CAPELLI, Enrico
Nato a Bologna il 29 dicembre del 1828 da Giovanni e da Chiara Molina e laureatosi in legge, intraprese la carriera teatrale, fregiandosi del titolo negli elenchi del personale delle varie compagnie con cui lavorò. Entrò in quella di A. Papadopoli e ne uscì più volte; figurò accanto alla moglie, Giuseppina Ferroni, sua strenua sostenitrice, nella Compagnia nazionale subalpina, con L. e A. Robotti (1859), ma se ne distaccò per l'insofferenza di qualsiasi disciplina.
Il C. aveva un carattere libero e spregiudicato, visse in una specie di delirante anticonformismo, e su di lui fiorì subito una ricca aneddotica rivolta soprattutto alle sue eccentricità (impuntualità, sospensioni di spettacoli all'ultim'ora, apostrofi al pubblico e interruzioni snervanti a metà delle recite). Se questo comportamento servì a divulgarne il nome presso il pubblico dei centri grandi e minimi, dall'altra però gli alienò la fiducia dei capocomici delle compagnie primarie, che solo in qualche occasione lo scritturarono. Pertanto il C., trascurato da questi ed esaltatosi delle proprie intemperanze, raccolse dalle filodrammatiche e dalla strada quanti attori poté e si diede a percorrere l'Italia da un capo all'altro, trionfando nei teatri popolari con magniloquenti interpretazioni del repertorio romantico, e diffondendo tra i primi Shakespeare sulle scene di provincia. Impersonò i protagonisti di Romeo e Giulietta,Amleto,Otello,Saul di V. Alfieri e Prometeo di Eschilo; fu tra i primi interpreti, come Corrado, de La morte civile di P. Giacometti, e della commedia Il supplizio di una donna di E. de Girardin e A. Dumas figlio.
Il Rasi ricorda il successo riportato all'arena Nazionale di Firenze capitale in una rappresentazione dell'Amleto, del quale il pubblico acclamante richiese ed ottenne, nella stessa sera, una replica al teatro Pagliano. Nel gennaio 1871 recitava l'Oreste di V. Alfieri al teatro Garibaldi di Padova, destinando il ricavato di due rappresentazioni agli alluvionati di Roma. Nel settembre 1875, nella compagnia diretta da T. Massa, sollevò scalpore a Livorno con l'Amleto e l'Otello; un anno dopo riprendeva questi drammi accanto al Kean di A. Dumas padre all'arena Alfieri della stessa città (l'attore inglese E. Kean, per certi aspetti della vita, assomigliò al C., che lo conobbe e sentì congeniale attraverso la trasfigurazione, pur convenzionale, del drammaturgo francese, il quale, comunque, non badò a cogliere gli effetti della lenta, inesorabile corrosione operata dalla follia sulla memoria e sulla volontà di quello). Nel maggio 1877, al seguito della compagnia di R. Lambertini, affrontò una tournée a Corfù, dove incontrò vivo successo, dopo aver toccato, dalla quaresima in poi, a partire da Catania, le principali piazze siciliane. Nel 1884, ammalatosi, dovette lasciare ad O. Calabresi il ruolo di primo attore nella compagnia di A. Regoli. Il 16 ott. 1888, in occasione della visita a Napoli dell'imperatore Guglielmo II, fu arrestato con un gruppo di irredentisti e trattenuto in prigione per 10 giorni (lo stesso C. dichiarò di non saperne dare spiegazione).
Legato da profondo affetto alla città natale, vi ritornò spesso per chiudere la stagione estiva all'arena del Sole, e proprio qui, il 19 maggio 1895, venne rappresentato un suo atto unico in versi sciolti, Miseria che uccide e che fa uccidere, ultimo di una serie di drammi che andarono rapidamente dimenticati. E a Bologna trascorse gran parte della vecchiaia.
L'alta statura, il cappello a cencio a larghe tese, i lunghi capelli, la barba mefistofelica, i baffi rivolti in sù, ne facevano una figura da romanzo di X. de Montépin; declamava le sue tirate più famose o dissertava di argomenti teatrali, fino a quando, espostosi incautamente ai dileggi dei frequentatori del caffè del Corso e abbandonato dai benpensanti, si adattò a una sdegnosa solitudine.
Nel febbraio 1908 frequentava periodicamente la platea del teatro del Corso dove recitava il figlio Dante. Durante una delle sue abituali peregrinazioni dalla casa dei figli a quelle di amici fedeli, a Cremona si ammalò di polmonite; ricoverato presso l'Ospedale Maggiore, vi morì il 12 marzo 1908.
Fonti e Bibl.: Necrologi, in Il Resto del Carlino, 17 marzo 1908; Corriere della sera, 3 marzo 1908; La scena di prosa (Milano), 20 marzo 1908; Il pirata (Milano), 3 febbr. 1871; L'arte drammatica (Milano), 18 sett. 1875, 9 sett. 1876, 27 gennaio e 5 maggio 1877; Gazzetta di Napoli, 17 ott. 1888; F. Liberati, O. Calabresi - Biogr. aneddotica, Palermo s.d., p. II; L. Rasi, I comici ital., I, Firenze 1897, pp. 583-585; N. Leonelli, Attori tragici - Attori comici, I, Milano 1940, pp. 201 s.; Enc. d. Spett., II, coll. 1719 s.