CARANO, Enrico
Nacque a Gioia del Colle (Bari) il 18 ag. 1877 dal notaio Francesco e da Carmela Donvito. Dopo aver studiato al ginnasio di Taranto e al liceo di Macerata, si recò nel 1897 all'università di Roma iscrivendosi prima al corso di matematica per passare poi alle scienze naturali. Si specializzò in botanica alla scuola di R. Pirotta e si laureò nel 1901.
Nel 1906 fu nominato primo assistente, al posto di B. Longo divenuto ordinario di botanica a Siena in un ambiente, quello romano, fervido di operosità scientifica: vi lavoravano allora B. Longo, E. Chiovenda, F. Cortesi, M. Puglisi, E. Migliorato-Garavini, C. Acqua, E. Pantanelli, G. Faure. Conseguì la libera docenza in botanica nel 1908 e nel 1909 teneva il corso di botanica dimostrativa per medicina e scienze naturali. Fu incaricato dell'insegnamento di botanica nel 1923 a Firenze, ove dette inizio ad una scuola che presto avrebbe dato fecondi risultati, e ove rimase fino al 1925, quando fu chiamato a Roma. Qui ebbe la cattedra di botanica che il Pirotta aveva lasciato, essendo riuscito ad ottenere quella, appena istituita di fisiologia vegetale. Assumeva anche la cura degli Annali di Botanica già fondati nel 1903 dal Pirotta e, nel 1928, la direzione dell'istituto e dell'Orto botanico. La sede romana diventò per merito suo una scuola di alta reputazione scientifica, ma si può ben dire che ormai il C. aveva compiuto la maggior parte delle opere che gli conferivano notorietà fra gli studiosi. Dovette invece affrontare pesanti compiti organizzativi, specialmente fra il 1937 e 1938 quando l'istituto botanico fu trasferito alla nuova sede della città universitaria.
Nel 1943 l'istituto fu gravemente danneggiato dai bombardamenti; andarono perdute anche preziose collezioni di libri, di preparati, di strumenti. Il C. non resse di fronte a tanta rovina; gravemente scosso si rifugiava nell'agosto dello stesso anno a cercare riposo a Gioia del Colle, ma il 23 dicembre decedeva per emorragia cerebrale.
L'attività scientifica del C. aveva dato i suoi primi frutti sin dal 1903 quando apparvero i primi lavori sull'anatomia delle Cicadacee e sulle radici tuberizzate di Thrincia tuberosa, cui seguirono nel 1905 i lavori sui rizomi di Hypoxis e Curculigo (Alcune osservazioni sulla morfologia delle Hypoxidaceae) e soprattutto nel 1907 i lavori sui Pandanus. Si trattava di ricerche di anatomia classica che affrontavano in special modo il problema intricato dell'accrescimento secondario nelle Monocotiledoni ed evidenziavano aspetti destinati ad attenuare le diversità troppo schematizzate fra i due grandi gruppi delle Monocotiledoni e delle Dicotiledoni. In particolare su Pandanus stabiliva quali caratteri potevano assumere valore diagnostico, mentre nel legno centripeto delle Cicadacee riconosceva caratteri indubbi di primitività. I lavori sulle Monocotiledoni culminavano nel 1910 con quello su Yucca (Su le formazionisecondarie nel caule...) dove il C. affrontava criticamente uno dei più ardui problemi della morfologia vegetale: quello degli istogeni. Suggeriva di limitare la portata della classica teoria di A. Hanstein, per attendere gli sviluppi che la scuola americana del Foster sembrava promettere. Si può altresì asserire che sin dai primi lavori il C. veniva precorrendo anche il metodo ontogenetico di G. Chaveaud. Giustamente A. Chiarugi scriveva del suo maestro che era un "morfologo dalla forma mentis embriologica". Questa forma mentis si rivela infatti sin dai primi lavori anatomici del C. impostati metodologicamente non sul tradizionale metodo degli "scheletri", metodo fotografico e descrittivo, bensì su quello, faticoso, delle sezioni in serie necessario a seguire lo sviluppo delle strutture nel divenire individuale; ciò lo conduceva ad attuare quello che egli chiamava il "metodo infallibile dello sviluppo". Ècomprensibile che in tal modo avesse acquisito una notevole abilità nella tecnica microscopica come è dimostrato anche dalla invenzione di nuovi accorgimenti; tra l'altro, una reazione per il riconoscimento delle sostanze poetiche reca il suo nome: l'aveva ideata per studiare la costituzione della parete cellulare delle piante superiori.
Il trapasso alle ricerche embriogenetiche, nelle quali doveva più affermarsi la sua statura scientifica, non fu quindi altro che il naturale sviluppo delle iniziali ricerche di anatomia. I lavori sulle Asteracee furono particolarmente dimostrativi di un indirizzo che consisteva nell'approfondire lo studio delle differenziazioni fino alle fasi embrionali, creando una continuità anatomico-embriologica. Si collegava al grande W. Hofmeister, e rinverdiva anche una illustre tradizione italiana che risaliva alle classiche ricerche svolte da G. B. Amici. Sul materiale delle Asteracce stabiliva un tipo embriologico delle Asteracee, notevole apporto se si considera che allora era noto soltanto il tipo delle Crucifere scoperto da J. Hanstem nel 1870. Questa ricerca fu considerata il momento culminante dell'attività scientifica del Carano. Da allora in poi si moltiplicarono i lavori embriologici su specie di Erigeron, su Poinsettia e su altri materiali che con spirito naturalistico si procurava egli stesso percorrendo la campagna romana. Particolare importanza doveva assumere la ricerca su Euphorbia dulcis in cui evidenziava un nuovo tipo di gametofito femminile rettificando le asserzioni di Hegelmaier sulla poliembronia nucellare di questa specie, poliembrionia che riconobbe autonoma, indipendentemente dall'impollinazione. I risultati raggiunti dal C. dimostravano la necessità di rivedere una vasta produzione di studi embriologici con nuovi criteri. Le ricerche diventavano genetiche con l'indagine sul genere Bellis compiuta in collaborazione con V. Bambacioni, in cui riconosceva nella B. hybrida di Tenore uno stadio del ciclo di B. Perennis.
Il C. era studioso versatile; recò contributi alla storia della botanica, alla conoscenza di piante medicinali come la belladonna, alla conoscenza del paesaggio vegetale delle Puglie; scoprì una nuova forma di Arum nigrum (la var. apulum), seguì la diffusione di piante avventizie antropocore. L'ultimo lavoro, destinato a uscire postumo, fu una ricerca anatomica, morfologica e di biologia fiorale sull'Araucaria Bidwillii dell'Orto di via Milano.
Si può dire che si era proposto una dedizione totale alla scienza e all'insegnamento. Era stato eletto socio dei XL, socio dei Lincei, dei Georgofili, della Pontificia Accademia delle scienze; aveva ricevuto medaglie d'oro dai XL e dai Georgofili. Gli fu dedicato il genere Carania Chiov., l'Acacia caraniana Chiov., l'Epiaster caranoi Checchia-Ruspoli.
Opere: Contribuzione alla conoscenza della morfologia e dello sviluppo del fascio vascolare delle foglie delle Cicadeae, in Annali di botanica, I (1904), pp. 109-121; Sulla particolare struttura dello radici tuberizzate di Thrincia tuberosa DC., ibid., pp. 199-205; Alcune osservazioni sulla morfologia delle Hypoxidaceae,ibid., II (1905), pp. 285-295; Ricerche sulle Pandanaceae, in Rend. d. R. Accad. nazion. dei Lincei, cl. di sc. fis., mat. e nat., s. 5, XV (1906), pp. 243-246; Ricerche sulla morfol. delle Pandanaceae, in Annali di bot., V (1907), pp. 1-46; A proposito dell'ematossilina come reattivo delle sostanze pectiche, ind., VII (1909), pp. 257 s.; Su le formazioni secondarie nel caule delle Monocotiledoni,ibid., VIII (1910), pp. 1-42; Alcune osservazioni sull'embriogenesi delle Asteraceae,ibid., XI (1913), pp. 313-315; Contribuzione all'embriologia delle Euphorbiaceae, in Rendic. d. R. Accad. dei Lincei, classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, XXIV (1915), 1, p. 449; Nuove ricerche sulla embriologia delle Asteraceae, in Annali di bot., XV (1922) pp. 97-196; in coll. con V. Bambacioni, Ricerche sul genere Bellis L. con speciale riguardo alla B. hybrida Ten., ibid., XVI (1923), pp. 9-70; Sul particolare sviluppo del gametofito femminile di Euphorbia dulcis L., in Rendic. d. R. Accad. Nazional. dei Lincei, cl. di sc. fis., mat. e nat., s. 6, I (1925), pp. 633-635; Ulteriori osservazioni su Euphorbia dulcis L. in rapporto col suo comportamento apomittico, in Ann. di bot., XVII (1926), pp. 50-79; Storia della botanica in Roma e nel Lazio, in Le scienze fisiche e biologiche in Roma e nel Lazio, Roma 1931, pp. 179-218; Il suolo e la flora delle Puglie, in Atti d. Soc. ital. per il progresso delle scienze, riunione XXII, Bari 1934, III, pp. 32-50; Un nuovo elemento della flora meridionale d'Italia:l'Arum nigrum Schott. var. apulum., in Ann. di bot., XX (1934), pp. 579-585; Sulla distribuzione dei fiori in Araucaria Bidwilli,ibid., XXII (1940-43) pp. 200-207.
Bibl.: V. Mezzetti Bambacioni, E. C., in Riv. di biologia, XXXVII (1944-45), pp. 1-15; G. Drogoni Testi, E. C., in Annuario dell'Univ. diRoma, 1944-45, pp. 327 s.; A. Chiarugi, E. C., in Nuovo giorn. bot. ital., n. s., LII (1945), pp. 102-117; G. Drogoni Testi, E. C., in Boll. d. Soc. ital. di biol. speriment., XX (1945), 12, pp. 871 s.; E. Gola, Commemorazione del socio E. C., in Rend. d. Accad. nazion. d. Lincei, classe di scienze fis., mat. e nat., s. 8, I (1946), 2, pp. 1225 s.; V. Rivera, E. C., in Ann. di bot., XXIII (1951), pp. 179-189; E. Francini, L'opera scient. di E. C., in Nuovo giorn. bot. ital., n. s., LVI (1949), pp. 254-264; G. Rodio, Rievocazione, in Boll. dell'Ist. botan. dell'univ. di Catania, I (1954), pp. 177-179.