DALL'OGLIO, Enrico
Nacque a Imola il 25 luglio 1900 da Maria Anna Ida Del Carlo e Andrea, insegnante di liceo. Lasciò presto la scuola e, a Milano, si impiegò a dodici anni come fattorino alla Società editrice libraria, una solida azienda milanese specializzata nella pubblicazione di riviste e testi scientifici, medici e giuridici in particolare. Nel 1917 si arruolò come volontario; rientrato a Milano nel 1919, riprese i contatti con l'ambiente dell'editoria e, sempre in quell'ambito, svolse attività sindacale e si avvicinò al socialismo, iscrivendosi al Partito socialista italiano, da cui uscirà nel '25. Particolarmente importante in questi anni l'incontro con Gian Dàuli (pseudonimo di Ugo Nalato), scrittore dalla vita irrequieta e avventurosa, editore a Roma nel 1912 della rivista Lirica, quindi proprietario a Milano in quel dopoguerra di una piccola casa editrice, "La Modernissima", spesso in difficoltà finanziarie, cui tuttavia la notevole sensibilità letteraria del Dàuli e la sua ottima conoscenza delle lingue assicuravano un catalogo ricco di nomi quali London, Conrad, Yeats, Bernanos, Chesterton, ancora ben poco frequentati dagli editori italiani più affermati. Nel 1920 il D. si impiegò appunto alla "Modernissima" dove rimase tre anni, facendovi esperienze e acquistando conoscenze tecniche e relazioni personali che dovevano essergli utilissime nel successivo svolgersi della sua attività.
Nel 1923 il D. decise di mettersi in proprio e, insieme con un socio, Mario Banfo, rilevò, quale Società di fatto in nome collettivo Dall'Oglio e Banfa, lo Studio editoriale Corbaccio, una piccola azienda in attività dal 1918. Il 21 dicembre dell'anno successivo questa prima società venne sciolta, ricostituendosi immediatamente come Società anonima edizioni Corbaccio, di cui il D., al giugno 1925, figurava consigliere delegato e amministratore unico. Appunto nel '24 apparvero le prime collane della nuova Corbaccio: "Cultura contemporanea" dedicata a letteratura, storia e filosofia, e "Res publica", biblioteca di studi politici, economici e sociali, ambedue dirette da Gerolamo Lazzeri, un intellettuale socialista turatiano, promotore nel 1922 di un Comitato nazionale laburista.
L'impegno politico del Lazzeri, evidentemente condiviso dal D., traspariva chiaramente nell'orientamento espresso da queste pubblicazioni, fra i cui autori figuravano, con opere in corso di stampa o previste dal piano editoriale, i nomi di intellettuali non allineati con il fascismo quali G. Ansaldo, G. De Ruggiero, M. Ruini, L. Salvatorelli, Gi Salvemini; tra il '24 e il '25 M. Borsa pubblicò col D. La libertà di stampa, G. Amendola La nuova democrazia, M. Missiroli Una battaglia perduta, anche se non mancavano in catalogo nomi come quello di A. Farinelli.
Di indirizzo ancora più scopertamente antifascista fu la collana "Confessioni e battaglie" ("quaderni di politica, arti e lettere"), inaugurata alla fine del '24 con Reliquie di G. Matteotti, che fu anche il primo grosso successo editoriale del Dall'Oglio. In questo stesso periodo il D. prese a pubblicare, incrementandola con nuovi titoli, una collana rilevata del vecchio Studio editoriale Corbaccio, "I classici dell'amore" ("testi e documenti per servire alla storia dei costumi"), in cui figuravano nomi classici della letteratura erotica quali l'Aretino, lo Zoppino, Restif de la Bretonne; particolarmente impegnativa l'edizione "integrale" delle Memorie di Casanova, curata sempre dal Lazzeri e destinata a rimanere permanentemente in catalogo, che tuttavia procurò all'editore guai con la questura in quanto, nel luglio del '25, fu sequestrata dall'autorità giudiziaria. A detta dei giornali dell'epoca sembra che il provvedimento di sequestro fosse stato preso per contravvenzione alla legge sui diritti d'autore, ma si può ragionevolmente ipotizzare, dato l'indirizzo ideologico della casa editrice, un tentativo di intimidazione. Certo è che, negli anni a seguire, le collane più propriamente politiche scomparvero dal catalogo e le pubblicazioni del D. riguardarono un ambito più strettamente letterario o storico-divulgativo. Al di là degli ostacoli posti dal regime, certamente non fu estraneo al nuovo orientamento della "Corbaccio" l'assunzione, come direttore di collane, del Dàuli, il quale era stato costretto a liquidare la propria azienda. Da lui, nel 1928, il D. rilevò la collana "Scrittori di tutto il mondo" e, sempre nel 1928, apparve "I corvi", una sorta di universale economica all'epoca ancora inconsueta sul mercato italiano.
Queste due sigle, destinate a permanere nel catalogo, divennero tradizionali e caratteristiche delle edizioni del D.: al loro interno (talvolta prima nella "Scrittori di tutto il mondo", quindi in economica ne "I corvi") apparvero nel corso degli anni alcuni fra i titoli più significativi della Corbaccio quali Gli indifferenti di A. Moravia in edizione nazionale (1933); Viaggio al termine della notte (1933) e Bagatelle per un massacro (1938) di L-F. Céline; i Diari di K. Mansfield (1938); Nuova York di J. Dos Passos (1932). Il D. si qualificò, inoltre, come uno degli editori più aperti ai nuovi autori italiani: oltre a Moravia, pubblicarono con lui, soprattutto fra il '20 e il '30, U. Betti, A. Campanile, A. Frattini, G. Manzini, 0. Vergani, N. Salvaneschi, B. Cassinelli. Particolarmente importanti nella storia della casa editrice la prima edizione italiana de La montagna incantata di T. Mann (1933, ripubblicata ne "I corvi" nel '35), di cui Dàuli era riuscito ad assicurarsi i diritti già nel 1928, quando l'autore, ormai alla vigilia dell'attribuzione del Nobel, era tuttavia ancora quasi sconosciuto ai lettori italiani e trascurato dai nostri maggiori editori; e, nel 1938, il conseguimento dell'esclusiva per i diritti di tutte le opere di Italo Svevo, uno dei vanti della casa editrice che, parecchi anni più tardi, nel 1966, doveva iniziarne l'edizione nazionale.
Negli anni tra il '30 e il '40, sia pure in tono minore rispetto alla grande editoria milanese, l'azienda del D. venne così acquistando una notevole stabilità, seppure non accompagnata da particolare solidità finanziaria, divenendo un sicuro punto di riferimento per autori e lettori sul piano cittadino e nazionale.
In quegli stessi anni apparvero anche nuove collane quali la "Storica" che raccoglieva biografie di grandi personaggi (fra gli autori A. Maurois, E. Ludwig, E. Momigliano); "Hungaria" e "Volga", che presentavano scrittori ungheresi e russi per lo più ancora poco noti in Italia come L. Zilahy, I. G. Erenburg, I. A. Bunin; "I secoli", di memorialistica; "Minerva", con intenti di divulgazione, dedicata a pensatori e scienziati. Nel 1940 apparve la prima edizione di Tutte le encicliche dei sommi pontefici, e fra il '42 e il'43 fu pubblicata, in tre volumi, la Storia del cristianesimo di E. Buonaiuti. Accanto a nomi prestigiosi o semplicemente dignitosi il catalogo generale annoverava poi una letteratura meno significativa, spesso caratterizzata da un certo interesse per una produzione "all'americana" di stampo sensazionalistico.
I rapporti col regime continuarono a procurare fastidi al D., in particolare nel 1938, quando subì il sequestro di parecchi titoli (egli ricorda 108 titoli sequestrati in complesso in epoca fascista) e un blocco forzato dell'attività che influì ulteriormente sulla stabilità finanziaria della casa; tuttavia fu evidentemente possibile trovare un modus vivendi se nel '35 era entrato a far parte del Consiglio d'amministrazione della società (insieme con il D. e G. Stacchini) Paolo Orano; e se un documento della prefettura di Milano, proprio del '38, attestava che il D. "nei confronti del regime mantiene contegno indifferente".
Nell'estate del '43 il D. uscì coraggiosamente allo scoperto pubblicando, proprio all'indomani del 25 luglio, un opuscolo, da lui firmato, in cui annunciava la ripresa delle. sue prime collane "Confessioni e battaglie" e "Res publica", e la pubblicazione di una nuova rivista, Porte aperte, in cui, appunto, si sarebbe dato spazio a tutte indistintamente le correnti e le forze intellettuali libere, utili alla ricostruzione del paese. I successivi avvenimenti storici resero impossibile l'attuazione di questi progetti; infatti nel bombardamento del 15 agosto del '43 fu completamente distrutta la S.T.E.D. (Stabilimento tipografico editoriale Dall'Oglio), la tipografia che il D. aveva aperto a Milano appena l'anno precedente. Inoltre la sua presa di posizione gli procurò una denuncia al Tribunale speciale e lo costrinse, dopo un anno di latitanza, a riparare nel '44 in Svizzera. Nell'ottobre del '45, al suo rientro in Italia, il D. trovò la sede della casa editrice sinistrata e il magazzino praticamente inesistente; tuttavia, raccogliendo faticosamente le fila dell'attività interrotta, nel '49 poteva annunciare la ripresa del lavoro, sia pure a ritmo ridotto. Riapparvero le vecchie collane della "Corbaccio": "I corvi", inizialmente con 10 volumi nuovi e 18 titoli disponibili, "Scrittori di tutto il morido" con 8 volumi nuovi, "Cultura contemporanea", cui se ne aggiunsero di nuove come la o Gran carro" (collana chiusa di 7 volumi su sette argomenti specifici). Tra il '50 e il '60 furono pubblicate nuove e vecchie collezioni: "Ammiraglia", la più prestigiosa, in cui comparvero in edizione di lusso i nomi di punta della casa come Mann e Svevo; la "Collana storica", "Donne celebri", "Grandi famiglie", "I David" (tascabili), "Capolavori stranieri", "Carissinia mia" in tiratura limitata ed edizione di lusso. In tal modo l'azienda, con la sigla "Dall'Oglio Editore", riprendeva, nel quadro dell'editoria italiana e milanese in particolare, il suo ruolo specifico, quale si era venuto delineando fin dagli inizi della sua attività, orientato eminentemente sulla letteratura narrativa e storica -intesa in linea di massima più come storia romanzata che come vera e propria saggistica storica - e definito da un catalogo vario ma solidamente fondato su un certo numero di titoli e autori ormai classici.
Il D. morì a Milano il 4 sett. 1966.
Fonti e Bibl.: I dati relativi ai cataloghi della casa editrice, alla sua composizione societaria e ai bilanci sono tratti dal Giornale della libreria di cui sono state esaminate le annate relative al periodo 1923-66. Vedi inoltre: Roma, Arch. centrale dello Stato, Min. dell'Int., Div. Affari gen. e riservati, Pubbl. Sicurezza, b. 79; necrologi in Corriere della sera, 6 sett. 1966; Il Tempo, 7 sett. 1966; Giornale della libreria, LXXIX (1966), 20, p. 288; A. F. Formiggini, Dizionarietto rompi-tascabile, Roma 1928, p. 11; P. Trevisani, Storia della stampa, Roma 1953, ad Indicem; G. Ravegnani, Uomini visti, Milano 1955, p. 159; Storia dell'editoria ital., a cura di M. Bonetti, Roma 1960, I, p. 114; II, pp. 59 s.; G. Bianchi, 25 luglio. Perché e come cadde il fascismo, Milano 1970, ad Indicem; G. Licata, Storia di una traduzione, in Corr. della sera, 3 giugno 1975.