ENRICO da Colonia
Proveniente da Dalen, vicino Colonia, e noto anche come Enrico Dalen da Colonia o "maestro Righo di Colonia", figlio di Ermanno, fu tra i " tipografi erranti" di origine tedesca quello che più volte spostò la sua officina da una città all'altra.
Dopo un periodo di apprendistato a Venezia - presso Niccolò Jenson, oppure con il suo compatriota Giovanni da Colonia - egli iniziò nel 1474 ad operare in prima persona a Brescia, dove, in collaborazione con Stazio Gallo, portò a termine, il 24 nov. 1474, l'Iliade nella traduzione latina di Lorenzo Valla (Hain, n. 8774; Indice generale degli incunaboli [IGI], n. 4800).
I Facta et dictamemorabilia diValerio Massimo, senza data (IGI, n. 10057; Catalogue of books … [BMC], VII, n. 963), furono con ogni probabilità precedenti all'edizione dell'Iliade. Queste opere, stampate con caratteri romani eleganti, testimoniano sia nel contenuto sia nella forma l'esperienza tipografica veneziana di Enrico. Cessata già nel 1475 la collaborazione con Stazio Gallo, E. completò da solo tre edizioni di opere di Domizio Calderini: i Commentarii in Iuvenalem, del 15 sett. 1475 (Gesamtkatalog der Wiegendrucke (GW, n. 5885), i Commentarii in Ovidii Sappho, dell'8 giugno 1476 (GW, n. 5892) e i Commentarii in Statii Silvas, senza data (GW, n. 5893). Al periodo bresciano appartengono anche i Consilia medica di Antonio Cermisone del 4 sett. 1476 (GW, n. 6514) ed alcune opere giuridiche, tra le quali il Flos testamentorum di Rolandino de' Passeggeri, del maggio 1477 (Hain, n. 12095, IGI, n. 7238), e la Lectura super sexto libro Codicis di Paolo di Castro, del 24 marzo 1477 (Pellechet-Polain, n. 3357). Sia per la stampa dei commentari del Calderini, sia per le opere di diritto, E. utilizzò caratteri gotici, rompendo con la tradizione dell'impiego dell'antiqua per i testi umanistici subito dopo il termine della collaborazione con Stazio Gallo.
Il 30 ag. 1477 "Henricus quondam Armanni de civitate Colonie magister librorum" si era già trasferito a Bologna con la moglie Antonina, probabilmente bresciana, un figlio molto piccolo, Ermanno, e due operai ("famuli"), tali Pietro e Ludovico, che dovevano lavorare nella sua officina tipografica. Stabili la sua residenza nella parrocchia dei Ss. Gervasio e Protasio. Il trasferimento fu certamente preceduto da una presa di contatto con il ricco libraio ed editore bolognese Sigismondo de' Libri, che aveva la bottega vicino alle scuole e che era uno dei principali fornitori - prima di manoscritti -, poi di libri a stampa - dei professori e degli studenti.
Proveniente da una famiglia di librai da molte generazioni - come dice il suo stesso cognome - Sigismondo aveva convertito la sua attività in quella di editore con l'introduzione della nuova tecnica di produzione del libro in serie: dalla commissione del lavoro di stampa dei libri ai tipografi, a proprie spese, fino alla veridita dei volumi. A Bologna E. - senza fratture con l'ultimo periodo bresciano - mantenne una specializzazione nella stampa di testi giuridici: la sua prima edizione fu la Lectura super titulo "De verborum obligationibus"del giurista bolognese Alessandro Tartagni del 5 nov. 1477 (Hain, n. 15279).
Si tratta di grossi volumi in folio, stampati su due colonne, che avevano come sbocco la più importante facoltà di diritto in Italia. Il rapporto con Sigismondo de' Libri, testimoniato negli anni 1477-1478, cessò con ogni probabilità nel 1479, quando E. poté permettersi di stampare a proprie spese. Il lavoro di tipografo non era tuttavia semplice da programmare senza la collaborazione diretta con un editore che ne sostenesse i costi, ma soprattutto che scegliesse i testi da stampare e ne indirizzasse le vendite. L'assenza accanto ad E. del Libri, con la sua vasta esperienza del mercato librario, si fece presto sentire: le condizioni economiche del tipografo tedesco non furono mai eccellenti ed egli fu spesso costretto a ricorrere a prestiti per finanziare le sue edizioni. A garanzia del denaro ricevuto, egli era solito dare alcune copie dei suoi volumi. Accanto all'attività di stampa E. portò avanti un vasto commercio, mantenendo rapporti di affari in moltissime città italiane e straniere: Brescia, Ferrara, Firenze, Forli, Genova, Imola, Milano, Mantova, Modena, Napoli, Padova, Parma, Pavia, Pesaro, Reggio, Roma, Siena, Venezia, Colonia e Parigi. Nel 1479 è attestata la notizia che E. esportava libri da Bologna a Venezia.
A partire dal 1482, pur non abbandonando Bologna, E. cercò di estendere la propria attività tipografica a qualche altra città vicina. Il 14 giugno 1482 lo troviamo già "habitans et stampans" a Modena.
In questa città egli aveva trovato l'appoggio finanziario del pittore maestro Agnolo degli Erri, il quale si fece carico delle spese dell'edizione del Commentarium super sexto libro Codicis di Alessandro Tartagni, che porta la data dell'11 ott. 1482 (Hain, nn. 15326 e 15323, IGI, n. 9330). Ancora con il finanziamento di Agnolo degli Erri E. procedette alla stampa di un'altra opera giuridica di grossa mole: la Lectura super primo, secundo et tertio libro Codicis di Paolo di Castro, del 23 genn. 1483 (Hain, n. 4599, IGI, n. 7278). E., che a Modena nella cinquantina di S.Biagio aveva stabilito la sua officina, dove aveva portato con sé a lavorare alcuni dei suoi operai, non cessò comunque di svolgere l'attività tipografica a Bologna. Tra il Tartagni e il Paolo di Castro si collocano infatti le Adnotationes di Filippo Beroaldo al Commento di Servio su Virgilio (Hain, n.2944; GW, 4115), uscite a Bologna il 12 nov. 1482. L'attività modenese di E. cessò definitivamente con il gennaio del 1483: l'edizione di Paolo di Castro non fu probabilmente un successo dal punto di vista delle vendite e il tipografo rientrò a Bologna, dove il 30 aprile dello stesso anno vedeva la luce la rarissima edizione in volgare delle Novelle porretane di Giovanni Sabbadino degli Arienti (Hain, n. 1642; GW, n. 2327). Questo libro segna una pausa nella serie delle edizioni giuridiche, per le quali egli aveva forse incontrato qualche difficoltà di smercio oppure di finanziamenti. Nella valutazione di tali scelte editoriali va sempre tenuto presente il fatto che i costi di stampa di un testo giuridico erano molto più alti di quelli di un testo letterario, per il numero e soprattutto per la densità delle pagine.
Al 1484 risale un primo tentativo di E. di impiantare un'attività tipografica a Siena. In questa città, nel maggio 1484, due giuristi (Lorenzo Canizzari e Giacomo Germonia) e Luca Martini (Luca di Niccolò di Antonio di Neri) si erano rivolti al Consiglio comunale per ottenere l'esenzione dalle tasse doganali per l'importazione della carta e l'esportazione dei libri stampati dalla società che essi avevano costituito. A capo della loro officina fu appunto E., che il 21 luglio 1484 portò a termine la prima opera a stampa senese, la Lectura super sexto libro Codicis di Paolo di Castro (Hain, n. 4607, IGI, n. 7282), in calce alla quale si trova il suo nome, mentre i tre cittadini senesi compaiono soltanto come "socii" anonimi. In modo analogo venne firmata l'edizione del Supersecunda parte Infortiati di Francesco Accolti, uscita a Siena il 2 settembre dello stesso anno (GW, n. 151), ed alcune altre opere giuridiche di Paolo di Castro e di Giovanni Battista Caccialupi (GW, n. 5846; IGI, nn. 7280, 7296). Durante questo primo periodo senese E. non abbandonò tuttavia la città di Bologna. Soltanto nel gennaio o febbraio del 1486 egli si trasferi definitivamente a Siena, dove il 9 maggio dello stesso anno usciva il De debitoribus suspectis et fugitivis del Caccialupi (Hain, n. 4188; GW, n. 5836). Segui un'ingente produzione tipografica in caratteri gotici, di opere quasi esclusivamente giuridiche, che apparve a suo nome fino all'inverno 1489-1490.
A questo periodo appartengono il Super prima parte Infortiati di Francesco Accolti, del 15 luglio 1486 (GW, n. 150), diverse opere giuridiche del Caccialupi (GW, nn. 5850, 5842, 5856, 5858, 5852, 5857), uscite tra il 1487 e il 1489, e il Super titulo "De appellationibus" di Filippo Franchi (IGI, n. 4077), ma anche le Elegantiolae di Agostino Dati (GW, n. 8079), il trattatello in volgare Della confessione di Bernardino da Siena (GW, n. 3878) e il Compendium elegantiarum Laurentii Valle di Bono Accursio (GW, n. 176) dell'8 maggio 1487.
Pur mantenendo come punto di riferimento stabile Siena, E. spostò i suoi torchi anche in altre città, dando vita a collaborazioni tipografiche di breve durata. A Lucca egli stampò da solo gli Statuta civitatis Lucensis, terminati il 19 ag. 1490 (Hain, n. 15008), e gli Statuti della corte de' mercanti di Lucca, che videro la luce il 17 novembre dello stesso anno (Hain, n. 15049). Insieme al tipografo olandese Enrico da Haarlem E. portò a termine nel 1491 altre due edizioni lucchesi: la Disputatiode mero imperio di Alessandro Tartagni (Hain, n. 15332; IGI, n. 9317), finanziata dal giurista Niccolò Tegrimi e preceduta da una lettera di questo a Bartolomeo Socini -, e il Tractatus de instantia di Mariano Socini, edito da Benedetto Ciccolini (Hain, n. 14855). Sempre in collaborazione con Enrico da Haarlem, e a spese del Tegrimi, nella cui casa di campagna fu provvisoriamente ospitata l'officina tipografica, E. stampò nella cittadina di Nozzano, vicino Lucca, la Disputatio iuris de dote di Paolo Turrettini nel 1491 (Hain, n. 15747). Perfino in Urbino, dove il duca Federico da Montefeltro respingeva con disprezzo i libri a stampa dalla sua biblioteca, ricchissima di preziosi manoscritti, E. introdusse l'arte tipografica con l'edizione della Summa quaestionum compendiosa di Tancredi da Corneto (Hain, n. 5740), portata a termine il 15 maggio 1493 in una casa appartenente alla famiglia Galli. Si tratta - certamente a causa dell'atteggiamento ostile dei duchi urbinati nei confronti dei libri a stampa - dell'unico incunabolo prodotto in quella città.
Parallelamente a queste iniziative tipografiche in altre località, E. stampò ancora a Siena nel 1491, in collaborazione con Enrico da Haarlem, la Repetitio paragraphi quod si super positi di Mariano Socini (Hain, n. 14864; IGI, n. 9077), finanziata da Benedetto Ciccolini.
Al tipografo olandese egli lasciò con ogni probabilità l'officina tipografica senese. Il nome di E. compare ancora nel colophon del De advocatis di Giovanni Battista Caccialupi, stampato a Siena nel 1500 (GW, n. 5835), ma la sua gestione diretta e continuativa di una tipografia si può considerare terminata con l'edizione urbinate del 1493. In seguito si dedicò forse ancora al commercio librario, oppure rilevò l'officina di Enrico da Haarlem, morto nel 1496. Da alcuni documenti è attestata la sua presenza a Siena nel 1496 e a Roma nel 1500. Mori certamente non dopo il 1505, quando si trova menzione per la prima volta della sua vedova.
Nel fondo notarile.dell'Archivio di Stato di Bologna è conservato un suo testamento del 2 nov. 1481, per gli atti del notaio Stefano Bargellini, che E. dettò in occasione di una grave malattia. In esso egli disponeva che alla moglie Antonina spettasse la dote di 250 lire e l'usufrutto dei suoi beni, mentre i figli Ermanno ed Elisabetta erano istituiti credi universali. Nessuna traccia di altre disposizioni testamentarie, che avrebbero potuto dar notizia della sua attività e delle sue condizioni economiche negli anni successivi al 1481.
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