Bignami, Enrico
Giornalista (Lodi 1844 - Lugano 1921). Rimasto durante l’adolescenza l’unico sostegno della famiglia, non poté frequentare le scuole se non come uditore. Da questa diretta esperienza della miseria nacque in lui quella che in seguito avrebbe definito «la febbre della rivoluzione sociale». Mazziniano, partecipò con Garibaldi alla campagna del 1866 e agli scontri a Mentana. Tornato a Lodi, nel 1868 fondò il giornale «La Plebe», che sarebbe rimasto in vita fino al 1883, nonostante le interruzioni, i sequestri, i processi (Bignami fu varie volte arrestato). In questo periodo abbandonò progressivamente le posizioni democratico-repubblicane in favore di un socialismo umanistico e antidogmatico. L’itinerario è ben espresso dai cambiamenti del suo giornale, che divenne in breve un organo di collegamento tra la generazione della sinistra risorgimentale, il nascente movimento operaio e l’iniziale elaborazione ideologica socialista nel nord d’Italia. Negli anni seguenti Bignami avviò rapporti epistolari e una collaborazione politica con Engels, contribuendo in modo notevole alla conoscenza e all’introduzione in Italia del marxismo, pur mantenendosi sempre lontano da adesioni dogmatiche. Partecipò attivamente alla fondazione, nel 1876, della Federazione dell’Alta Italia dell’Associazione internazionale dei lavoratori. Fautore della costituzione di un partito socialista, appoggiò il Partito operaio italiano nato a Milano nel 1882. Nel 1906 diede vita, con Arcangelo Ghisleri e Giuseppe Rensi, a una nuova rivista, «Coenobium», che ebbe tra i suoi collaboratori Giovanni Gentile, Giuseppe Prezzolini, Romolo Murri, André Gide e Miguel de Unamuno. La rivista era animata dall’obiettivo di trovare una conciliazione tra scienza e fede e tra socialismo e religione. Con la guerra di Libia tornò all’impegno politico, su posizioni vicine a quelle dei socialisti. In seguito allo scoppio della prima guerra mondiale fu tra gli animatori, con Filippo Turati e con Romain Rolland, di una campagna pacifista internazionale. Per tutta la durata del conflitto affiancò all’attività pubblicistica e propagandistica l’assistenza ai profughi, gli aiuti ai prigionieri e le ricerche dei dispersi di ogni nazionalità.