FANTAPPIÈ, Enrico Dante
Figlio di Stefano e Giuseppa Baldi, nacque a Firenze il 28 sett. 1869. Ebbe un primo apprendistato presso il padre ebanista.
Questi fin dal 1870 aveva indirizzato il suo laboratorio alla creazione "d'illuminazioni e fiaccolate artistico fantastiche" (cfr. Premiato Stabilimento..., 1893). La ditta in cui, oltre al capostipite, operarono i suoi figli (Pietro, Alfredo e quindi il terzogenito F.) ebbe commesse di rilievo: dalla grande fiaccolata per il giubileo dei reali del Württemberg alle Feste colombiane di Chicago fino al successo della "grande fantasmagoria luminosa per le nozze d'argento dei Reali d'Italia e in onore di Sua Maestà la regina d'Inghilterra" allestita a Firenze il 20 apr. 1893. Feste dalla regia complessa che prevedevano, oltre alle "illuminazioni fantastiche", grandi manifestazioni di popolo, effimeri mobili e fissi, spesso di carattere architettonico come archi trionfali, torri, padiglioni cinesi, modelli in scala e riproduzioni al vero del più vario tipo.
Si può supporre che per il F. l'approccio all'architettura sia maturato per questa via, nell'ambito di una tradizione che vantava precedenti di rilievo.
Oltre al lavoro col padre e, morto questi nel 1892, l'impegno profuso coi fratelli nella conduzione della ditta, il F. frequentò l'Accademia di belle arti di Firenze e i corsi di architettura tenuti, nei primi anni Novanta, da Vincenzo Micheli e dal suo aiuto Enrico Ristori: architetti dei quali il F. sarà ritenuto allievo (cfr. La Nazione, 4 ag. 1951). Diplomatosi professore di disegno architettonico, si cimentò con successo nei due più importanti concorsi di architettura banditi all'inizio del secolo a Firenze: quello per la facciata della basilica di S. Lorenzo (1901) ove ebbe una medaglia d'argento e quello per la Biblioteca nazionale centrale (in varie tornate dal 1903 al 1906) nel quale meritò il secondo premio e, in generale, l'apprezzamento del mondo artistico fiorentino compiaciuto del declamatorio carattere monumentale del progetto (La Nazione, 1906). Tra l'uno e l'altro concorso il F. iniziò la sua attività professionale per privati.
Il primo impegno di rilievo fu quello per la villa Vespasiana - poi Frittelli, oggi Perogallo - a Calenzano presso Firenze; iniziata almeno dall'ottobre del 1902, come attesta un disegno di progetto (foto d'epoca, Firenze, Bibl. d. Facoltà di architettura, Fondo Fantappiè), per Giuseppe Targioni ex amministratore dell'industriale e finanziere Pietro Bastogi, la villa è specialmente nota per i pannelli, le tempere murali e le vetrate realizzati da Giulio Bargellini fra il 1905 e il '10: testimonianze fra le più pregiate del liberty fiorentino e toscano. Il complesso impianto architettonico (villa, giardino, cappella e piccolo teatro) messo a punto dal F. risente solo marginalmente - come nota Cresti, 1978, p. 85 - dell'arte nuova, improntandosi ad un eclettismo ancora baroccheggiante "virato" al liberty soltanto in alcuni particolari: nel ferro battuto delle balaustre e dei cancelli, in alcune soluzioni d'arredo e soprattutto nelle decorazioni a stucco del teatro.
Una tangenza al modernismo sporadica, com'è attestato anche da altre opere: dal villino Cottini in via Masaccio a Firenze (1906-07, poi distrutto) che venne proposto da L'Architettura italiana nel 1907, o dalle cappelle Bonciani, Toya (1910), Sbertoli (1912), Ranieri-Biondani (1913) nel cimitero di San Miniato.
In questi come negli anni seguenti i numerosi impegni professionali del F. sono piuttosto caratterizzati da un persistente cinquecentismo, componente essenziale dell'eclettismo "di ritorno" degli anni di Giolitti e del primo dopoguerra. Con un tale registro espressivo vanno infatti più o meno latamente riconnesse numerose altre opere fiorentine del F. quali il palazzo delle belle arti al parterre di piazza Cavour, progettato in una prima monumentalissima versione nel 1914 (cfr. La Nazione, 16 giugno dello stesso anno, ove si pubblica il progetto) e poi realizzato, sempre in collaborazione con l'ingegner Vittorio Tognetti, nel 1922 (demolito; ma cfr. fig. in Cresti, 1986), e la ristrutturazione dell'edificio in via della Scala al n. 7, che ingloba il seicentesco oratorio della Compagnia dei Barelloni e che attualmente ospita l'hotel Croce di Malta. Appartengono ancora all'estrema, possibile, stagione dell'eclettismo, i sette edifici che formano la via Fiume, subito a nord della stazione di S. Maria Novella; un'impresa condotta su iniziativa di un gruppo di industriali e commercianti fiorentini, progettata e diretta dal F. per tutta la durata dei lavori, dal 1919 al '29. Nei medesimi anni Venti - a testimoniare la cospicua attività del F. - potrebbero ricordarsi i non meglio specificati "numerosi villini sulla costa tirrenica" (cfr. necr. in La Nazione del 1951), vari lavori nella provincia fiorentina come, ad esempio, il progetto della chiesa prepositurale di Rignano sull'Arno (1926), in stile neoromanico, nuove costruzioni nella periferia, restauri e allestimenti d'interni nel centro di Firenze.
Fra questi ultimi merita evidenziare un ristorante, la Buca di S. Ruffillo in piazza dell'Olio (1926, oggi ristrutturato): lavoro condotto nel solco di un risorgente neomedievalismo, coerente con la fortunata e turistica "immagine" di Firenze e contemporaneamente aperto a qualche stimolo decorativo moderno. Il F., così com'era stato disponibile ai repertori del liberty, risentì delle suggestioni dell'art déco, anche se appartenne ad una generazione e ad un ambiente poco inclini allo sperimentalismo delle avanguardie.
Nominato, fin dal 1911, architetto del cimitero di San Miniato e membro residente dell'Accademia della arti del disegno, nel 1927 il F. fu professore emerito della medesima e accademico onorario della Accademia di belle arti di Bologna. Negli anni Trenta trovò ancora incarichi professionali nella provincia fiorentina: nell'ampliamento del cimitero dell'Antella (1933), nel monumento ai caduti, nelle scuole elementari e nel palazzo comunale di Signa (1933-39), in alcune cappelle del cimitero di Trespiano. Divenuto poi completamente cieco e quindi inattivo, morì nella sua casa di via dell'Oriolo, a Firenze, il 2 ag. 1951.
Fra gli scritti del F. si ricordano: Progetto per l'edificio della Bibl. naz. centr. in Firenze - Relazione, Firenze 1904; Concorso di terzo grado per il progetto dell'edificio della Bibl. naz. centr. in Firenze, ibid. 1906.
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca della Facoltà di architettura, Fondo Fantappiè; Ibid., Archivio storico comunale, Repertorio generale, ad annos; Ibid., Accademia delle arti del disegno, Atti1910-1912, nn. 11 e 13; Premiato Stabilimento Stefano Fantappiè e figli inventori e primi esecutori d'illuminazioni e fiaccolate artistico fantastiche, decorative, storiche, meccaniche, architettoniche, galleggianti, umoristiche e sacre, Firenze 1893; I. B. Supino, La facciata della basilica di S. Lorenzo in Firenze, in L'Arte, IV (1901), p. 262; Il concorso per la Biblioteca naz., in La Nazione, 4 luglio 1906; Progetto di restauro per uno stabile da adibirsi ad uso albergo in Firenze, in L'Architettura italiana, II (1907), II, p. 44; Villino Cottini in Firenze, ibid., 12, pp. 47 s.; Cappella Raineri-Biondani e cappella Bonciani nel cimitero di San Miniato al Monte, in L'Architettura italiana, IX (1913-14), 2, p. 22; S. Alessandri, Il palazzo per le belle arti, in La Nazione, 16giugno 1914; La zona della nuova stazione ferroviaria e il compimento di una nuova arteria fiorentina, in L'Illustrazione toscana, VII (1929), 5, p. 32; G. Gandi, Antiche e caratteristiche trattorie fiorentine, Firenze 1929, p. 60; A. M. Bessone Aurelj, Dizionario degli scultori e architetti italiani, Città di Castello 1947, ad vocem; necr. in La Nazione, 4 ag. 1951; C. Cresti, Liberty a Firenze, in Antichità viva, IX (1970), 5, pp. 31 s.; Id., Firenze 1896-1915 - La stagione del liberty, Firenze 1978, pp. 85, 249, 262 e passim; Id., Architettura e fascismo, Firenze 1986, p. 215; L'edificio della Biblioteca nazionale centrale di Firenze (catal.), Firenze 1986, pp. 31-35; M. Cozzi - G. Carapelli, Edilizia in Toscana nel primo Novecento, Firenze 1993, pp. 122 ss., 148, 199 ss. e passim; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 254.