COSENZ, Enrico
Garibaldino, generale italiano. Nacque a Gaeta il 12 gennaio 1820, studiò alla Nunziatella di Napoli dalla quale uscì col grado di alfiere nel 1840. Otto anni dopo era capitano e partiva con Guglielmo Pepe per l'Italia settentrionale, seguendo poi il suo capo a Venezia, dove riceveva il battesimo del fuoco al fatto d'arme del Cavallino, distinguendosi poi nelle difese di Mestre e di Marghera. Nominato dal governo provvisorio tenente colonnello, gli veniva affidata la carica d'ispettore del primo circondario di Venezia. Caduta questa, partì in esilio per Corfù; e, si recò di lì a Malta, in Francia e quindi a Genova, dove insegnò arte militare agli emigrati politici. I suoi contatti con gli uomini che facevano capo ai due partiti di Cavour e di Mazzini gli consentirono una visione equilibrata delle vicende politiche di quei giorni. Quando nel 1859 giunse di nuovo il momento dell'azione, il C. assunse il comando del 10 reggimento nel corpo dei cacciatori delle Alpi, organizzato da Garibaldi. L'8 maggio, marciando da Casale, le giovani schiere da lui guidate opposero agli Austriaci, che attaccavano di sorpresa, una resistenza degna di veterani. Come seppe frenare al Ticino le impazienze dei suoi volontarî, così seppe piombare a Varese il 26 maggio sul fianco del nemico e sostenere a S. Fermo, con due compagnie, il prevalente urto avversario. La sua colonna fu chiamata "l'intrepida".
Dopo Villafranca il C. entrò nell'esercito regolare come brigadiere ed ebbe il comando dei fanti della "Ferrara"; ma l'anno seguente si dimise per organizzare in Genova quella seconda spedizione di volontarî che il 6 luglio 1860 salpò per la Sicilia, in aiuto dei Mille. Sbarcato a Palermo, raggiunse subito il Medici e si trovò a Milazzo in tempo utile per concorrere alla vittoria, con saggio impiego delle riserve. Dal Faro, con una flottiglia, il C. prese terra sul continente a Villa S. Giovanni, tagliò la ritirata al borbonico generale Briganti e lo costrinse a capitolare.
Giunto con Garibaldi a Napoli, assunse la carica di ministro della Guerra del governo dittatoriale in difficile momento. Dopo la campagna del 1860-61, rientrò nell'esercito regolare col grado di luogotenente generale e assunse il comando della divisione territoriale di Napoli. Due anni dopo fu nominato prefetto della provincia di Bari. Nella campagna del 1866 comandò una divisione del corpo del Cialdini, e perciò non prese parte alla battaglia di Custoza. Nel 1870 fu scelto dal Cadorna per il comando dell'11ª divisione del corpo d'operazione destinato a occupare Roma.
Dopo il 1870 fu dapprima presidente del Comitato di stato maggiore e poi capo di Stato maggiore dell'esercito. Fu eletto deputato per le legislature VII, VIII, X, XI, e nel 1872 fu nominato senato e. Pubblicò Note sopra alcuni particolari della battaglia di Gravelotte-S. Privat del 18 agosto 1870 (Roma 1875).
La sua opera di capo di Stato maggiore dell'esercito dal 1882 al 1893, fu particolarmente feconda perché , anche qui, il C. contemperò la mentalità del soldato con quella dell'uomo politico. Cessò dal servizio attivo nel 1896, e morì in Roma il 28 settembre 1898.
Bibl.: F. Guardione, Il generale E. C., Palermo 1900.