DANDOLO, Enrico
Nacque a Varese il 26 giugno 1827 dal conte Tullio e da Giulietta Bargnani, e trascorse la fanciullezza (1835-38) nella villa materna di Adro (Brescia). Dopo una dimora a Roma con la famiglia (1838-40), ritornò in Lombardia, frequentando il ginnasio di Brera, dove ebbe come docente A. Mauri. Pur molto impegnato negli studi, partecipò al fervore di rinnovamento spirituale ed alle aspirazioni nazionali largamente diffuse, specie tra i giovani.
Fin dall'inizio dell'insurrezione milanese, nel manipolo guidato da L. Manara partecipò ai combattimenti sulle barricate e lungo le vie fino all'espugnazione di Porta Tosa (22 marzo 1848); come semplice soldato prese poi parte alle prime operazioni della colonna Manara verso Brescia e il lago di Garda, combattendo a Castelnuovo e a Lazise. Richiamato a Milano dal generale comandante in capo (14 aprile), venne ingaggiato come aiutante maggiore dal gen. E. Perrone comandante della divisione lombarda, la quale, dopo un periodo dì addestramento, ai primi di luglio fu inviata al fronte partecipando al blocco di Mantova. In conseguenza della sconfitta di Custoza, la divisione dovette togliere l'assedio e ritirarsi prima sull'Oglio, opponendosi alle colonne austriache, e poi sull'Adda per concorrere alla protezione di Milano; fallito lo scopo, le venne affidata la guardia delle mura di cinta verso il Castello. Il 7 ag. 1848, dal quartier generale di Trecate, assieme a E. Morosini il D. era congedato dal gen. Perrone con un attestato di coraggio, zelo e capacità militari. Partito per Lugano per rifugiarsi nella vicina Vezia in casa Morosini, qualche settimana dopo passò in Piemonte per rientrare nel battaglione Manara (al posto di alfiere già del fratello Emilio), che fu ricostituito e prese il nome di VI Bersaglieri. Del battaglione seguì le vicende per lunghi mesi durante le esercitazioni e l'addestramento nei pressi di Alessandria, e poi nei pochi giorni in cui, inquadrato nella divisione lombarda comandata dal gen. Ramorino, venne impiegato lungo il Ticino durante la breve campagna del marzo 1849.
Dopo la sconfitta di Novara, il D. seguì le sorti e le decisioni del Manara che, in vista dello scioglimento della divisione, fece passare dalla Liguria allo Stato pontificio il suo battaglione, sbarcato a Porto d'Anzio ed entrato in Roma il 29 aprile. Soldato della Repubblica romana, il D. partecipò dal 30 aprile in poi, come comandante della 2ª compagnia, alla campagna difensiva, dagli scontri di Palestrina e Velletri contro i Napoletani ai combattimenti contro i Francesi fuori porta S. Pancrazio a Villa Corsini. Qui il 3 giugno venne colpito a morte. La sua salma, e quella dell'amico Morosini, caduto il 1° luglio, trasportate per mare a Genova ai primi di settembre del '49, vennero fatte proseguire per Arona e Magadino fino a Vezia, dove il 12 settembre vennero tumulate insieme in una cappella nel giardino di villa Morosini, perché "rincrebbe frangere la fraternità delle tombe tra due amici, morti insieme per la medesima causa" (Capasso, p. 260).
Fonti e Bibl.: Milano, Museo del Risorgimento. Carte Manara: concernenti le vicende del battaglione Bersaglieri lombardi durante la prima campagna d'indipendenza, comprendono il "Carteggio Manara", il "Carteggio del Btg. Manara" (cfr. Il 1848. Fonti bibliogr. e documen. esistenti presso l'Istituto, Milano, Museo del Risorgimento, 1948, p. 204); Ibid., Carte Bertani, cart. 8, n. 48; Forlì, Bibl. civica, Raccolte Piancastelli (2 lettere del D.); Roma, Museo centrale del Risorgimento, b. LX n. 24: lettera del D., 1841; E. Dandolo, I volontari ed i bersaglieri lombardi, Torino, Ferreri e Franco, agosto 1849 [ma 1850], passim; Id., Annotazioni storiche, in I volontari, Milano 1860; G. De Hoffstetter, Giornale delle cose di Roma nel 1849, Torino 1851, passim; T. Dandolo, Lo spirito della imitaz. di Gesù Cristo esposto e raccomandato da un padre ai suoi figli adolescenti (corrispondenza di lettere famigliari). Ricordi biografici dell'adolescenza d'E. e d'Emilio Dandolo, Milano 1862, passim; L. Torelli, Ricordi intorno alle Cinque giornate di Milano, Milano 1876, passim; C. Cattaneo, Tutte le opere..., a cura di L. Ambrosoli, IV, Milano 1967, Scritti dal 1848 al 1852, p. 125; V, Milano 1974, Archivio triennale delle cose d'Italia, pp. 1151, 1394, 1967; G. Visconti Venosta, Ricordi di gioventù …, Milano 1904, pp. 76, 99, 190, 366 s.; G. Carcano, Emilio Dandolo, Torino 1860, passim; V. Ottolini, La rivoluzione lombarda del 1848 e 1849, Milano 1867, pp. 75-80; E. Zanzi, E. D., Varese 1872; R. Barbiera, Il salotto della contessa Maffei e la società milanese, Milano 1895, pp. 157, 220; C. Fabris, Gli avvenimenti militari del 1848 e 1849, Torino 1898, I, pp. 326-70; C. Pagani, Uomini e cose in Milano dal marzo all'agosto 1848, Milano 1906, cap. I; M. G. Trevelyan, Garibaldi e la difesa della Repubblica romana, Bologna 1909, pp. 192, 202, 205, 251; G. Capasso, Dandolo, Morosini, Manara e il primo battaglione dei bersaglieri lombardi nel 1848-49, Milano 1914; Lettere di L. Manara e Fanny Bonacina Spini, a c. di F. Ercole, Roma 1939; A. Monti, Quarantotto romantico ed eroico. Morosini, Manara e Dandolo, Firenze 1948; A. Monti, Il 1848 e le Cinque giornate di Milano. Dalle memorie dei combattenti sulle barricate, Milano 1948, pp. 58 s., 224; F. Curato, L'insurr. e la guerra del 1848, in Storia di Milano, Milano 1960, XIV, p. 361; P. Pieri, Storia milit. del Risorgimento, Torino 1962, p. 192, 429.