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BUTTI, Enrico

di Luciano Caramel - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)
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BUTTI, Enrico

Luciano Caramel

Figlio di Bernardo, intagliatore, e di Anna Maria Giudici, nacque a Viggiù il 3 apr. 1847, da una famiglia di artigiani che per tradizione si dedicavano alla lavorazione del marmo.

Suo zio, Stefano (Viggiù 28 febbr. 1807 - ivi 8 marzo 1880), fu scultore abbastanza noto in Piemonte: eseguì, oltre a molti gruppi - tra cui una Strage degli Innocenti (1852), Il Diluvio (1853), Il Giudizio universale (1854), il Monumento di Carlo Alberto per la villa di Agliè, la statua del Generale Guglielmo Pepe (1858) per i giardini pubblici di Torino, il bassorilievo rappresentante Emanuele Filiberto di Savoia con s. Carlo Borromeo posto sul portale della chiesa di S. Carlo (sempre a Torino), nonché alcune statue per il paese natale, quali il Monumento a Buzzi Quattrini, la S.Apollonia nella chiesa di S. Croce e la Vergine nella chiesa della Madonnina.

Pure scultore fu il cugino Guido (Viggiù 3 apr. 1805 - Porto Ceresio 8 ag. 1878), che studiò all'Accademia di Brera con P. Marchesi e che, dopo qualche anno di permanenza a Roma, si trasferì nel 1848 in America dove risiedette fino al 1860, lavorando soprattutto a Washington per edifici pubblici. Tra le opere rimaste in Italia si ricordano il bassorilievo con Alceste morente, premiato a un concorso governativo e ora alla Galleria d'arte moderna di Milano, la statua di S.Giovanni nella chiesa della Madonnina a Viggiù e, ancora a Viggiù, nella parrocchiale, il bassorilievo con la Fuga in Egitto.

Il B. si recò a Milano a 14 anni per frequentare l'Accademia di Brera ove seguì i corsi dello scultore P. Magni. Per le disagiate condizioni economiche della famiglia doveva contemporaneamente lavorare come traduttore in marmo delle opere di altri artisti, quali Francesco Barzaghi, Ugo Zannoni e lo stesso Magni. Questa attività faticosa e anonima lo portò a grande dimestichezza con il marmo, potenziando la naturale destrezza tecnica che già s'era rivelata negli anni precedenti e che presto impose all'attenzione le sue prime opere accettate in pubbliche esposizioni: un Raffaello Sanzio adolescente, esposto alla Mostra nazionale del 1872, e la Eleonora d'Este che si reca a trovare T. Tasso in carcere, esposta a Brera nel 1874 ed ora a Leningrado (cfr. Ill. ital., 20 sett. 1874, pp. 152, 155). Erano gli anni della scapigliatura lombarda ma le ricerche del Grandi, del Cremona o del Ranzoni non sembrano toccare i suoi primi lavori - alle opere citate seguirono Caino (presentato invano ad un concorso Canonica), Le smorfie,Stizze,Il gerletto,S.Gerolamo (tutti del 1875), Ilmio garzone e una S. Rosa per il duomo (1876), nei quali, è invece molto sensibile il gusto per l'aneddoto, per la scena di genere, nonché per il sentimentalismo romantico.

Ma dalle sdolcinature e dalle minuzie di queste prime opere il B. si liberò presto, quando fu attratto da una plastica più essenziale, sobria, e dalla tematica sociale e patriottica, verso cui lo spinse, oltre che l'esempio dei napoletani (del D'Orsi, soprattutto, ben noto a Milano), anche quello del conterraneo V. Vela, al quale rimandano l'energia, la gagliardia eroica e il romantico populismo delle migliori tra le opere da lui create dalla fine dell'ottavo decennio del secolo: dall'Angelo per il monum. sepolcrale Cavi Bussi (premiato a Brera nel 1879: cfr. C. Romussi, in Emporio pittoresco, XVI [1879], II, p. 193; nel 1883 vinse il premio Principe Umberto: cfr. Illustr. ital., 17 apr. 1881, pp. 241, 247) al Minatore (che fu esposto a Brera nel 1888 e che ottenne l'anno dopo il Gran premio a Parigi), al Guerriero, modellato nel 1900 per il monumento celebrativo a Legnano.

Di questo periodo, il più felice della sua attività, sono anche il Monumento al gen. Sirtori nei giardini pubblici di Milano (cfr. V. Grubicy, in Cronaca d'arte, 19 giugno 1892) e alcune tombe nel Cimitero monumentale milanese: della famiglia Borghi (Il Tempo, 1884), della famiglia Galbiati (Fratres sumus, 1885). Spesso troppo appesantiti dal simbolismo saranno i monumenti sepolcrali posteriori come le tombe Macchi (1906) e Besenzanica (Il lavoro o L'aratura, 1912).

Moltissimi sono i monumenti celebrativi creati dal B.: oltre ai già citati, si ricordano quello a Verdi (1913) a Milano e quello ai Caduti di Viggiù (1919). È inoltre suo l'altorilievo raffigurante L'Unità nel timpano del Vittoriano verso i Fori imperiali.

Nel 1893 il B. fu nominato professore di scultura all'Accademia di Brera, dove insegnò fino al 1913, quando si ritirò nel paese nativo, nella villa che ora raccoglie gessi e bozzetti delle sue opere. Negli ultimi anni della sua vita, ormai definitivamente lontano dalle vicende artistiche, quasi un sopravvissuto, non abbandonò la scultura (nel 1924 modellò le statue per il Monumento ai caduti di Gallarate e nel 1925 eseguì il Monumento ai caduti di Varese)e si dedicò anche alla pittura dipingendo con colori vivaci un certo numero di tele, di carattere descrittivo e naturalistico (tra esse: Caino,Laude mattutina,Su la Verna,Autoritratto,L'incendio,Sul mare a Bordighera, tutte conservate nella gipsoteca di Viggiù).

Il B. morì a Viggiù il 21 genn. 1932.

Fonti e Bibl.: Necrologi, in La Sera, 21 genn. 1932 (I. Bonardi); Emporium, LXXV (1932), p. 113 (V. Costantini); Ill. ital., 22 genn. 1932, p. 156; C. Accetti, Il creatore del guerriero di Legnano è morto, Milano 1932; Il Cimento, I (1852), Torino, pp. 610-613 (per Stefano); L. Zanzi, Il mio paese, I, Varese 1879, pp. 19-26, 25-60 (per Stefano), 61-70 (per Guido); Agiatezza perduta, in Ill. ital., 28 dic. 1879, pp. 404, 406; V. Grubicy de Dragon, Prima Esposizione Triennale,Brera 1891 - Tendenzeevolutive delle arti plastiche, Milano 1891, pp. 33-37; Biagio da Viggiuto, E. B., in Cronaca della Esposizione, Milano, 6 maggio 1891; G. Carotti, E. B. e il monumento di Legnano, in Emporium, XI (1900), pp. 481-486; U. Nebbia, La scultura nel duomo di Milano, Milano 1908, pp. 237 s., 262; V. Colombo, Le più belle opere d'arte esposte nelle mostre di Brera dal 1869al 1910, Milano1911; passim;R. Simoni, Scultura di E. B., Milano 1927; C.Accetti, E. B. pittore, in Il Giornale dell'arte, 14 ott. 1928; C. Carrà, E. B., in L'Ambrosiano, 29 maggio 1929; S. Vigezzi, La scultura ital. dell'Ottocento, Milano 1923, passim; C.Accetti, E. B. tra i suoi allievi, Varese 1938; V. Costantini, Scultura e pittura ital. contemp.: 1880-1926, Milano 1940, pp. 78 ss., 463 s.; A. Piatti, Viggiù terra d'artisti (da P. Marchesi a E. B.), Milano 1942, pp. 13 s. (Per Stefano e Guido), 61-66; C. E. Accetti, E. B., l'uomo e l'artista, in Gipsoteca Butti (catal.), Viggiù s.d.; E. Lavagnino, L'arte moderna..., II, Torino 1956, pp. 642-644; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 305 s.; Encicl. Ital., VIII, pp. 182 s.; H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrh.s, I, p. 367; A. M. Comanducci, Dizionario ill. dei pittori... ital. moderni..., I, Milano 1962, p. 287.

Vedi anche
Pompeo Marchési Marchési, Pompeo. - Scultore (Saltrio 1789 - Milano 1858). Studiò a Roma, tornò a Milano nel 1811, insegnò a Brera dal 1826. Seguì l'indirizzo neoclassico, e fu uno dei più attivi e apprezzati scultori milanesi della sua età (statue colossali e bassorilievi per l'arco della Pace a Milano; statue per ... Filippo Marìa Visconti duca di Milano Filippo Marìa Visconti duca di Milano. - Figlio (Milano 1392 - ivi 1447) di Gian Galeazzo e di Caterina Visconti, nel 1402, morto il padre, assisteva impotente allo sfacelo dello stato, mentre Facino Cane, che già dominava sulla corte ducale di Giovanni Maria, s'impadroniva anche della contea di Pavia, ... Legnano Comune della prov. di Milano (17,7 km2 con 57.012 ab. nel 2008), nell’alta pianura a NO di Milano, sull’Olona. Sede di industrie metallurgiche, meccaniche, elettrotecniche, tessili, delle materie plastiche, delle calzature e dell’abbigliamento. ● Legnano acquistò importanza nell’11° sec., quando divenne ... Varese Città della Lombardia (55 km2 con 81.990 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. Sorge a 382 m s.l.m., in un pianoro circondato da colli su cui sorgono i sobborghi detti castellanze. Il nucleo urbano, con pianta a raggiera, si è sviluppato da un antico centro di pianta ovale, definito all’incirca dal ...
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Altri risultati per BUTTI, Enrico
  • Butti, Enrico
    Enciclopedia on line
    Scultore italiano (Viggiù 1847 - ivi 1932). Seguì dapprima il gusto impressionistico di G. Grandi e T. Cremona, si volse poi a modi veristici e a temi sociali (es.: Il minatore, 1887). Eseguì anche molte sculture funerarie e commemorative.
  • BUTTI, Enrico
    Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)
    Morto a Viggiù (Varese) il 21 gennaio 1932.
  • BUTTI, Enrico
    Enciclopedia Italiana (1930)
    Scultore, vivente, nacque a Viggiù il 3 aprile 1847. Uscito dall'accademia di belle arti di Brera, giunse presto alla notorietà con la statua Eleonora d'Este (1874, Collezione Demidoff di Leningrado). Fra i numerosi monumenti funerarî eseguiti per il cimitero di Milano, sono degni di nota il grandioso ...
Vocabolario
enrico
enrico s. m. (pl. -chi). – Nome di varie monete fatte coniare da sovrani di nome Enrico o portanti il suo nome: tra esse, il denaro poi chiamato bolognino, coniato a Bologna dal 1191 e che portava il nome dell’imperatore Enrico VI al quale...
buttare
buttare v. tr. [dal fr. ant. bouter «colpire; gettare; germinare», provenz. botar, dal franco *bōtan «colpire»]. – 1. a. Lanciare con la mano un oggetto o lasciarlo andare dopo avergli impresso una certa forza, in modo da mandarlo a terra...
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