CERNUSCHI, Enrico
Uomo politico, nato a Milano nel 1821, morto a Mentone l'11 maggio 1896. Insieme con il Cattaneo fu dei principali organizzatori della vittoria milanese durante le Cinque Giornate. Avversario di Carlo Alberto e della cooperazione del Piemonte nella lotta contro l'Austria, non accettò nessun incarico dal governo provvisorio, che criticò aspramente nel giornale l'Operaio, da lui fondato nell'aprile del 1848. Fu processato e assolto. Dopo l'agosto, raggiunse le truppe comandate dal Griffini, che esortò invano a tentare l'ultima resistenza. Passò allora in Svizzera, poi a Firenze, da dove, avuta notizia della morte di Pellegrino Rossi e della fuga di Pio IX a Gaeta, andò a Roma, adoperandosi a far proclamare la repubblica, però in senso federalista, onde fu in lotta col partito mazziniano unitario. Sedette all'Assemblea costituente come rappresentante del popolo per Roma, e durante l'assedio fece parte della Commissione delle barricate. Dopo la caduta della Repubblica, fu imprigionato con l'accusa di avere spronato i Romani a far le barricate per le vie e rimase più mesi in carcere, ma poi fu assolto ed espulso dallo stato pontificio. Andò allora a Parigi. Arricchitosi mediante fortunati affari di banca (fu altresì uno dei direttori della Banque de Paris) e naturalizzatosi francese nel 1871, viaggiò in Estremo Oriente, raccogliendovi oggetti d'arte ch'egli, morendo, lasciò, col suo palazzetto nell'Avenue Velasquez, alla città di Parigi. Il C. fu tenace fautore del bimetallismo, da lui illustrato per oltre un ventennio, in molti scritti fra cui la Mécanique de l'échange.
Bibl.: T. Martello, Commemorazione di E. C. e nota sul 15 1/2 secondo le teorie del C. prima e dopo il 1876, Bologna 1897.