BEVILACQUA, Enrico
Nacque a Isola della Scala (Verona) il 5 marzo 1869. Si laureò in lettere presso l'Accademia scientifico-letteraria di Milano con una tesi su G. B. Andreini e la compagnia dei Fedeli, poi pubblicata sul Giornale stor. della letter. ital.(XXIII [1894], 1-2, pp. 76-155; XXIV [1894], 1-2, pp. 82-165)
Già da questo primo saggio critico è possibile individuare quelle che saranno poi le caratteristiche principali dell'opera di studioso del Bevilacqua. Formatosi secondo i metodi della cosiddetta "scuola storica", egli rivolge la sua attenzione essenzialmente alla ricerca delle fonti, a un puntiglioso lavoro d'archivio, a una ricchezza di documentazione che non sempre viene usata, però, con sufficiente accorgimento critico. D'altra parte non è difficile riconoscere il perdurare di un influsso tipicamente romantico nell'interesse vivace e appassionato per la biografia dei personaggio, che lo spinge talvolta a una lettura partigiana dei testi e dei documenti, come dimostra nel tentativo di indicare nell'Adamo di G. B. Andreini la fonte essenziale, se non l'unica, del Paradiso perduto di Milton. L'elemento comunque di maggior interesse di questo saggio è nell'esplicita Volontà del B. di inserire la ricerca sull'autore in una più complessa prospettiva critica, tentando di ritrovare cioè nell'opera dei minori la fisionomia di un'epoca.
In questi anni, intanto, il B, iniziava la sua attività di docente nei licei di Girgenti, di Teramo e successivamente di Parma, dove insegnò ininterrottamente dal 1912. Nel 1894 comparve sulla Voce dei giovani (I, pp. 32-33) un suo breve saggio su Le comparazioni nel "Giorno" di G. Parini. Contemporaneamente intraprese una più vasta e complessa ricerca sulla insurrezione antifrancese di Verona del 17 apr. 1797, pubblicata con il titolo di Le Pasque veronesi (Verona 1897).
In questa opera ancora una volta è possibile riscontrare come, nella decisa volontà di difendere i propri concittadini dall'accusa di aver provocato l'eccidio dell'Ospedale di S. Eufemia, il B. sia indotto a dare giudizi storici a volte in aperto contrasto con il vastissimo apparato documentario.
Ai margini della sua attività di critico va posta la breve e modesta produzione poetica del B., che tra il 1892 e il i902 pubblicò due volumetti di versi, Ghiribizzi (Milano 1892) e Nuvole e azzurri (Verona 1898), e una raccolta di pensieri e ricordi, L'albo dei pensieri (Verona 1902), opere in cui egli non riuscì mai a elevarsi al di sopra della mediocrità, anche se va rilevato, accanto a un facile intimismo di maniera, un gradevole gusto per l'ironia, che sarà poi una delle doti migliori della sua maturità critica.
A prescindere da un breve saggio su L'episodio dantesco della corda. Genesi e allegoria, apparso sul Giornale dantesco (XXI [1913], n. 3-4), non si ha notizia dell'attività critica del B., rimasta forse interrotta, a causa della sua malferma salute, sino al 1925, anno in cui apparve a Firenze un saggio su Gerolamo Rovetta e la sua famiglia materna, in cui traspaiono le qualità migliori dell'autore messe in luce da una nuova e più convincente maturità critica, che si manifesta in un più equilibrato giudizio sulle fonti, nel gusto per uno stile gradevole e a volte garbatamente ironico, se pur legato a moduli ottocenteschi. In questo stesso periodo il B. pubblicò anche la sua opera più pregevole: V. Monti (Firenze 1925).
Pur non discostandosi molto dalla tradizionale ìmpostazione critica sull'autore, il saggio presenta un notevole interesse per la pubblicazione di numerose lettere inedite, che servono a illuminare alcuni atteggiamenti politici del Monti. Inoltre il consueto attento lavoro di ricerca biografica impedisce al B. di lasciarsi del tutto coinvolgere da un giudizio di ordine moralistico anziché critico. Meno riuscito è invece il tentativo di inserire il Monti nella più vasta prospettiva critica della tradizione arcadica italiana.
Nel 1926 apparve a Torino un saggio su I Fioretti di frate Lino da Parma, opera in cui il B. non si sottrae alla suggestione del personaggio, e che ha i toni più di una commossa rievocazione che di una vera e propria ricerca critica. Nel 1932 dette alle stampe uno studio critico (Rapisardiana,in Catania,marzo-aprile 1932 pp. 32-50) in occasione della pubblicazione della raccolta delle opere del Rapisardi a cura di N. Vaccalluzzo (Palermo 1930).
Il B. morì il 30 maggio 1933 a Parma, dove è sepolto nel cimitero della Villetta.
Tra le sue opere si ricordano inoltre: Saggio di bibliografia rovettiana (Ancona1926); Meditazioni vagabonde sul centenario di V. Monti, in Pensiero,VI(1929), nn. 15-17; Leopardi e la critica, in Nuova Antologia,16 sett. 1930; Diego Valeri, in Le tre Venezie,VII (1931), n. 12.
Bibl.: E. Carrara, Rass. di storia letter., in Nuova riv. stor., XII(1929), 6, Ipp. 641 s.; P. Da Banca, Il Vincenzo Monti di E. B., in Il nuovo cittadino (Genova), 3 nov. 1929; E. Carrara, Rass. letter., in Giorn. stor. della letter. ital., XCVII (1931), pp. 155-58; F. Fattorello, E. B., in Riv. letter., VI(1934), 3, pp. 41 s.; Riv. lett. di Udine, VI(1934), p. 41; C. Avollonio, Rovetta, in I Minori, IV, Milano 1962, p. 3097; M. Esposito, Rapisardi, ibid., p. 3159.