda commissione governativa per la difesa di Livomo (formate rispettivamente da O. De Attellis, C. Botta, M. Mastacchi, L. Secchi, F. Contessini; e da G. Guarducci, E. Demi, G. Salvi, A. Bruno, E. Viti), e si batté poi con coraggio nei combattimenti di strada contro gli Austriaci del 10 e 11 maggio.
Arrestato subito dopo l'ingresso degli Austriaci in Livorno e giudicato dalla Commissione militare, venne fucilato il 14 maggio 1849.
Fonti e Bibl.: G. Montanelli, Memorie sull'Italia e specialm. sulla Toscana dal M 14 al 1850, I, Torino 1853, pp. 47 s., 249-251; F. D. Guerrazzi, Cerimonia per la inaugur. del monumento a E. B. ed a Francesco Chiura, Livorno 1865; E. Montazio, Le stragi di Livorno e il conte F. Crenneville 1848-1869, Milano 1869, passim; M. D'Ayala, Vite degl'Italiani benemeriti della libertà e della Patria uccisi dal carnefice, Torino-Roma-Firenze 1883, pp. 67 s.; A. De Fusco, Dalla libertà all'oppressione austriaca. Cronistoria livornese dei Primi cinque mesi del 1849, Livorno 1911, passim; E. di Sambuy, G. Montanelli, N. Fabrizi ed i moti di Livorno nel gennaio 1848, in Il Risorg. ital., VII (1914), pp. 810-856; C. Masi, E. B. a Tunisi, in Rass. ital., XVII (1934), pp. 371-378, 469-478; E. Idichel, Esuli ìtal. in Tunisia (1815-1861) Milano 1941, p. 225; Id., Esuli ital. a Malta nel 1848, in Nuova riv. stor., XXXII (1948), pp. 235 s.; N. BadaIoni, Struttura sociale e lotta Polit. a Livorno negli anni 1847-49, in Società, VI (1950), pp. 438-468; G. Candeloro, Storia dell'Italia moderna, III, La rivoluz. nazionale, Milano 1960, pp. 103. 299, 423; P. Martini, Diario livornese. Ultimo periodo della rivoluz. del 1849, a cura di D. Novacco, Pisa 1961, passim.